𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦 30

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C'era il suo riflesso lì, specchiato in quel vetro a dir poco brillante.
Lacrime. L'unica cosa intravedibile dalla sua vista sfocata erano lacrime, ma solamente perché le bagnavano insistentemente le palpebre.
Si accasciò sui gomiti, atterrata da tutti quei singhiozzi, mentre il cellulare continuava a squillare ininterrottamente.
Le certezze finivano sempre per crollare, la felicità per svanire e il cuore per rompersi. Ora più che mai era in un bivio. Seduta.
Sospirava forte, chiaramente, sentendo l'aria mancarle dai polmoni. Avvertiva il peso della disperazione sulla schiena.
Avrebbe tanto voluto cadere, accasciarsi, dormire un po'. Riposare, abbassare lentamente le palpebre per aver l'opportunità di sognare. Di uscire da quell'incubo, da quel patibolo.
Sullo schermo del cellulare vi era inciso il numero di telefono di Hanji che non voleva darsi per vinto. Continuava a chiamare, e non si sarebbe fermata.
Petra cercò di ignorarla, di ignorare tutto ciò che le era intorno. Tutta quella confusione, quel caos.
Si passò un braccio sul viso, per asciugare le lacrime. Lo sguardo le cadde nuovamente sullo schermo del cellulare.
Sospirò, quando capí che Hanji non si sarebbe fermata. Così, portò il telefono all'orecchio.

«Oh, finalmente hai risposto!-»

«Perché ti ostini a volermi rovinare la serata, Hanji?» - Domandò lei, con la voce rotta dai singhiozzi. -«Sai più di chiunque altro quello che è successo. Non voglio più soffrire, non riesco più a fidarmi di... Di lui!»

Silenzio, dall'altra parte silenzio. Non poteva vederla, ma Petra immaginava Hanji a mordersi un labbro. Ella sapeva quanto l'amica avesse sofferto, ma non c'era il tempo per del sano buonismo.
«Petra, devi ascoltarmi-»

«No! Non voglio ascoltarti! Voglio credere che Zeke sia davvero l'uomo gentile e disponibile che conosco! Passare questa serata nel migliore dei modi per rientrare in casa con il batticuore e-»

«Si, ma sappiamo tutti che non sarà così!» Sbottò Hanji, dall'altra parte.
Se c'era una cosa che una tipa razionale come lei odiava, era proprio la mania dell'illudersi. Non udì risposta, Petra era esterrefatta, non sapeva cosa rispondere, non poteva rispondere.
Un sospiro arieggiò dalle labbra della castana, che si massaggiò le tempie.

«Petra» - Richiamò. «Pensi davvero che il mio obiettivo sia farti del male?» Il suo tono era serio, pacato, sincero.
«Sono la tua migliore amica e voglio che tu sia felice, non un'illusa.» Petra strizzò gli occhi, pizzicanti e ricolmi di lacrime, e strinse il cellulare tra le mani.
«Zeke non è la persona che credi che sia, se continuerai a fidarti di lui finirá male.» Tale affermazione bastò a farle sgranare gli occhi.

Ora l'immagine di Zeke, sorridente, era fissa nella sua mente. Non riusciva ad immaginarselo diabolico, crudele, ostinato.

«Il signor Ackerman voleva parlarti-»

«Lo capisci che non voglio averci a che fare? Io...-»

«Non avevi qualcosa da dirgli anche tu? Riguardante Steffi?» - Petra trasalí, ricordò tutto quello che era successo per quella strada, tempo prima, e un vuoto si fece largo nel suo stomaco.

«Si, ma cosa c'entra-»

«Sfeffi e Zeke hanno una relazione. Tramano contro il tuo capo, non so cosa di preciso, ma sicuramente qualcosa di brutto!» Esclamò Hanji, a denti stretti.

Nessuna risposta. Solo lunghi respiri strozzati. Il labbro le tremava, il cuore le stava pulsando un'enorme quantità di sangue in un tempo troppo rapido.  «Petra? Sei ancora lì?» il cellulare le scivolò tra le dita. Precipitò a terra. Si spense, dato l'urto. Petra si accasciò sul lavandino, respirando velocemente e guardandosi allo specchio. Vide una luce strana nei suoi occhi, un vago ricordo.

𝘚𝘸𝘦𝘦𝘵 𝘤𝘰𝘭𝘥 //𝘙𝘪𝘷𝘦𝘵𝘳𝘢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora