26.Goodnight Music Therapy

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"Non può essere normale quello che le è successo!"

Le orecchie del giovane Will Byers non avevano sentito pronunciare altro nell'arco delle ultime due ore di quell'assurda serata.

Casa Byers quella sera di Dicembre, appena una settimana o poco più prima della Vigilia di Natale, appariva più silenziosa e vuota rispetto al solito, spogliata del consueto vociare festoso di una signora Byers sempre di buon umore, la tv perennemente accesa su qualche commedia datata e le melodie rock di qualche ultimo successo radiofonico a mescolarsi al limitare delle porte delle camere dei due fratelli meglio di due soluzioni esplosive.

Ma quella sera, tutto era silenzio, quasi sospeso, tutto era vuoto: vuota come la stanza del maggiore di casa, di turno al lavoro come tante altre sere di straordinari in quel periodo di feste, vuota come la veranda di fronte alla casa prefabbricata, dove l'auto rossa di Joyce Byers si faceva aspettare quella volta nonostante l'ora già tarda.
E per una buona specifica ragione.
Il ticchettio dell'orologio appeso sopra i fornelli riecheggiava fastidiosamente dalla cucina, rimbalzando contro i divani del salotto un po' scoloriti ed un tavolo da pranzo per una volta in ordine e perfettamente sparecchiato già da molte ore.

Eppure, eppure c'era qualcosa quella sera, solo all'apparenza uguale a tutte le altre, a turbare la pace e la quiete, a tradire la tranquillità tutt'intorno.
Un movimento, una voce, un passo conciso e svelto in tondo sul pavimento, la stessa manciata di corti frasi ripetute e ripetute mille volte:

"Dovrei essere lì con lei in questo momento: avrei dovuto insistere di più!"
"Mike…"
"In fondo è facile fare la voce grossa per lui, ma certo! Lui è il capo della polizia!"
"Mike…!"
"E intanto io sono qui fermo bloccato come un cretino, mentre tutto quello che dovrei fare a quest'ora sarebbe stare lì con lei!"
"Mike!!"

E se il giovane Byers avesse dovuto dare una definizione dell'ansia in quel momento, seduto a gambe incrociate sul suo materasso con il mento appoggiato ai suoi pugni da troppo, troppo tempo, certo non avrebbe potuto fornirne una diversa se non il nome e cognome di quella testa calda di rapa del suo migliore amico.
Lo stesso migliore amico che da ore con le mani in testa tra i ricci e le gambe che proprio non riuscivano a stare ferme per più di una manciata di secondi sembrava intenzionato a scavare un vallo con i suoi passi ai piedi del suo letto.

"Tutto questo non ha senso! Non ha il ben che minimo senso!"
"Mike…"
"Non è normale, amico! Non può essere definito normale quello le è successo….voglio dire: qualsiasi cosa fosse…è stato assurdo!"
"Mike…!"
"E il capo che mi ha detto di non ficcare il naso…mi ha praticamente detto di farmi i cazzi miei!"
"Mike!"
"Come se divertissi a ficcanasare come un bambino fastidioso! Come se non potesse capire che sono solo preoccupato esattamente come lui per lei e…"
"Mike!!"

Urlò più forte Will volgendo gli occhi al cielo con sguardo esasperato, vedendo il suo amico dai ricci neri bloccarsi sul posto appena per un secondo, volgendo verso di lui uno sguardo tutto ad un tratto più che scocciato.
"Alleluia! Ti sei fermato!"
"Che c'è?!" sbottò il paladino di fronte al suo migliore amico con sguardo di sufficienza, come quello di chi è stato appena interrotto durante una complicata esposizione metafisica.
"Okay…" prese fiato Will con un sospiro, passandosi una mano lentamente lungo il viso ed invocando ogni residuo ancora esistente della sua ben nota pace interiore.
Tanto prenderlo di peso ed imbavagliarlo su di una sedia non sarebbe stato un comportamento accettabile, seppur di certo molto, molto più utile.
Tanto valeva prenderlo con le buone, per quanto fosse stato ancora in suo potere farlo.

"Non puoi venirti a sedere, amico, e che so…darti una calmata?" Mike lo sentì sussurrare in silenzio, quasi come un reale timido ma deciso invito, incitandolo con un gesto della mano, aperta sul copriletto, a prendere posto proprio lì accanto a lui.
Ma per Mike tutta quella tranquillità quella sera poteva ottenere il solo effetto di fargli salire voglia di urlare ancora di più.
Ma come…come era possibile che lui non capisse?

Let me Love you||MilevenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora