Capitolo dieci - Vani tentativi

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"Non posso farlo."

Il sole non era ancora sorto del tutto, e nella sua ascesa quasi statica sembrava voler bloccare il tempo. Il silenzio e l'attesa permeavano l'aria ancora fresca.

Presto avrebbe illuminato l'inferno.

Stavolta avrebbero agito per primi. Era l'unico modo di sperare in una vittoria, ora che sapevano a cosa andassero incontro. L'unica occasione che avevano di conquistarsi quell'unica possibilità di sopravvivenza.

Sempre che non morissero tutti nel tentativo.

Gli occhi di Mhidarr, nella penombra dell'aurora, apparivano velati. E non era solo per la stanchezza fisica. Phunsud fissò il proprio sguardo nel suo e vi si specchiò. Sapeva, dentro di sé, di stare pensando lo stesso.

Ma se lo avesse dato a vedere, era certo che il suo compagno sarebbe crollato.

Al momento, non potevano permettersi di perdere anche solo un aiuto. E lui non poteva lasciare che accadesse a Mhidarr.

Aveva bisogno di lui.

"Mhidarr, ascolta..." iniziò a fatica. L'altro lo interruppe. "Non posso farlo! Sono i nostri figli, Phunsud. Come fai a sopportarlo?"

Phunsud non rispose. Se lo era chiesto troppe volte nel corso di quelle poche ore, e non era certo di avere ancora trovato una valida risposta. "Il bene comune va messo prima di tutto." replicò soltanto. Se lo era ripetuto incessantemente per tutta la notte, cercando di convincersi. Era stato un tentativo vano.

"Non ci sarà più nemmeno una comunità per cui fare il bene se continuiamo di questo passo!" Mhidarr alzò appena il tono della voce, gli occhi che tornavano ad animarsi, ma ricominciò presto a sussurrare. "E doveva succedere. Prima o poi dovevo pagare." Abbassò lo sguardo sulle ferite già quasi guarite che aveva guadagnato il giorno prima, appena visibili. "Se quella volta l'avessi fermato, ora..."

Entrambi avevano formulato pensieri simili molto più spesso di quanto avessero voluto, durante l'anno che era passato. Ma era la prima volta che uno di loro provava ad ammetterlo ad alta voce.

Phunsud deglutì. Cosa poteva dire? Non sarebbe riuscito a rassicurarlo, se non poteva nemmeno perdonare se stesso.

"Forse possiamo ancora sistemare tutto." disse esitante dopo qualche secondo. Era una speranza troppo flebile per aggrapparvisi, ma forse sarebbe bastata. "Potremmo provare a parlare. Magari riusciremo a fare in modo che tutto si risolva."

Dallo sguardo spento che Mhidarr gli rivolse, Phunsud capì che non poteva nemmeno fingere che ci fosse una possibilità.

                                                                                                      ...

Non aveva senso cercare di resistere.

Altheon aveva già raggiunto quella consapevolezza, ma continuava a combattere. Meccanicamente, guidato dall'istinto, mentre la sua mente assente si rifiutava di riconoscere il caos che gli vorticava intorno.

Se era suo destino morire lì, sarebbe successo. Contro nemici così forti non si sarebbe salvato se non per pura fortuna. E se quel giorno la sua vita avesse avuto fine, se lo sarebbe meritato.

Era il fato che lo attendeva per avere causato tutta quella distruzione.

Guardò senza interesse l'orco che veniva verso di lui. Doveva solo aspettare e vedere quale delle due magie fosse più forte. Ricordava che Nox stava iniziando a diventare esperto nell'attaccare. Con tutto l'odio che doveva avere in corpo, avrebbe potuto sconfiggere tutti loro senza problemi.

Il leopardo e la panteraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora