𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦 23

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Il tè che Levi aveva preparato di mano sua non era nemmeno lontanamente gustoso quando quello che solo Petra sapeva fare. Con una mano mosse via la tazza, con l'altra si teneva la fronte perché martire di una fastidiosissima emicrania. I capelli corvini, umidi e reduci da una doccia fredda, ricadevano lisci sugli occhi e sulle orecchie.
Il suono del campanello ronzò nelle sue orecchie che quasi gli pareva una martellata.
"Merda..."
Il corvino si sollevò a peso morto con le braccia e si chiese chi fosse tanto ostinato da disturbare proprio durante le vacanze Natalizie.

Levi aprì la porta, ma ciò che trovò sul ciglio ad attenderlo non gli mise per nulla felicità.

«Dawk» Schioccò con la lingua, al quanto irritato.

«Andiamo, mi chiami così anche in amicizia?» Rispose il suo ospite con un ghigno sulle labbra.

Levi sollevò un sopracciglio.
«So che non sei venuto qui in amicizia.»

Nile sorrise beffardo, aveva incrociato le braccia al petto e poggiato la schiena sul bordo dell'entrata.
«Sei sempre stato molto attento, Ackerman»

Il corvino si sentiva così tentato nel sbattergli la porta in faccia, ma fu quando l'altro parlò che non mosse un dito.

«Ho saputo che la tua dolce Steffi è in città»

Sgranò appena gli occhi, tenendo sempre la mano sulla maniglia.

«Dimmi cosa sai»

«Non mi fai accomodare?»

Così Levi lo lasciò entrare dopo un'occhiata storta.

Quell'uomo non aveva mai avuto la demenza di presentarsi a casa sua per una semplice chiacchierata: Sapeva oppure voleva qualcosa che riguardava anche il corvino stesso, ed egli non voleva restare all'oscuro delle cose.
Quel suo sorriso beffardo gli aveva detto qualcosa a proposito del ritorno di quella donna in città, che non gli era per niente chiaro. Magari, per una volta, Nile Dawk avrebbe dato risposta alle sue domande.

***

Levi versò un po' di tè nella tazzina che aveva servito a Nile per buona educazione. Quest'ultimo aveva sorseggiato lentamente, gustandosi ogni minima goccia della bevanda. Il corvino teneva gli occhi agganciati su di lui, come a poterlo interrogare solo con lo sguardo stoico che sempre portava.

«Se continui a tenere quella bocca incollata lì rischierai di farti andare il tè per traverso» Commentò lui, cercando di destare l'attenzione del suo ospite che, in risposta, aveva sogghignato.

«Sempre molto diretto» Nile aveva abbassato la tazzina. «Immagino che tu stia cercando risposte alle tue domande»

«Altrimenti non ti avrei fatto entrare»
In quella mattinata Levi non sembrava tanto paziente, una sensazione, un pensiero gli pizzicava lo stomaco, un groppo alla gola lo tormentava.

L'altro continuava a giocherellare con il cucchiaio che teneva nella tazza indossando sempre un ghigno divertito.

«Ho sentito la tua amica al telefono, allora avete risolto-» «Non c'è nulla da risolvere.»
La voce dura e graffiante di Levi lo aveva interrotto. Le dita strette sulla tazza e le nocche sbiancate. Nile osservava ogni suo singolo movimento e vederlo così nervoso per lui era spettacolo.

«Comunque, abbiamo la possibilità di concludere quel famoso accordo che cerchiamo di sistemare da tempo, il tutto grazie alla tua metà...» L'uomo fece una pausa, spostò nuovamente lo sguardo verso il corvino e sorrise.

«E no, non parlo della cuoca»

Le dita bianche e ossute ancora più tirate, Levi ridusse i suoi occhi glaciali a due piccole fessure taglienti.

𝘚𝘸𝘦𝘦𝘵 𝘤𝘰𝘭𝘥 //𝘙𝘪𝘷𝘦𝘵𝘳𝘢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora