Capitolo 24.

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HARRY POV.

"René"
"Non mi piace René, meglio Lydia, che dici?" Distorsi il naso anche io in modo ironico, quando Rachel fece una faccia mista fra il divertito e il disgustato.

"Dai, Lydia é un bel nome!" Stavamo pensando al nome del bambino, in aereo verso l'Italia e ad essere onesti? È tutto così surreale da farmi sentire quasi in un altro pianeta.

"E se è un maschio?" Disse lei facendomi sorridere.
Cazzo, dentro di lei c'è una piccola creatura che cresce giorno per giorno, suo figlio.. Nostro figlio.
Non ho mai pensato di diventare padre a 24 anni, ho sempre pensato che dietro un bambino ci sono troppe responsabilità, e con la vita che faccio, sarebbe quasi impossibile per me.. E pure adesso eccoci qua, in tour e completamente inesperti sul campo 'gravidanze'.

"Se é un maschio, mi piacerebbe Heron" La guardai in attesa di approvazione e lei non sembrò disapprovare.

"A me piacerebbe Andrew.." Mi guardò con un sorrisetto, con le gambe al l'Indiana sul comodo sedile del Jet, con la mia t-shirt dei Nirvana che le stava larga, così bella da strapparmi una risata imbarazzata.

"Che c'è? Ho qualcosa sul naso?" Disse toccandosi poi il naso; sorrisi ancora di più e le strappai un bacio sulle labbra.
Lei sembrò sorpresa ma poi ricambiò il bacio infilando le mani fra i miei Ricci.

Non mi ero reso conto di quanto fragile fosse Rachel fino a poche settimane fa quando per paura che io scappassi, mi guardava a stento.
Io passato due giorni infernali nel non sapere la motivazione del suo improvviso silenzio, pensavo avessi fatto qualcosa di sbagliato o che quella serpe di Susan l'avesse minacciata ancor prima di sapere..
Così forte ma allo stesso tempo così fragile.

Mi staccai da lei e le sposai una ciocca di capelli dal viso.

"Dato che Natale è alle porte e saremo in pausa per una ventina di giorni, pensavo che forse.. Potresti venire con me ad Holmes Chapel.." Mi guardò con un filo ben visibile di ansia.

"Da tua madre?"

"Se è troppo presto-" Mi interruppe.

"E se non dovessi piacerle?" Disse lei portandosi poi una mano sulla pancia ormai visibile.
Ridacchiai.

"Ti adoreranno." Lei semplicemente annuì, osservando poi il suo corpo.

"Vorrei avesse i tuoi occhi.." Si accarezzò il ventre e io, quasi per istinto, posai la mia mano sulla sua.

"Sarà perfetto.. O perfetta!" Esclamai in un mezzo sorriso.
La nostra amorevole conversazione fu interrotta da Louis che mise la testa fra i nostri sedili.

"Ehi mammina, i ragazzi si chiedono se vuoi un frappuccino.. Sai, ti nutri per due adesso!" Esclamò osservandoci con aria compiaciuta.
Lei in tutta risposta, si voltò con gli occhi a cuore e annuì con vigore.

"Bene, dico alla hostess di portarvene due.. Sarò lo zio migliore del mondo!" Esclamò infine facendoci ridere entrambi.

***

RACHEL POV.

Eccoci qui, Milano.

Emozioni contrastanti dentro di me, miste a nostalgia, felicità, tristezza, forse un po di preoccupazione.. Tutto così confusionario nella mia testa..

L'aeroporto di Milano Malpensa era abbastanza tranquillo, qualche ragazzina qua e la che ci osservava mantenendo le distanze, così da non creare fastidio..
Mi sorprese questa cosa, io che già mi aspettavo un onda di Fan che urlava i loro nomi in preda a crisi ormonali, invece riuscimmo ad arrivare alle auto senza alcun problema.
Per il tragitto rimasi affiancata a Logan che, ormai più che una guardia del corpo, era diventato un mio carissimo amico; qualsiasi problema avessi avuto, fisico, mentale, le crisi ormonali, lui sarebbe stato al mio fianco e questo mi confortava davvero tanto perché non immaginavo di trovare persone così meravigliose.

"Principessa, siamo arrivati alla carrozza!" Disse strappandomi un sorriso.
Aveva cominciato a chiamarmi principessa, scherzando sul fatto che sto con una celebrità, e secondo lui quello che nascerà sarà il Royal baby della Crew!

Non appena atterrati, accendemmo le radioline per poter comunicare e non appena entrai in auto, sentii il mio nome provenire da essa.

"Rachel, farai tappa in albergo prima dei ragazzi, così da controllare se è tutto in ordine come stabilito, parli ancora l'italiano?" Presi in mano la ricetrasmittente e la portai vicino la bocca per poter rispondere.

"Si, me la cavo ancora abbastanza bene, comunque va bene, controllo se è tutto apposto poi vi raggiungo allo stadio?" chiesi osservando le vie così poco familiari, le strade che ormai mi sembravano così estranee..

"Si, se dovesse cambiare qualcosa, sarai avvertita." Chiuse la comunicazione e mi feci portare dall'autista all'albergo.
Durante il tragitto che durò all'incirca 20 minuti, scrissi un messaggio ad Harry per fargli sapere che era tutto okay e che ci saremmo visti direttamente allo stadio per le prove, poi andai finalmente alla reception per parlare alla ragazza che mi salutò con un enorme sorriso.

"Benvenuti a Milano! Siamo contentissimi di avervi ospiti qui!" Il suo inglese era abbastanza buono, ma per facilitarle le cose, le risposi in italiano, cercando il più possibile di suonare il meno americana possibile, ma ne uscì fuori un italiano molto confuso anche se grammaticalmente corretto!

"Grazie a voi per aver accettato di ospitarci, io sono Rachel, l'assistente dei ragazzi e per qualsiasi problema che riguardi loro, puoi rivolgerti a me" Le risposi in un sorriso dolce e lei sembrò apprezzare perché mi ricambiò con un dolcissimo e timido sorriso anche lei.

"Le camere sono già pronte? se non erro avevamo inviato i file con tutte le coppie e gli abbinamenti alle camere cosi da non separare gran parte dello staff.."

"Certamente, è già tutto sistemato e ovviamente avete libero accesso alla piscina, ma fa abbastanza freddo.. al ristorante, al bar, alla palestra e ad una sala a parte e lontana dalle camere che hanno chiesto al mio direttore di insonorizzare.." Annuì alle informazioni e presi la lista delle camere e come prassi, io ed Harry fummo assegnati alla 123 seguiti da Zayn e Leen nella 124.
Salutai la ragazza e mi avviai alle auto insieme a Logan che confuso mi stava chiedendo come conoscessi così bene l'italiano.

"Mia madre era italiana e quando ero piccola, mi insegnò la sua lingua, poi non è la prima volta che vengo in Italia, è parte della mia cultura.." Risposi tranquillamente  e lui sembro quasi affascinato dalle mie parole.

"Era?"

"E' scomparsa quando io avevo sedici anni.." Dissi solamente.
Lui sembrò rattristito ma decise di non fare altre domande.
Arrivammo nei pressi dello stadio e già si potevano sentire le ragazzine urlare fuori da esso e non appena entrammo nel parcheggio al coperto, sentii le voci dei ragazzi agli altoparlanti che risuonavano per tutto lo stadio.
Il concerto sarebbe stato fra due giorni, e questi sapevo sarebbero stati intensi fra prove nello stage, trucco, vestiti, domande da scegliere e da esporre durante lo spettacolo, mosse e direzioni da eseguire sul palco un macello.
Ci catapultammo al centro dello stadio, al parterre, dove c'era gran parte della crew tra le quali il direttore artistico che dal microfono dettava ai ragazzi le varie direzioni da prendere durante lo spettacolo.
Non appena arrivai davanti il palco, Harry notò la mia figura e facendo un cenno con la mano al direttore, chiese una pausa per poi correre nella mia direzione.

Little White Lies. [h.s] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora