𝘗𝘢𝘳𝘵𝘦 32

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La Voiman foundation era estremamente taciturna quella mattina. I vari imprenditori, dipendenti e segretari sedevano sui larghi tavoli delle sale riunioni con una tazza di caffè fumante sotto le labbra. Alcuni sospiravano stanchi, altri compilavano documenti per cominciare la giornata alla leggera.
La zona bar si era svuotata da qualche minuto, privata quasi completamente delle cialde per il caffè, e un barista solitario carezzava appena il piano per le ordinazioni con una pezza bagnata.

Oruo si aggirava per di lí, confuso, con una manciata di fogli tra le mani e gli occhi costantemente rivolti verso il suo orologio da polso, mentre le lancette scattavano. Il signor Ackerman non era ancora arrivato e il suo telefono poteva dirsi morto, dato che era irraggiungibile. Quella mattina il castano non era passato per nulla a casa sua, pensando ci fosse Petra, e si era precipitato direttamente in azienda, dopo aver sbrigato varie commissioni per la stessa.
La lancetta dell'orologio scattò, ancora una volta, e arrivò a segnare le nove in punto. Sospirò, stranito.
Tutti conoscevano il signor Ackerman per la sua estrema puntualità. Alle sette del mattino era sempre presente in azienda con una tazza di tè tra le mani ed un'espressione estremamente professionale. Ogni qual volta non riusciva a venire, avvisava sempre.
Oruo si chiese che fine avesse fatto. Se stesse poco bene, se fosse uscito prima che lui arrivasse.
Poi vide Steffi diretta verso l'uscita. Il passo era spedito e le labbra curve all'insù: sembrava serena, di buon umore. E non sempre ciò significava qualcosa di bene, così decise di rivolgersi direttamente a lei.

«Buongiorno signora Voigt.» Disse, raggiungendola.

«Oh, ciao Oruo» - Lo squadrò per bene. Tra di loro non c'era mai stata una particolare simpatia e Steffi stessa poteva dirsi di non sopportarlo minimamente. -«Posso esserti di aiuto?» Domandò sbrigativa.

«Potrebbe, sì» - Egli incrociò le braccia al petto, infastidito dal suo solo tono altezzoso. -«Vede: oggi il signor Ackerman non è in azienda. Ha per caso la minima idea di dove potrebbe essere?»

«Non è in azienda?»

Oruo non poté far a meno di notare come l'espressione della sua interlocutrice si fosse riempita di stupore e se ne domandò anche il motivo. «Sì, appunto le sto chiedendo se sa dove potrebbe essere.» - La guardò confuso, non ricevendo risposta. -«Io sono arrivato qui poco fa e... Lei è qui da più tempo di me, magari il signor Ackerman poteva esser arrivato presto per poi andarsene-»

«No, io non l'ho visto» mormorò lei, pensierosa. «Non è venuto in azienda?»
Steffi avvertì un'afa all'altezza della gola.
La sua mente aveva elaborato molte ipotesi, ma l'immagine di Petra, quella dannatissima cuoca, le era slittata dinanzi come una saetta.

«No signora-»

«Allora cosa ci fai lì impalato? Muoviti e va' a casa sua, starà lavorando da lì. Ma tutto io devo dirti?» - Sbuffò, alquanto irritata. «Ti ricordo anche che il signor Ackerman ha da prenotare i biglietti per Oxford, dato che la partenza è domani. Alla nostra stanza di hotel ci ho pensato io, invece.»

Il castano serrò gli occhi, annichilito.
Mentre Steffi fantasticava su quanto fosse bello l'hotel e sui due giorni che avrebbero passato lì lei e il signor Ackerman, egli invece avrebbe giurato di non vederci più per il nervoso.
Se c'era una cosa che poteva dirsi di saper fare davvero bene era proprio il suo lavoro. E il signor Ackerman stesso non se ne era mai lamentato.
Solo lei, in tutti quegli anni, era riuscita a dargli rogna. A fargli digrignare i denti e fumare le orecchie con quelle sue direttive insopportabili.

«E vedi anche di sbrigarti. Io e il signor Ackerman avremo da discutere su molte cose, lì ad Oxford. Ti è chiaro?» Terminò lei, seria.

«Certo, ho capito tutto.» Rispose il giovane, con il sorriso più tirato del mondo.

𝘚𝘸𝘦𝘦𝘵 𝘤𝘰𝘭𝘥 //𝘙𝘪𝘷𝘦𝘵𝘳𝘢Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora