13."It was a seven!"

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Il rumore dell'acqua scrosciante nell'alta e stretta vasca di depressione sensoriale riempiva l'aria del corridoio quel pomeriggio di inizio ottobre al Dipartimento dell'Energia di Hawkins, mescolando il bianco asettico delle pareti all'acre odore di cloro.
Il capo della polizia Jim Hopper non avrebbe saputo dire quante volte le sue mani nervose avevano stretto quel tessuto familiare e consumato, girando e rigirando tra le dita il suo fidato cappello adibito quel pomeriggio a personale antistress per l'occasione.
Il capo aveva sempre odiato quel posto e se ne ricordava bene il motivo quel pomeriggio: quell'odore, quel silenzio, tutto quell'immacolato ed etereo bianco avevano sempre avuto il potere di risvegliare in lui i peggiori brividi e ricordi, sepolti nelle pieghe delle sue membra stanche e rese più forti nei continui anni passati a cercare di eradicare quei pensieri dalla sua mente.
Quel posto a Hopper aveva sempre ricordato un ospedale e il capo si era ripromesso, già da tempo, che in un ospedale non vi sarebbe mai rientrato nella sua intera vita, per le più ovvie delle ragioni.

"Capo, ma che sorpresa!" si sentì richiamare dal fondo del corridoio dal pavimento di mattonelle bianche e lucide, alzando lo sguardo allarmato e titubante e ritrovandosi di fronte quello sereno e accogliente del dottor Owens, la mano libera dalla sua solita pallina anti-stress blu già tesa nella sua direzione in segno di saluto.
"La trovo in splendida forma! Non ci aspettavamo di vederla qui oggi! Come si dice in questi casi: benvenuto! Anche se per lei sarebbe forse meglio dire: bentornato!"
Hopper tirò su con il naso senza un accenno di sorriso, limitandosi a stringere con più forza del dovuto la mano di quell'uomo dal camice bianco e l'aria cordiale che ora lo fissava con occhi azzurri attenti a non perdersi nessun dettagli della sua espressione.
Trasalì il capo Hopper, sentendosi quasi a disagio tra quelle mura di cemento, un picchetto di militari armati di fucili ogni porta allarmata manco si fosse trattato del caveau di una multinazionale o di un magnate russo in qualche schifo di posto della steppa siberiana.
Prese un lungo respiro, tornando con le sue mani sul suo capello e deglutendo tutta la sua tensione, ricordando a se stesso per l'ennesima volta del perché si trovava lì.
Se quel posto era in grado di mettergli i brividi quando erano solo da 10 minuti che vi era entrato, come poteva immaginare lei chiusa lì dentro tutti i pomeriggi della sua vita?
Cavolo, ma come si faceva a dare il benvenuto in un posto come quello?!

"Il dottore sa della sua visita, capo?" interruppe i suoi pensieri il suo interlocutore con un sorriso gentile ma sguardo fisso, vedendo il suo scattare di nuovo al suo posto, incrociando i suoi occhi chiari nei suoi.
"No, non ho ancora avuto il piacere di incontrarlo" rispose secco Hopper con una smorfia del viso, sufficiente a far trapelare tutta, ma proprio tutta l'ironia di quella parola.
"Il suo capo non avrà certo problemi se mi trovo qui, non è vero? Mi pare che in questi mesi la mia presenza sia stata più che discreta e che nessuno di voi mi abbia mai visto ficcanasare nei vostri…"
"Naturalmente, naturalmente!" lo interruppe il dottore con un gesto della mano e un più ampio e tirato sorriso, vedendolo chiudere gli occhi come a bloccare una filippica di cui conosceva già invero la conclusione,
"Non mi fraintenda, non era duello che volevo dire: intendevo che se il dottor Brenner avesse saputo del suo arrivo certo avrebbe provveduto ad un'accoglienza più degna di lei…"

"Non mi serve un'accoglienza in pompa magna, dottore, non prendiamoci in giro…" ghignò Hopper riabbassando lo sguardo con un sorriso ironico, ma risollevandolo immediatamente e ritrovando gli occhi del dottore ancora fissi ed attenti:
"Non è per questo che sono qui…"
"La sua umiltà è sempre stata lampante, capo, non mi stupisce!" continuò la commedia Owens, stringendo al petto la cartella di fascicoli e carte stampate, facendo avvertire ad Hopper un tremendo fastidio in un punto imprecisato in mezzo al palmo della sua mano.
Cavolo quanto volentieri avrebbe dato sfogo a quell'istinto di spaccare immediatamente qualcosa.
"Ma ad ogni buon conto, visto che è stato lei ad introdurre l'argomento, non può che trovarmi curioso a questo punto tanto da porle la domanda…"

Let me Love you||MilevenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora