13. Una parte svelata

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A million voices scream in my head
And I felt sure that I would give in”

Taehyung si sentiva costantemente monitorato dal signor Jung da quando avevano avuto quella piccola ed irritante conversazione: lo vedeva ovunque, vedeva i suoi occhi inquisitori in ogni angolo che girava. Ma sapeva che era solo la suggestione e l'ansia che gli giocavano brutti scherzi, d'altronde sapeva che l'uomo passava tutta la giornata nel suo ufficio salvo qualche rara volta. Tuttavia sapeva che l'uomo si faceva riferire la maggior parte delle cose da qualche infermiere che lavorava nel suo reparto per cui il nervoso non spariva di certo.

Ce la stava mettendo tutta per aiutare il ragazzo e sperava con tutto il cuore di poter riuscire a farlo uscire da quella topaia entro il tempo stabilito. La vedeva dura ma ci sperava.

«Non lo so Hobi...sembra voler essere d'aiuto ma è imprevedibile. Potrebbe avere una ricaduta da un momento all'altro e potrei dover ricominciare tutto d'accapo. Scusa se lo dico ma odio a morte tuo padre» brontolò il biondo dando un morso al suo panino.

Hoseok accennò una risata tornando dal ragazzo quando girò il cartellino sulla porta per indicare che al momento il negozio era chiuso. «Non scusarti, lo detesto vivamente anche io. Come può solo essere d'accordo con le cose che infliggono a quei poveri ragazzi? Sono lì per cercare di guarire non per subire altra violenza» sputò acido il ragazzo più grande sedendosi dietro al bancone di fronte a Taehyung.

Il biondo spalancò gli occhi annuendo e facendo dei versi di approvazione mentre inghiottiva il boccone di cibo provocando una risata a Hoseok. «È quello che dico anche io! E, non so se lo sai, ma per stare lì dentro devono aver subito altri traumi in precedenza perché di certo non si svegliano una mattina decidendo di essere schizofrenici».

Hoseok annuì con una smorfia triste a distorcergli il volto rilassato mentre anche lui iniziava a mangiare. «Sì, lo so benissimo purtroppo. Dio, alcune storie sono da brivido sul serio Taehyung. Non ne hai idea».

Taehyung drizzò la schiena scrutando il volto del suo amico sentendo la curiosità andare a fargli visita. «Conosci le storie dei pazienti?» domandò sorpreso.

«Sì, so che non è dato saperlo ma un giorno per caso ho dato un'occhiata a dei fogli sulla scrivania di mio padre e...sono rimasto allibito. A parer mio, mio padre non dovrebbe tenere nascoste certe informazione ai medici. Non è forse utile sapere la causa scatenante dei sintomi per effettuare la cura?».

«Esattamente, ma tuo padre non sembra interessato alla guarigione di quei poveretti, anzi tutto il contrario» rispose Taehyung con un'alzata d'occhi sentendo l'ira invaderlo al solo pensiero di quell'uomo. Poi si ricompose leccandosi le labbra e cercando di essere il più disinvolto possibile. «Potresti raccontarmene una?».

Hoseok lo guardò incerto posando le bacchette sul bancone. Si schiarì la voce e prese un bel respiro intrecciando le dita fra loro. «Tecnicamente non potrei dirtelo ma non siamo in un film d'azione sulle spie per cui basta che tu non ne faccia parola con nessuno» lo avvisò facendo una piccola risata che però di ilarità ne aveva ben poca. «Dunque, immagino che tu voglia sapere qualcosa sui pazienti che ti riguardano anche se non da vicino».

Taehyung annuì subito mentre un barlume di speranza si accendeva nel suo petto al pensiero che Hoseok sapesse qualcosa riguardo a Jungkook. «Sì, hai ragione».

Hoseok fece un piccolo sorriso tornando a mangiare con aria estremamente calma. «Ti parlerò di Min Yoongi, non so quanto possa interessarti ma dal momento che è amico del tuo paziente credo che un minimo di interesse ci sia» iniziò il castano masticando il boccone di riso che aveva. Taehyung si sistemò sullo sgabello e guardò Hoseok con sguardo sveglio.

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