𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦 26

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L'aria non era mai stata così cupa nella sala riunioni dell'azienda. Dei documenti giacevano in disordine sulla scrivania, un vento freddo si intrufolava dalle finestre lasciate completamente spalancate. Sembrava uno scenario post-apocalittico. Una tazza di tè ancora fumante giaceva intoccata sul legno pregiato del tavolo sul quale si posava, addormentato, il signor Ackerman, rivolto a terra e chiuso a riccio dalle sue stesse braccia.

Quando Erwin fece la sua entrata in sala pensò di avere le allucinazioni. Avvertì subito un cambiamento di temperatura rispetto al resto dell'edificio, per questo, sorpreso, si affrettò a chiudere le finestre per placare quella furia di vento.

«Pensavo di aver visto tutto nella vita, e invece...»

Nessuna risposta. Lì ne fu certo: Levi dormiva, non sapeva dire se sogni tranquilli, però.

Il biondo ripose i documenti sparsi per la tavolata in ordine e scostò leggermente la tazza di tè per vederne il contenuto.
Era piena, intoccata.
"Chi l'avrebbe mai detto" Pensò, rimettendola al proprio posto.
Fu lì che il corvino diede dei piccoli segni di vita. Sospirò stanco, mormorando mute parolacce, e sollevò appena il capo.

«Devi sentirti proprio male» Commentò Erwin con un riso, alludendo al suo insolito sonno e alla bevanda lasciata incustodita.

«Fatti i cazzi tuoi.» Parlottò l'altro, stirando i muscoli ancora indolenziti.

Il biondo sollevò appena le sopracciglia.
«La mia azienda è coinvolta nel famoso accordo con l'impresa giapponese quanto la tua-» Quelle parole bastarono a richiamare l'attenzione del corvino che, in risposta, gli lanciò un occhiata torva.
«-Del documento ancora non c'è traccia?»

Levi sbuffò, quel sonno inquieto gli aveva appena fatto dimenticare quello stupido pezzo di carta. «Niente.»

Successivamente, calò il silenzio.

Fu Erwin a spezzarlo, accomodandosi anch'egli su una delle sedie.
«Ho saputo che Oruo ha interrogato tutti.»

L'altro alzò gli occhi al cielo, non avevano fatto altro che sprecare tempo inutile.
Il biondo lo guardò, severo, conscio di ciò che voleva dirgli fin da subito.
«Tutti... Compresa Petra.»

Il corvino si accigliò, sgranando leggermente gli occhi.
«Cosa vorresti dire?» Domandò, infastidito.

«Il documento lo avevi sempre con te, tu e Petra non vi vedete mai.»

Levi si sentì colpito da quella consapevolezza come uno schiaffo in pieno viso.
«Questa si chiama precauzione, Erwin» - Fece una pausa, riflettendo. -«Non me la racconta nemmeno giusta, quella lì.»

Il biondo sollevò un sopracciglio, perplesso.
«Che intendi?»

L'altro portò la calda bevanda alle labbra e, dopo averne assaggiato un sorso, parlò.
«Sono settimane che mi evita. Ieri l'ho incontrata ed è fuggita via.» Spiegò tetro.

Erwin sospirò. "Santa pazienza..."
«Secondo me sei troppo duro con lei.
É gentile, educata, e dopo quello che è successo con Steffi è normale che sia un po' scossa.»

Levi lo guardò male. Non doveva spiegazioni a Petra a proposito del suo passato. Non erano sposati o fidanzati, lui era il capo e lei la cuoca. Nulla di più.

Egli sospirò e cercò di ignorare quelle parole.
«C'è altro, però.» Erwin si abbuiò, mettendosi lesto in ascolto. Levi aveva certamente bisogno di un'iniezione di calmante, non poteva evitare di sentirsi furioso al solo pensiero di quel barbone.

«Ho il mezzo dubbio che si stia frequentando con Zeke-» Fece una pausa durante la quale poté vedere l'espressione allibita dell'altro. «-Non mi fido, non deve vederlo.»

𝘚𝘸𝘦𝘦𝘵 𝘤𝘰𝘭𝘥 //𝘙𝘪𝘷𝘦𝘵𝘳𝘢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora