Perchè un lupo?

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Sean si era allontanato da Storybrooke, aveva pensato di recarsi alla fortezza per cercare un po' di pace e tranquillità, ma non la trovò un'ottima idea. Doveva allontanarsi il più possibile, aveva bisogno di capire quello che stava succedendo. Non aveva mai provato tutte quelle emozioni in una volta sola. Si sentiva: smarrito, spaventato, preoccupato, ma al tempo stesso arrabbiato e pensieroso. Era furioso con Emma per non avergli accennato cosa fosse successo e anche con Regina per non avergli detto niente. Sapeva che qualcosa turbava entrambe, ma non riusciva a capire il perché di quel silenzio. Entrambe sapevano che Sean le avrebbe aiutate senza alcun ripensamento, forse proprio per quel motivo non ne avevano parlato con nessuno.

Appena uscito da Storybrooke iniziò a correre sempre più veloce, la sua mente era così turbata che non si rese conto cosa stesse succedendo al suo corpo. Nonostante i suoi occhi erano puntati verso l'orizzonte, non riusciva a vedere molto. La sua visuale era cambiata, offuscata ai margini e nitida al centro, aveva capito che stava correndo molto più veloce di quanto credesse. Ad ogni passo, senza smettere un attimo di correre, pian piano si ritrovò a correre anche con le mani. In realtà gli venne molto naturale in quanto non era più un uomo, ma un lupo. Non si rese conto che stava calpestando il terreno anche con le mani ormai diventate delle zampe enormi e nere. Il suolo che calpestava non era mai sembrato così morbido e privo di ostacoli, il vento accarezzava dolcemente il suo mano nero fino a regalargli un piacere brivido di libertà e serenità. Non era diventato un lupo mannaro, ma un licantropo dal pelo nero e lungo. Lasciò la città che il sole si era appena alzato nel cielo e vi fece ritorno che era ormai calato da diverse ore.

Erano le dieci di sera ed era molto buio perché, quella notte, la luna non c'era. Al suo posto l'immenso manto stellato regalava uno spettacolo che non tutti potevano godersi. Dalle grandi città, soprattutto da quelle con i palazzi altissimi e luminosi, tale bellezza era inaccessibile, un'opera naturale invidiata da molti, se non da tutti.

Era tornato da poco, infatti, camminava distrattamente con il capo chino per i marciapiedi di Storybrooke. Le mani erano nelle tasche dei jeans neri, una felpa grigia che copriva la t-shirt scura e il cappuccio della magia tirato sulla testa. Lo sguardo era distratto e fisso sui suoi stessi piedi, sembrava che stesse camminando senza meta, ma la stanchezza iniziava a farsi sentire più di quanto immaginasse. Era andato via con l'intento di mettere ordine tra i suoi pensieri, ma era stato tutto inutile, quello che aveva ricavato era soltanto stanchezza. Si era spinto troppo oltre. Non si era limitato a correre nei paraggi della cittadina o nel bosco, aveva calpestato leghe e leghe di terre diverse. Aveva attraversato diverse nazioni, la sua corsa era stata così impetuosa e sfiancante che non si era reso conto di quello che faceva, non l'aveva mai fatto in vita sua. Era stato sfiancato anche dalla trasformazione, certamente non riportò i danni di quando si trasformò in lupo mannaro, ma il suo corpo ne aveva risentito ugualmente.

Era nei pressi della tavola calda di Granny's e quasi per abitudine entrò nel locale. In un primo momento non sapeva il perché fosse entrato, infatti, non aveva per niente fame, ma non appena alzò lo sguardo verso il bancone, iniziò a sentire qualcosa muoversi nello stomaco. Era ancora confuso dai suoi stessi pensieri e dalla realtà dei fatti, non aveva fatto luce su quello che aveva visto e sentito diverse ore prima, infatti, sembrava non essere cambiato niente. Effettivamente, l'unico beneficio che aveva tratto da quella folle corsa, era la sua mente vuota e stanca. Aveva corso per molti chilometri e il suo corpo aveva bisogno di energie, quindi doveva mangiare qualcosa. Silenziosamente, chiuse la porta alle sue spalle e si sedette sullo sgabello vicino al bancone senza guardare nessuno era visivamente assente. Appoggiò comodamente le braccia sulla superficie di legno e fissò le sue stesse mani senza dire o pensare a niente.

Quella sera Ruby aveva il turno e dopo aver servito i pochi clienti del locale finalmente gli prestò un po' di attenzione in più. Ad un primo impatto non notò nulla di strano, ma qualcosa la stranì. Non appena si rese conto notò il suo fisico più marcato, le spalle leggermente più grandi, il petto sembrava strappare la maglia nera da un momento all'altro e le gambe aderivano alla perfezione ai jeans. Non lo ricordava in quel modo, infatti, era un po' più esile, ma non quella sera.

Il cacciatore di streghe - Ultima Parte (Terza Parte)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora