Capitolo quattordici - Vendetta

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Questa volta era andato quasi tutto bene. Ancora non avevano vinto, ma almeno non era morto nessuno e non c'erano feriti troppo gravi. Senedjl era stato ferito alla schiena da un orco, ma ora Iejrka se ne stava occupando, aiutato dalla fidanzata del guerriero, Ahira, che aveva messo a disposizione le proprie scarse capacità curative. Si sarebbe ripreso presto. Era improbabile che qualcun altro morisse quel giorno. Al contrario, tre orchi erano stati uccisi. I loro nemici erano stati costretti a ritirarsi nell'oasi e non avevano nemmeno avuto il tempo di recuperarne i cadaveri.

Eppure, mentre osservava i corpi bestiali, Altheon non riusciva a condividere il sollievo dei propri compagni.

Quello era il primo passo verso la vittoria. Gli orchi fino a quel momento erano parsi invincibili, ma ora era evidente che non lo erano davvero. A un certo momento la magia kamry che li avvantaggiava aveva smesso di funzionare, e allora erano stati facili da sconfiggere. La situazione era volta radicalmente in loro favore. Se fosse successo di nuovo, forse avrebbero vinto definitivamente.

Ma se la magia aveva smesso di proteggere gli orchi, poteva significare una sola cosa.

Era successo qualcosa a Nox. Nel tumulto del combattimento non era riuscito a vederlo, ma ne era certo. Se anche quello che era successo non fosse bastato a farglielo capire, lo sentiva fin troppo bene dentro di sé. Doveva essere ferito, spaventato e confuso – e lui non poteva sopportare di pensarci un solo istante di più.

Poteva persino essere morto, per quanto ne sapeva. Il pensiero per un attimo gli fermò il cuore.

Perché gliene importava così tanto? Sarebbe comunque dovuto accadere presto, una volta che loro avessero vinto.

E lui non avrebbe più dovuto curarsene. Nox aveva dato vita a quella guerra. Aveva causato tutte le morti che erano avvenute, anche quella di Syer, e quando lui aveva provato a sistemare le cose si era rifiutato di ascoltarlo.

Ma Altheon aveva visto i suoi occhi mentre gli parlava. Occhi brillanti di lacrime trattenute, che gli ricordavano a ogni istante la sua colpa.

Non sarebbe riuscito a volere la sua morte prima. Ora che lo aveva visto così lo desiderava ancora meno.

Cercò di non pensare al fatto che un anno prima avrebbe saputo come asciugare quelle lacrime. Nox glielo avrebbe permesso, se lui non lo avesse tradito.

Se solo fosse riuscito a ricambiare il suo odio una volta per tutte...

Una mano si posò lieve sulla sua spalla. Si voltò di scatto e si trovò a fronteggiare Phunsud. Suo padre sorrideva, ma non con gli occhi. "Troveremo un modo." gli disse a bassa voce. "Fidati."

Altheon si domandò cosa intendesse dire davvero.

Non si era mai chiesto cosa pensasse Phunsud di quello che stava succedendo. Era possibile che condividesse i suoi sentimenti? Anche lui non sapeva se stesse facendo la cosa giusta?

Non riuscì a chiederglielo. Sapeva cosa avrebbe dovuto dire, ma le parole non volevano uscire.

D'altra parte, era più che sicuro che non ci fosse nessuno al di fuori lui che avesse mai pensato di avere pietà per quello che era diventato il nemico.

Si concentrò, solo per un breve attimo, sul calore che quel contatto gli dava. Era da troppo tempo che non permetteva a Phunsud di sfiorarlo in quel modo. Aveva dimenticato quanto fosse delicato quel tocco che tante volte lo aveva rassicurato da bambino.

Avrebbe voluto dirgli che si fidava delle sue parole, ma non era mai stato bravo a mentire.

Lo guardò negli occhi, sperando di scorgervi una sicurezza che non c'era. "Lo spero."

Il leopardo e la panteraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora