𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦 25

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Petra raggiunse la zona bar con un nodo alla gola. Le faceva male per tutte quelle domande alle quali aveva dovuto rispondere: In quanto cuoca personale del signor Ackerman, lei era considerata come una delle persone più a contatto con lui.
"Contatto", una parola a dir poco esagerata, dato che non lo vedeva da settimane.

La giovane poggiò i gomiti sul bancone bianco marmo, Oruo purtroppo aveva dovuto rinunciare, anche se a malincuore, ad un caffè con lei.

«Cosa le porto signorina?» Aveva domandato un gentile ragazzo al bancone.

«Caffè grazie»

L'uomo si mise subito a lavoro e Petra sospirò stanca. Pensava a tutto il lavoro che le mancava a casa del signor Ackerman, sarebbe corsa subito lì dopo il caffè. 
Le palpebre erano pesanti, una pungente emicrania le torturava le meningi. Si sarebbe addormentata volentieri su quel bancone.

Ma una voce non le agevolò il sonno.
«È solo uno stupido insensibile!»
Ne riconobbe subito il timbro acuto, era Steffi.

Petra la guardò sottecchi: La fronte corrucciata, il passo spedito a suon di tacchi, dei documenti stretti tra le mani. Era visibilmente furiosa. Ella nascose il viso tra la giacca, non le andava di parlarle ancora, sapeva di non andarle particolarmente a genio... O almeno lo aveva capito.
La corvina non era sola, accanto a lei vi era un uomo barbuto e sulla quarantina a portare degli archivi sotto braccio.
I due si erano seduti ad un tavolino, ella gesticolava e parlava animatamente sotto l'atteggiamento inerme di lui.

«Quel bastardo, gliela farò pagare!»
Ringhiava a denti stretti.

«Se le cose stanno così, il nostro caro signor Ackerman non riavrà i suoi documenti.» Il tono era cambiato, si era ora fatto ammanierato.

Udendo quelle parole, Petra si accigliò. Quella donna stava pianificando qualcosa contro il signor Ackerman?

«Te lo assicuro! Sarà costretto a venire ad Oxford con me.»

La ramata sgranò appena gli occhi. Quell'affermazione l'aveva colpita in pieno petto.
Cosa voleva fargli?
Strinse forte la cinghia della sua borsa, le braccia le tremavano dalla frustrazione, non sapeva cosa pensare.
"Adesso ti ci mando io ad Oxford, a suon di calci"

«Ecco il suo caffè» Aveva affermato il barista, non ricevendo risposta.

"Che arpia..."
La giovane aveva fatto un passetto indietro, adirata.
Non sapeva cosa fare, dire, pensare.
Non sapeva se rimanere lì ad ascoltare oppure andarsene, d'altronde non erano nemmeno fatti suoi quelli.

Fece ancora un passo indietro.

«Signorina... Il suo caffè!»
Nessuna risposta.

Un altro passo indietro.

Due emozioni contrastanti si battevano nel suo animo.

"Vuole fare del male al signor Ackerman"
Continuava ad indietreggiare.

"Devo andare via"
Un altro passo ancora avrebbe fatto, ma si scontrò contro qualcosa... O meglio, qualcuno.

«Oh, mi scusi-» Si era voltata, ma si immobilizzò e riuscì solo a schiudere appena le labbra quando vide il volto del signor Ackerman fisso su di lei.

Le stesse iridi grigio-blu la scrutavano, lo stesso sguardo stoico la studiava.
Il cuore le balzò alla gola, lo stomaco le cominciò a formicolare.
Rimase zitta, non seppe dire quanto tempo.

«Petra» Disse lui in un sussurro.

Sentire la sua voce dopo così tanto tempo le fece uno strano effetto. La ricordava più decisa, eppure ora le sembrava così stanca e vuota.

𝘚𝘸𝘦𝘦𝘵 𝘤𝘰𝘭𝘥 //𝘙𝘪𝘷𝘦𝘵𝘳𝘢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora