𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦 13

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Ero seduta sul divano di casa da una buona mezz'ora ormai. Guardavo continuamente il mio orologio da polso e i minuti sembravano ore.
Il vestito lo avevo già indossato, quel minimo di trucco lo avevo messo: del mascara per aprire un po' il mio sguardo stanco e del rossetto rosso non lucido.
Continuavo a ripetermi che la serata sarebbe andata bene, ma qualcosa mi diceva che così non sarebbe stato.
Mannaggia a te Petra e a quanto sei ansiosa.
Erano le 17 passate e Levi sarebbe arrivato alle 17:30, inoltre, sempre il corvino, mi aveva spiegato che il viaggio sarebbe durato un bel po', in quanto il locale si trovava quasi fuori città.
Sospirai, stringendo tra le mani la mia povera gonna.

<Hey Petra!>
Arrivò Hanji, che in tutta frenesia si buttò sul divano tirandomi anche una pacca forte sulla schiena.
Per poco non sputai lo spuntino che avevo fatto verso le 16, per scaricare la tensione, che però non era servito.

<Allora? Sei pronta?>
Chiese con un sorrisone immenso.
Però improvvisamente si interruppe, guardandomi.
<Uhm?>
Notò che stavo praticamente distruggendo quella povera gonna che avevo trovato con tante fatiche.

<Hey Petra sta' ferma!>
Esclamò prendendomi con forza le mani.
<Così lo stropicci tutto!>
Mi sgridò aggrottando le sopracciglia.

La guardai, aveva ragione, ma l'ansia mi stava divorando.
Sospirai stanca e mi lasciai cadere a peso morto sul divano.

<Hai ragione Hanji...>
Sospirai.
<È che ho paura di fare qualcosa di sbagliato...>
L'occhialuta mi guardò ed alzò un sopracciglio, poi si mise comoda affiancandomi.

<Il tuo capo ti avrà pur detto qualcosa no? Un consiglio, delle dritte...>

<...beh sì, mi ha detto di essere composta e di star con lui...>
Dissi guardando il soffitto estremamente interessante.
<Beh...fallo allora>
Rispose quindi lei con ovvietà, sorridendo. Probabilmente mi stava prendendo in giro.
La guardai male.

<Eh no guarda! Fosse.. facile!>
Risposi tirandole un cuscino.
Hanji cominciò così a ridere, parandosi dalle cuscinate che aumentavano ad ogni sua risata.
Noi ci divertivamo così. Hanji riusciva sempre a farmi spuntare il sorriso anche nei momenti meno probabili.
Non avrei mai dubitato della sua amicizia, anche se a volte apparivo stufa dei suoi comportamenti, non ne avrei mai potuto fare a meno.

<Dai.. Petra! Scherzavo!> Implorava lei, ridendo.
<No! Ora non la scampi!>
Esclamai, ridendo.

Hanji poteva morire soffocata dal cuscino e io dalle risate.
Cosa avrei fatto senza di lei?
Saremmo rimaste così per ore, prendendoci a cuscinate per poi accasciarci a terra sfinite, ma fu il campanello ad interromperci.

Il suono stridulo e disturbante risuonò fastidiosamente nelle mie orecchie e pensandoci rabbrividii all'istante.

Era sicuramente lui: Levi.

Guardai la quattrocchi con il terrore negli occhi, lei mi guardò confusa e sorpresa al contempo, ma poi mostrò un sorriso innocente e di conforto che mi fece trattenere dall'urlare esasperatamente.

<Diamine...>

Mi alzai in piedi e cercai di sistemarmi al meglio.
Lisciai il vestito che in alcuni punti si era sgualcito, poi passai ai capelli, che cercai di domare il più possibile con le mie mani.

Il campanello suonò per una seconda volta e far attendere il signor Ackerman, che non sembrava poi così paziente (soprattutto con la gente), era l'ultima cosa che volevo.

Mi fiondai sulla porta e, prima di uscire, rivolsi un'occhiata ad Hanji.
Mi guardava con il suo solito sorriso sghembo e teneva un pollice in sú, proprio come un'adolescente che sostiene l'amica al primo appuntamento.
Arrossii leggermente in viso e rivolsi subito il mio sguardo altrove.
Se la faccenda riguardava Levi, Hanji non poteva essere di aiuto, mai.

𝘚𝘸𝘦𝘦𝘵 𝘤𝘰𝘭𝘥 //𝘙𝘪𝘷𝘦𝘵𝘳𝘢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora