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Kirishima apparteneva all'intelligence giapponese, erano mesi che seguiva il caso della banda di Kurogiri e finalmente era riuscito a prendere contatto con due pedine. Era un hacker professionista, aveva imparato all'età di 5 anni a smontare e rimontare un computer, grazie al padre che lavorava come informatico in una piccola azienda, all'età di 9 anni sapeva programmare attraverso diversi linguaggi di programmazione e a 11 anni creò il suo primo virus "Genkan" che attaccava i telefoni delle persone ad un massimo di 3 metri di distanza, copiandone tutti i dati sul proprio, con gli anni era riuscito a perfezionarlo ed era diventato un'arma importante usata dall'intelligence. Era un agente operativo, che lavorava spesso sotto copertura, non amava usare le armi, vista la sua inclinazione naturale alla pace, ma era abbastanza bravo.

Copiò i dati dei telefoni di Bakugou e Mina all'interno del computer e lanciò un programma di analisi. L'intelligence era quasi riuscita a mappare l'organizzazione, mancavano il Capo, il Consigliere e metà dei mercenari, era un lavoro che durava da anni, perché appena i membri sentivano l'odore della polizia, cambiavano identità e scappavano in un altro stato, senza lasciare traccia.

Lasciò il programma in azione e si concesse un bagno rilassante, entrò in vasca ripensò al giorno prima, quando aveva conosciuto quel ragazzo biondo, non si aspettava di trovarlo in lavanderia, e avviare il programma sul suo cellulare nascosto dai fumetti di Naruto è stato difficile per il poco tempo che aveva a disposizione, ma forse era l'unica occasione per rubare i dati dal telefonino di Bakugou. Copiare i dati di Mina era stato più facile e aveva avuto molto più tempo. Di solito i criminali non gli fanno alcun effetto, aveva imparato a congelare le sue emozioni per pensare con lucidità nelle situazioni critiche. Quando entrava in modalità poliziotto, sembrava un robot con le sembianze umane, non voleva più permettersi di sbagliare e lasciare che i compagni morissero per causa sua.

Tutto era accaduto anni prima, durante il primo lavoro sotto copertura, l'incarico era di stanare una banda di criminali che spacciava Crystal Meths, la città di Sapporo era sgomentata a causa del numero crescente di giovani che abusavano di questa sostanza e finivano in ospedale con il cervello fritto. Lui e il suo collega erano finalmente riusciti a scoprire l'identità di 3 capi spacciatori e stavano andando ad arrestarli. Erano all'interno di un edificio diviso in appartamenti abitati da molte famiglie, in uno di questi appartamenti si teneva il ritrovo della banda, abbatterono la porta, "Polizia" urlarono ed entrarono, davanti a loro trovarono i membri della banda, con una donna e due bambini. Kirishima aveva in mano la pistola ed era in posizione per sparare, ma lo sguardo pieno di terrore dei bimbi lo congelò, una marea di domande gli invasero la testa, innanzi tutto cosa stava facendo in quel luogo, e si rese conto che l'unica cosa che divide le persone in buone e cattive è la legge, ma anche i criminali possono avere una famiglia. I criminali presero le pistole pronte sul tavolo e iniziarono a sparare, il suo collega fece altrettanto e riuscì ad abbatterne due, ma il terzo fu più veloce e colpì il collega di Kirishima in pieno petto. Una lacrima cominciò a rigarli il viso, il mondo iniziava a farsi offuscato, e la stanza girava, due voci dentro di lui urlavano come se gli spaccassero i timpani "scappa" "combatti", perché c'era tutto quel caos? Lui non lo voleva, cosa ci faceva lì, poi Kirishima per un attimo si girò e vide la vita abbandonare gli occhi e il corpo del collega, un formicolio attraversò tutto il suo corpo, aveva la pelle d'oca. S'inginocchio per prendere meglio la mira e udì due colpi.

Uno era partito dalla pistola di Kirishima, l'altro da quella dello spacciatore.

Kirishima si sentì quasi sollevato, non riusciva a capire se fosse vivo o morto, ma ora c'era silenzio, un silenzio dell'oltretomba. Nessun recettore corporeo era attivo, era immerso in una calma platonica. Per lui il mondo era fermo, iniziò a cercare all'interno della sua memoria i momenti felici che aveva vissuto. Gli venne in mente la foto della sua famiglia, e si rese conto che la vita vissuta fino a quel momento era infinitamente breve, e che gli sarebbe piaciuto girare il mondo e collezionare altri momenti felici da imprimere indelebilmente nei ricordi. Si rese conto in quel momento cosa volesse dire avere voglia di vivere.

Il criminale cadde in ginocchio, aveva un'espressione sorpresa, quasi incredula, aveva realizzato di non aver colpito lo sbirro, perché aveva avuto troppo poco tempo per prendere la mira. Con l'ultimo sforzo disumano, mentre il suo corpo lo abbandonava, cercò di girarsi verso sua moglie e i suoi figli, voleva vederli l'ultima volta, solo un istante, ma prima che potesse realizzare di averli visti, il suo cervello non emetteva più alcun impulso nervoso. Cadde in avanti e da sotto il corpo uscì una pozza di sangue. Delle urla riportarono indietro Kirishima dal limbo, la donna accorse a soccorrere il corpo senza vita della persona uccisa da lui, i bambini stavano su un angolo a piangere.

Quella sera, tre criminali erano stati eliminati, Kirishima fu accolto come un eroe dai colleghi, ma nessuno si accorse che una moglie aveva perso il proprio marito e due bambini avevano perso il loro padre.

Quella notte il sonno di Kirishima fu tormentato dai demoni del passato.


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Angolo autrice

Ciao a tutti!!!! Fatemi sapere cosa ne pensate e se avete qualche suggerimento!!!! :)

KiriBaku : "Nero come la notte, rosso come il fuoco".Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora