Capitolo uno - Armonia

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Una grossa lepre, intenta a masticare una delle poche piante che trovavano la forza di sconfiggere il deserto, si fermò all'improvviso, rizzando le grandi orecchie mentre percepiva il pericolo. Un attimo dopo, stava correndo, cercando di sottrarsi al predatore che la inseguiva e che un istante prima era stato sul punto di balzare su di lei.

Prima che potesse mettersi in salvo, la paralisi scese su di lei, impedendole di scappare dal suo destino. Fu questione di secondi perché una lancia, avvolta da una vivida luce viola, oltrepassasse l'aura dello stesso colore che era apparsa attorno all'animale, trafiggendogli il cuore e uccidendolo rapidamente.

Altheon estrasse la propria arma, tornata completamente normale ora che la magia non la percorreva più, sollevò lo sguardo dalla preda e sorrise. "Ottimo lavoro." Nox ricambiò lo sguardo del gemello, eliminando l'alone ora flebile e del tutto inutile attorno alla lepre. "Stavo per perderla. Ho esitato e ho rischiato di non riuscire a bloccarla del tutto." Scostò nervosamente dietro l'orecchio una ciocca di capelli corvini, distogliendo lo sguardo. "La prossima volta occupati tu della paralisi. Sei sicuramente più capace di me." "L'importante è che l'abbiamo presa." ribadì l'altro con dolcezza, raccogliendo il bottino.

Erano riusciti a catturare anche un cobra e qualche topo. Se anche gli altri cacciatori avessero avuto successo quel giorno, per alcuni giorni nessuno avrebbe sofferto la fame.

"Faremmo meglio a tornare." commentò. Il sole era già tramontato. Erano sempre gli ultimi a partire e a tornare. Per Nox era più facile cacciare quando iniziava a calare il buio.

Il luogo dove i centauri si erano accampati non era troppo distante. Il profilo dell'oasi che aveva offerto loro rifugio era ancora chiaramente distinguibile. I due kamryn impiegarono solo alcuni minuti a raggiungerla.

"Finalmente!" Non avevano nemmeno fatto in tempo ad avvicinarsi al resto dei loro compagni, intenti a riposarsi dopo una lunga giornata, quando Phunsud li raggiunse con un salto, un sorriso raggiante sul volto. C'era del sangue sulle sue corna, sui lunghi capelli rossi e sul viso, ma non doveva essere ferito. Evidentemente, anche per lui la caccia aveva avuto un esito favorevole. "Avete avuto problemi? Vi siete fatti male? Vedo che siete stati efficienti come al solito!" Il suo sorriso si smorzò leggermente quando posò lo sguardo sul corpo del cobra. "Quello è meglio nasconderlo, per stasera. Abbiamo ospiti. E ci sono due naryn."

Altheon aggrottò la fronte, ma annuì mentre iniziava, insieme al fratello, a riporre le prede insieme alle altre catturate quel giorno, stando attento a infilare il cobra in fondo al mucchio. Era particolarmente abbondante e di certo non avrebbero mangiato tutto subito. Tutto ciò che non sarebbe stato consumato la sera stessa sarebbe stato essiccato e tenuto da parte per i giorni successivi. Con quello, i frutti trovati nelle oasi e le scorte di cibo scambiate con gli altri popoli almeno tutti i bambini e gli anziani sarebbero riusciti a nutrirsi a sufficienza. Sarebbe dovuto bastare anche per il momento in cui avrebbero dovuto lasciare quell'oasi e trovarne un'altra per evitare di prosciugarla completamente. Le più grandi potevano durare anche diversi mesi. Finché fossero rimaste le oasi, la loro sopravvivenza non sarebbe stata in pericolo.

La serenità regnava sovrana. Un'altra giornata era passata ed erano ancora tutti vivi. I cacciatori erano tornati tutti, così come i raccoglitori, con un bottino ancora abbondante. I guaritori e i rifinitori avevano finito di lavorare, per il momento, e potevano riposarsi come meritavano. Alcuni si erano ritirati per dormire, preparandosi a stare di guardia per quella notte. Gli unici ancora attivi erano i mercanti, pronti a impiegare tutte le proprie capacità per contribuire nel modo migliore alla comunità.

Nox individuò Mhidarr poco lontano, dietro a una delle grosse pietre su cui venivano esposte e scambiate le merci. Stava discutendo con un elfo. Quasi senza volerlo, il kamry si soffermò più del dovuto a osservare lo straniero. Aveva visto un membro di quella specie solo altre due volte, quando era ancora un bambino. E li aveva sempre trovati inquietanti, pallidi com'erano. Vivevano lontano, a nord, dove il deserto retrocedeva per lasciare spazio ad ampi ghiacciai e piccole foreste e dove il gelo perenne avrebbe potuto uccidere chiunque altro. Ma per qualche motivo loro non avevano bisogno di spostarsi per sopravvivere. Viaggiavano puramente per il desiderio di conoscere il mondo al di fuori della loro terra. Si diceva che, da quando avevano deciso di iniziare a tradurre le parole in segni, custodissero per iscritto più conoscenza di quanto tutti gli altri popoli avrebbero mai potuto accumulare in secoli.

Il leopardo e la panteraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora