2. Sindrome di Peter Pan

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But now that I'm broken
Now that you know it
Caught up in a moment
Can you see inside?

Come previsto quel pomeriggio pioveva a dirotto. Le goccioline d'acqua battevano forte sui vetri dell'ospedale che tremavano di tanto in tanto a causa del vento. Molti pazienti avevano iniziato ad urlare nel sentire i vetri tremare e i medici erano stati costretti ad accorrere e dare loro dei tranquillanti.

Jungkook invece era in piedi davanti alla finestra con le braccia incrociate sul davanzale e gli occhi fissi sulle numerose goccioline che sembravano fare a gara a chi arrivava per primo. Spostò lo sguardo oltre la finestra e notò come la pioggia batteva incessante sull'asfalto della strada deserta perché nessuno sarebbe uscito con quel tempo del genere.

A poca distanza dall'ospedale c'era un negozio di un fioraio. Jungkook, come tutti gli altri pazienti e dottori del St George Hospital, conosceva il proprietario di quel modesto negozio e, nonostante non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, provava una certa simpatia verso quel ragazzetto tutto sorriso. Un po' gli dispiacque quando si rese conto che a causa della pioggia non sarebbe venuto come di consueto in ospedale ad illuminare le buie giornate dei pazienti imprigionati in quelle quattro mura.

Il corvino era stato costretto da Taehyung a prendere quella maledetta pillola e anche un altro medicinale all'ora di pranzo, per questo era piuttosto calmo. Fece una smorfia al pensiero del suo nuovo psichiatra. Non gli andava molto a genio ed era proprio perché il giovane medico stava molto attento al suo lavoro e si assicurava di curare ogni suo paziente. Era uno dei pochi che aveva a cuore il suo lavoro e i suoi pazienti. Agli altri non importava se i malati prendessero o meno i medicinali, a loro importava solo prendere lo stipendio a fine mese. Di fatti Jungkook con il suo precedente medico curante non prendeva mai le medicine e di conseguenza aveva dato molti problemi, ragion per cui il medico aveva chiesto il trasferimento ad un altro paziente.

Jungkook aveva visto molte volte Taehyung per i corridoi di quell'ospedale ma non aveva mai pensato al fatto che sarebbe potuto diventare il suo medico un giorno. Doveva escogitare il modo per farlo impazzire e rinunciare ad averlo in cura in modo tale che gli avrebbero assegnato un altro incompetente menefreghista che non sarebbe rimasto in camera con lui a parlare per ore. Perché sì, Taehyung era rimasto a parlare con lui per tutta la mattina lasciandolo in pace solo nella pausa pranzo per poi tornare da lui per fargli inghiottire un'altra schifosa pillola per i suoi disturbi bipolari.

La porta della stanza spoglia, come le donne sulle copertine di riviste porno che alcuni medici arrapati si portavano dietro da casa, si aprì con poca delicatezza facendo sobbalzare il ragazzo poiché era assorto nei suoi subdoli pensieri. «Jeon, muovi il culo. È il momento di andare in sala ristoro» , borbottò la donna andandosene subito dopo.

Jungkook sbuffò pesantemente: il momento della sala ristoro era uno dei momenti che più odiava nelle sue monotone giornate. Preferiva rimanere in camera sua a fissare il vuoto tutto il tempo piuttosto che essere costretto ad interagire con altri spostati di testa, che avrebbero potuto prenderlo a cazzotti in qualsiasi momento, o essere costretto a fare dei giochetti stupidi per passare il tempo.

Con riluttanza indossò le sue pantofole azzurre, l'unica cosa colorata in quella stanza schifosamente bianca, e si diresse verso la grande sala con passo strascicato. Aveva fatto "amicizia", se così si poteva definire, con solamente due persone all'interno di quell'ospedale e a dirla tutta non gli interessava stringere amicizia con qualcun'altro con il cervello mal funzionante come il suo.

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