primo capitolo.

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Era una sera come tante, forse poco più fredda rispetto alle altre ma infondo era novembre e il freddo era giustificato. Mi trovavo nel mio appartamento che si trovava al ventiduesimo piano del mio condominio e da lì potevo vedere tutta New York, la grande mela dove volevo trovare la felicità dopo tutta la sofferenza che una persona, per fortuna appartenente al mio passato, mi aveva fatto provare. Questa persona è Kai, il mio ex fidanzato. Lo avevo conosciuto per la prima volta al liceo che frequentavo a Seul, la mia città natale. Se non erro frequentavo il terzo liceo e nei primi mesi di scuola mi fidanzai con lui. All'inizio sentivo una felicità che non avevo mai provato precedentemente però dopo il diploma iniziò a picchiarmi e ad abusare di me. Inizialmente continuavo a credere che mi amasse perché ogni volta che tornava dalla sua amata palestra io diventavo un sacco da box ma poi lui si scusava e io con poca coscenza e intelligenza lo perdonavo sempre cercando di coprire i vari lividi con un po' di trucco. Però arrivò un momento in cui non trovai qualcosa per coprire il mio cuore spezzato e così ne parlai con i miei genitori e le mie più care amiche, così lo denunciai e decisi di andare a vivere a New York e abbandonare il passato. Il problema è che ero caduta in uno stato di depressione abbastanza profondo e oscuro e non riuscivo proprio a trovare la famosa luce infondo al tunnel, o almeno era questo ciò che pensavo. Ero arrivata nel mio appartamento da poche settimane e oltre ad essere completamente sola senza nemmeno un amico, stavo per trascorrere il mio compleanno senza la mia famiglia, ed era il primo. Quel giorno lo passai un po' come gli altri, a bere. Iniziai con un bicchiere di vodka, poi un po' di wisky e finì per mischiare altri alcolici che avevo nel ripostiglio della mia cucina. Non era la prima volta che lo facevo ma era la prima volta che finivo in coma etilico e devo ringraziare la mia anziana vicina che aveva bisogno di un po' di zucchero perché senza di lei sarei morta sul mio freddo pavimento. Nonostante la mia depressione non volevo morire, infondo non volevo lasciare da soli i miei genitori. Mi trovavo a terra priva di sensi e non ricordo quasi nulla, solo la stanza girare, la porta aprirsi e la mia vicina urlare. Da quel momento in poi più niente.

𝑠𝑒𝑟𝑒𝑛𝑑𝑖𝑝𝑖𝑡𝑦. || jenlisaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora