𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦 20

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I raggi solari, fiochi e deboli, cercavano di filtrare quella poca luce attraverso le bianche nuvole cariche ancora di neve.

Uno dei pochi fortunati irradiò la camera da letto ancora silenziosa e serena.

Quando li avvertii sulle palpebre, un brivido mi attraversò la schiena per il freddo.
Mi aggomitolai nelle coperte con una smorfia disapprovata in viso.
Il calore con il quale mi ero addormentata era scomparso.
"Ma... aspetta..."
Strabuzzai gli occhi.
Accanto a me non c'era niente, o perlomeno...nessuno.
Solo il lenzuolo segnato da delle diverse pieghette. Levi doveva essersi destato e sollevato. Un rossore si posò sulle mie guance, ripensai a quanto era successo la sera prima. "N...noi..."
Noi ci eravamo addormentati tra le coccole e i baci.
Mi coprii il volto sino al naso.

Cosa mi stava accadendo?
Quell'uomo mi aveva stravolto l'esistenza, aveva capito i miei disagi, le mie paure, e li aveva superati senza neanche rendersene conto.
Mi chiesi dove fosse, ero a conoscenza della sua insonnia, ma non pensavo fosse anche un tipo tanto mattutino.
Mi chiesi del se avessi fatto un'emerita cavolata. Il signor Ackerman mi piaceva...a tratti, ma io potevo piacere a lui?
Io, giovane universitaria. Io, cuoca principiante. Io, ragazza umile, potevo davvero interessare ad un imprenditore? Ad un uomo d'affari, anche così bello, come lui?

Rimasi immobile, gli occhi fissi sul soffitto bianco.
Sarei impazzita di lì a poco. La mia vita stava cambiando: Mancavano pochi esami alla mia laurea, avevo finalmente un lavoro e adesso nuove emozioni mi scombussolavano l'animo.

Schizzai fuori dal letto, dovevo fare qualcosa, dovevo distrarmi.
Il cuore batteva forte, lo stomaco brontolava, il viso andava a fuoco.

***

Una volta indossati i miei vestiti, scesi di sotto. Si potevano udire delle pagine di giornale volgere. Immaginai il Signor Ackerman con il giornale tra le mani ed una tazza di tè sotto il mento.
Realizzati quanto stava accadendo
Mi diedi della stupida: Non gli avevo nemmeno fatto la colazione, come il mio lavoro prevedeva.
"Stupida stupida stupida"
Mi schiaffeggiai la fronte più volte con forza.

<Petra? Sei lì?>
Domandò lui. Balzai sull'attenti, guardava anche attraverso le pareti ora?

Entrai nella sala pranzo, un sorriso timido, le gote rosse e le mani che torturavo da ormai un pezzo. Lui mi guardò, con il giornale ancora alto.
<Mangia qualcosa.>
Indicò con lo sguardo una tazza di tè con dei biscotti davanti la sua.
Sgranai gli occhi.
Mi aveva preparato la colazione?
Avrei dovuto farlo io...
<Signore...Mi scusi tanto..io..>
Feci una pausa, i suoi occhi più aperti del solito e un sopracciglio sollevato. <Avrei dovuto prepararle io la colazione...> Mi avvicinai impacciata al tavolo, massaggiandomi impulsivamente un braccio.
Egli mi guardò male e quasi mi veniva voglia di sgusciare sotto al tavolo.
<Ma cosa dici?>
Abbassai il capo. <Sono io...la cuoca...>
<Si, ma sei in ferie.>
Restai in silenzio. Da un lato aveva ragione, dall'altro ero ancora imbarazzata.
Lui sembrava avesse dimenticato la serata di coccole che tanto mi tormentava, che non gli importasse nulla?
<Avanti, ora mangia.> La sua voce mi scosse dai miei pensieri. Gli feci un mezzo sorriso, seppur forzato.
Portai la tazza di tè sulle mie labbra e ne assaporai il gusto caldo, tenue e avvolgente a sufficienza. Il sapore era forte quanto bastava, capace di scaldare il palato e la gola. Mi leccai le labbra per non lasciarne neanche un po'.
<Ti piace?> Lo guardai.
<Si, è molto buono.> Gli sorrisi gentile.
Mi guardò con un piccolo ghigno di soddisfazione, poi fece una specie di verso di approvazione, riprendendo il giornale tra le mani.

***

La mattinata passò scorrevole e serena.
Durante la colazione avevamo chiacchierato, ma non ci eravamo detti nulla di così importante: Qualche aneddoto sulla sua vita imprenditoriale e qualche accenno sugli uomini che avevamo conosciuto all'evento di qualche settimana prima. Nessuna considerazione alla sua vita in passato però, forse non voleva parlarne.

𝘚𝘸𝘦𝘦𝘵 𝘤𝘰𝘭𝘥 //𝘙𝘪𝘷𝘦𝘵𝘳𝘢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora