Capitolo cinque - Lutto

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Quando la luce dell'alba colpì le sue palpebre, Altheon decise di non aprire gli occhi. Voleva continuare a illudersi che, se si fosse concentrato, avrebbe udito un altro respiro oltre al proprio.

Non si sarebbe mai abituato a svegliarsi da solo.

Era consapevole che continuare a fingere che fosse tutto a posto avrebbe solo reso peggiore il momento in cui avrebbe preso consapevolezza della realtà. Ma quei pochi secondi che passava a ingannare se stesso ogni mattina erano tutto ciò che gli impediva di impazzire.

Dopo due mesi, avrebbe dovuto iniziare a stare meglio. Glielo avevano detto tutti. Il tempo avrebbe facilitato le cose e alla fine tutto sarebbe quasi tornato come prima. I ricordi sarebbero rimasti, ma non avrebbero più fatto male allo stesso modo.

Era solo una menzogna.

Il tempo non avrebbe cambiato nulla. Non avrebbe mai dimenticato quello che era successo. Non sarebbe mai riuscito a lasciarselo alle spalle.

Anche Syer aveva provato a mentirgli. Gli aveva detto che doveva solo accettare e andare avanti, e che prima o poi la sua nuova solitudine gli sarebbe parsa normale.

Ma Syer gli aveva detto che sarebbe andato tutto bene, prima che partissero per quel maledetto viaggio. E quando erano arrivati aveva causato la morte di Nox.

Non poteva credergli. Sapeva che niente sarebbe mai stato come prima. Aveva passato tutta la vita insieme a suo fratello. Non c'era stato giorno in cui non si fosse svegliato insieme a lui. Tutti gli anni in cui avesse dovuto sopravvivergli ora non gli sarebbero stati sufficienti per rendere meno sbagliata la consapevolezza che non sarebbe più successo.

Aveva bisogno di Nox. Aveva bisogno di specchiarsi nel suo viso, di sentire la sua voce, di abbracciarlo e sentire il calore del suo corpo. Voleva rivederlo, vivo e felice.

Non era possibile. Non più. Lo aveva lasciato andare e ora doveva convivere con le conseguenze del suo gesto.

In fondo tutto quello era accaduto per colpa sua. Non era riuscito a proteggerlo. Non aveva saputo reagire al momento giusto e aveva permesso che la persona che più amava se ne andasse davanti ai suoi occhi.

All'inizio aveva provato a far tornare la normalità. Si era costretto ad agire come se non fosse successo nulla, sperando che crederci bastasse a renderlo reale. Non era servito a niente. La normalità non tornava. Non poteva tornare. L'istante in cui Nox era sfuggito dalle sue braccia ed era sparito non era mai finito.

Continuava a ripetersi nella sua mente, senza lasciargli un istante di pace. Aveva perso il conto delle notti in cui aveva pianto fino ad addormentarsi, solo per svegliarsi urlando dopo poche ore, senza riuscire a cancellare dalla propria memoria gli occhi uguali ai suoi piantati su di lui, la voce di suo fratello che lo chiamava, un'eco lontana dal mondo dei morti.

Mi hai lasciato morire! Perché, Altheon? Perché?

Cercò di non mettersi a singhiozzare come un bambino ricordando le sue parole. Sapeva che non erano solo frutto della sua immaginazione. Nox era morto per causa sua, e lo aveva maledetto con il suo ultimo respiro. Il suo spettro era tornato a perseguitarlo per la sua codardia e lo avrebbe fatto per l'eternità.

Senza che il suo corpo fosse bruciato forse non sarebbe nemmeno riuscito a raggiungere gli Spiriti. Lui aveva fatto di tutto per facilitargli il viaggio. Aveva offerto in sacrificio le poche prede che era riuscito a catturare da solo, qualche goccia del proprio sangue, buona parte del proprio cibo. Aveva acceso torce ogni notte nella speranza di riuscire a guidare suo fratello nel buio perché riuscisse a trovare la pace. Aveva passato giorni senza mangiare né dormire a supplicare che gli Spiriti riuscissero a salvare almeno la sua anima.

Il leopardo e la panteraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora