Capitolo due - Vite infrante

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"Ormai dovrebbe mancare poco." Uehrud bevve un altro sorso dal piccolo otre che portava con sé, riabbassò il braccio e scrutò l'orizzonte. Ancora non riusciva a scorgere nulla.

Dopo diversi mesi era arrivato il momento di tornare dai kamryn.

Il patto che li legava era durato generazioni, e sarebbe persistito ancora fino alla fine dei tempi. Almeno due volte all'anno, toccava a loro, come a tutte le comunità di centauri del deserto, spostarsi, raggiungere i loro alleati e ottenerne tutto ciò di cui avevano bisogno. Il viaggio poteva impiegare poche ore o molte settimane, l'unica cosa che permetteva loro di incontrarsi era che i kamryn vivevano in villaggi stabili. Era pericoloso, ma era anche ciò che permetteva a tutti loro di sopravvivere.

E in quanto cacciatore più anziano, la responsabilità di assicurarsi che nessuno morisse lungo il percorso era solo sua.

Ma erano partiti da giorni, e per ora erano sopravvissuti tutti. La sabbia era rossa e fertile, non più candida, e l'aria era più umida rispetto a quella del deserto esterno. Dovevano essere vicini. Non appena fossero arrivati sarebbero stati al sicuro.

E stavolta non si sarebbero limitati a trattare.

Gettò un'occhiata a Nox e Altheon, che erano rimasti indietro accanto ai genitori adottivi. Era la prima volta che venivano scelti per compiere il viaggio, sebbene fossero già adulti da anni, e continuavano a guardarsi intorno, aspettandosi di vedere la loro destinazione emergere dal nulla.

Era stata necessaria una lunga discussione per prendere quel provvedimento, ma alla fine era stato deciso di permettere loro di unirsi al viaggio, nella possibilità di ritrovare la loro famiglia d'origine.

Loro non erano stati particolarmente d'accordo. E nemmeno Phunsud e Mhidarr. Ma Uehrud continuava a pensare che fosse la scelta giusta. Era possibile che qualcuno, nel villaggio in cui erano diretti, fosse rimasto per tutti quegli anni a pensare a dei familiari perduti, e in ogni caso i gemelli meritavano la possibilità di conoscere alcuni dei propri simili.

Avrebbero potuto scegliere se tornare insieme a loro o restare.

Uehrud tornò a guardare di fronte a sé, cercando di concentrarsi sulla via. Avanzò di qualche passo e si fermò di colpo quando una figura parve sorgere dalla sabbia e gli puntò contro una lancia.

Abbassò lo sguardo per guardare lo sconosciuto negli occhi e sorrise. "Salve, Dejhe. Efficiente come al solito, vedo."

Il kamry sospirò, ma abbassò la lancia. "Vi aspettavamo." replicò. "Seguitemi." La sua voce era ferma, ma inespressiva. Non doveva essersi accorto che non erano stati solo i centauri a venire.

Per il momento, era meglio così.

Bastò poco tempo perché finalmente potessero scorgere il villaggio in cui vivevano i kamryn con cui avevano stretto il patto.

File di piccole abitazioni di legno scuro punteggiavano la distesa rossa. Dietro all'ultima si distinguevano le piante e gli alberi che potevano germogliare in quel terreno, capace di compattarsi e mantenersi fertile per anni alla prima pioggia, e che rendevano la popolazione in grado di sopravvivere vivendo stabilmente.

Mhidarr si irrigidì nel vedere i figli unirsi ai compagni e andare incontro ai loro alleati. Phunsud lo raggiunse, afferrandolo gentilmente per un braccio. "Non fare quella faccia. Sapevamo che prima o poi avremmo dovuto dare loro questa opportunità." "Li abbiamo cresciuti noi." rispose l'altro stringendo i pugni. "Non voglio che se ne vadano. Non lo vuoi neanche tu, e lo sai." Phunsud si limitò a tacere. "È giusto che abbiano la possibilità di scegliere. E non penso che vogliano andarsene, quindi possiamo stare tranquilli." replicò infine. Si sforzò di sorridere. "E questo non è certo l'unico villaggio kamry del deserto. Probabilmente non è da qui che vengono e non accadrà niente."

Il leopardo e la panteraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora