Capitolo diciotto - Rivelazioni

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"Uehrud!" Il centauro fu svegliato bruscamente dalla voce che lo chiamava. Cercò a tentoni la propria lancia prima di accorgersi di Altheon che correva verso di lui. Si irrigidì. Qualunque cosa fosse successa doveva essere grave. "Cosa c'è?"

Il giovane kamry si fermò, ma non smise di muoversi. Camminava avanti e indietro, ma barcollava e ansimava, tenendo gli occhi fissi sul cielo che cominciava a schiarirsi. "Uehrud, devi... devi vedere... io ho... Nox..."

Uehrud sussultò. Afferrò Altheon per le spalle, costringendolo gentilmente a fermarsi e guardarlo. I suoi occhi dorati erano spalancati e sconvolti e sembravano vederlo a malapena. "Dimmi. Cosa è successo?"

Addolcì la voce il più possibile, ma l'altro scosse violentemente la testa e si divincolò. "Nox... è qui, ma..."

"Eccoti!" Una voce tonante li raggiunse. Altheon si voltò di scatto e indietreggiò bruscamente, scontrandosi con Uehrud, nel vedere il kamry che stava venendo verso di loro con un sorriso soddisfatto sul viso.

Uehrud aggrottò la fronte, cercando di ricordare il suo nome. Era lui il più anziano tra gli uomini e le donne che erano stati inviati in loro aiuto, e ne fungeva da portavoce, ma ancora non era certo di come si chiamasse. "Sjehar..." provò infine. La mancanza di reazioni gli fece capire che aveva indovinato. "È successo qualcosa? È appena l'alba. Volete attaccare ora?"

Il sorriso del kamry si fece ancora più luminoso. "Non sarà necessario. Abbiamo grandi notizie."

Uehrud si sentì mancare il respiro alla vista dei due corpi che venivano trasportati da un gruppo numeroso di kamryn.

Su entrambi il sangue era ancora fresco. Uno apparteneva a un orco. Ma l'altro era inconfondibile.

"Nox." Il sussurro lasciò le sue labbra quasi contro la sua volontà. Per quanto fosse cambiato, davvero non poteva essere che lui.

Non si era aspettato di rivederlo così. Sarebbe dovuto succedere, era necessario alla loro vittoria, ma fino a quel momento aveva preferito non pensarci.

Sentì un gemito soffocato provenire da dietro di sé. Si voltò e vide che anche i suoi compagni si erano svegliati. L'espressione di Mhidarr era qualcosa che avrebbe preferito non dover vedere una seconda volta.

Il mercante strinse i pugni fino a mettere in mostra i tendini, ma Uehrud sollevò una mano per frenare qualunque sua reazione, sforzandosi di mantenere un'espressione impassibile. "Cosa... come avete fatto?"

Sjehar indicò con noncuranza il cadavere dell'orco. "Ci ha offerto un patto stanotte. Ha promesso di attirare da noi il pantera, e l'ha fatto. Ma ha tentato di attaccarci, quindi abbiamo dovuto ucciderlo." Uehrud percepì il respiro di Altheon accelerare ulteriormente, ma lo ignorò. "Lui è ancora vivo, però." Si sorprese di quanto quella constatazione lo facesse sentire sollevato.

"Non per molto." Il centauro si sentì quasi rabbrividire alla serenità nella voce dell'altro. "Quando si riprenderà dobbiamo scoprire la sua natura. Se lo sapremo forse potremo impedire che altri demoni vengano a contaminare i nostri figli, a devastare il nostro territorio e a portare i nostri uomini e le nostre donne alla follia." Il suo volto si adombrò. "Io ho perso un amico per colpa di queste creature. Quando avremo finito sarò felice di vendicarlo."

Uehrud sospirò. Doveva accettarlo. Alla fine, era necessario. E loro avevano già vissuto una situazione simile. Avrebbero solo dovuto ripeterla.

Quando si voltò, riconobbe negli occhi vuoti di Phunsud lo stesso sguardo che avrebbe avuto lui se ci fosse stata Veiefr al posto di Nox, e capì che sarebbe stato impossibile riuscire a superare tutto quello che era successo.

Il leopardo e la panteraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora