𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦 15

224 15 26
                                    

<Vieni, devo parlarti>
Lo seguii sotto gli sguardi confusi di Zeke ed Eren.
Era stato piacevole parlare con Zeke. Era una persona interessante e i suoi modi gentili mi avevano sorpreso. Era riuscito a distinguersi in quella massa di fanatici che c'era in quell'evento.

Poi Levi l'aveva fulminato con lo sguardo.
Probabilmente non si volevano molto bene.
Il corvino sembrava arrabbiato, camminava a passo svelto e quasi facevo fatica a stargli dietro.

<Signor Ackerman...cosa sta
succedendo?>
Chiesi confusa. Egli non rispose e continuò a camminare.
Ormai la gente non c'era praticamente più e stavamo attraversando un corridoio.

<Potete rispondermi, per favore!?>
Dissi, inconsapevolmente, con un tono leggermente irritato, stonato rispetto a quello che avevo di solito.
Mi aveva dato fastidio il fatto che lui aveva dovuto interrompere ciò che stava gioiosamente scorrendo tra me e Zeke.

Levi si fermò immediatamente, tanto che rischiai di scontrarmi contro la sua schiena.
I muscoli della schiena e delle spalle erano tesi e inarcati, come se un peso insopportabile e fastidioso lo torturasse.
Le nocche dei suoi pugni, serrati, erano pallide.
Lo guardai dalle spalle ed era immobile, passarono dei secondi prima che si decise a parlare.

<...Se magari stai un secondo zitta ci arriviamo.>
Disse visibilmente nervoso.
Sputò quelle parole con rabbia, lasciando intravedere dalla spalla il freddo ghiaccio di una delle sue iridi, tant'è che decisi di stare zitta per evitare di litigare come marito e moglie.

[...]

Arrivammo dinanzi ad un finestrone coperto da una tenda color lavanda che Levi scostò con forza, facendola svolazzare in aria.

<Almeno qui c'è silenzio>
Disse con un tono ora più calmo, tornando ad essere stoico e guardando fuori.
Mi sollevai sentendolo così, almeno ora non era così arrabbiato.

Lo guardai in silenzio, lì dentro si sentivano solo i nostri respiri caldi e regolari, il caos di prima era scomparso.
Non smettevo di guardarmi attorno. Ero curiosa di sapere ciò che volesse dirmi ma, al contempo, troppo intimorita a chiederglielo. Così, dedicai una preghiera a tutti i miei pensieri più remoti per intrattenermi in qualcosa di interessante all'interno di quella grande stanza, naturalmente, senza destare la sua fredda attenzione.

Il corvino, però, si girò e cominciò a guardare me, squadrandomi, come solo lui faceva.
Lo guardai anche io, sostenendo a stento quel gioco di sguardi che si era andato a creare, tendendo più al pavimento che a lui.

Tuttavia, decisi di fare appello a tutte le mie forze e al quel poco coraggio che avevo per farmi avanti e parlare.

<...se mi dite che problema c'è..posso aiutarvi a risolverlo..>
Dissi con voce flebile, notando che Levi non sembrava intenzionato a parlare.

Comunque mi ascoltò.
Egli sospirò chiudendo gli occhi, poi incrociò le braccia al petto stretto nella camicia, come se fosse... stanco?

<Non devi parlare con quella feccia, ti è chiaro?>
Disse atono, riaprendo gli occhi ma con uno sguardo più che truce. Oltre allo sguardo, indurí anche tutti i muscoli suscitando un aspetto intimidatorio.

I miei occhi si allargarono drasticamente.
Rimasi scioccata da quelle parole sputate così improvvisamente, con una frustrazione tale, da quel tono atono ma con una nota stonata, di rabbia, più intensa del solito.

<Con quella chi?>
Chiesi confusa, spaesata.

Lo sguardo di Levi, già truce, si irrigidì, accompagnato ora dalle sue sopracciglia nere aggrottate.
<Zeke Jaeger, non devi parlare con lui>
I suoi occhi, tempestosi e ridotti a due fessure, erano fissi su di me, il che mi metteva terribilmente in soggezione.

𝘚𝘸𝘦𝘦𝘵 𝘤𝘰𝘭𝘥 //𝘙𝘪𝘷𝘦𝘵𝘳𝘢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora