VII

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Mentre Bakugou si era assopito, Kirishima si voltò verso di lui e si avvicinò senza fare rumore. Osservò meticolosamente il ragazzo che aveva di fronte, non aveva l'aria di un criminale, sembrava un ragazzino come tanti altri. Osservò i suoi capelli biondi e ribelli, esattamente come il padrone, dormiva con la bocca socchiusa e il viso aveva un'espressione rilassata, Kirishima avrebbe voluto sapere cosa stesse sognando, sembrava qualcosa di bello. Si chiese come mai un ragazzo tanto intelligente fosse entrato in una banda di criminali, cosa nella sua vita lo avesse spinto a seguire la strada della delinquenza e se in qualche modo avrebbe potuto salvare quel ragazzo determinato, ma allo stesso tempo emotivamente fragile. Cominciò a pensare se rilevare la verità sul proprio conto sarebbe stata una buona idea, avrebbe potuto farlo diventare un suo informatore evitandogli la prigione ... Kirishima si sentiva trasportato dalla sua fantasia, ma in un secondo l'immagine che si stava creando nella sua mente andò in frantumi, lui era un poliziotto e Bakugou era un delinquente che andava assicurato alla giustizia, non importa perché fosse entrato nella malavita, c'era entrato e pertanto andava punito. La legge è stata fatta per mettere ordine, nessuna giustificazione è ammessa. Il suo occhio cadde all'interno della cartella su cui Bakugou riposava, era leggermente aperta oltre ai quaderni c'era una busta bianca chiusa, lentamente la sfilò, non aveva scritto indirizzo o destinatario, cercò di esaminarla senza aprirla, all'interno c'era un piccolo libricino, dei fogli e delle carte plastificate, la guardò in contro luce e si rese conto che all'interno c'era un passaporto. Capì immediatamente che era una busta che conteneva una nuova identità, era di fronte a un problema, o prendere la busta o tornare a metterla al suo posto. Se avesse preso la busta, non avrebbe scoperto chi era la persona a cui era indirizzata e Bakugou probabilmente sarebbe stato punito per non averla consegnata, quindi non sarebbe giovato a nessuno. Avrebbe potuto aprirla, scoprire nome e cognome della nuova identità e poi mettere il materiale dentro un'altra busta della stessa dimensione, ma occorreva troppo tempo e non aveva buste così a portata di mano. Quindi, decise di rimetterla al suo posto e che avrebbe pedinato Bakugou nel pomeriggio.

Bakugou venne svegliato da Kirishima, che con una mano gli scuoteva la spalla, e lo chiamava con il viso a pochi centimetri dal suo. Si perse nei suoi occhi, vedendoli da vicino, le iridi erano nere, ma non un nero opaco come le braci, un nero lucido, con riflessi rossi, come il quarzo fumé, la luce del sole creava tanti piccoli riflessi, come un giardino di notte abitato da lucciole, desierò esplorare quel giardino, potersi distendere in mezzo all'erba profumata in una notte d'estate.

"Bakugou, Bakugou, svegliati che dobbiamo andare a lezione".

Ripresa la lucidità, dopo il dormiveglia, Bakugou istintivamente allontanò Kirishima spingendoli lontano da se, quest'ultimo perse l'equilibrio e cadde "Ahi ahi, che male, per fortuna sono atterrato con il sedere". Bakugou senza dire una parola, scese dal tetto e s'incamminò verso la classe. Non gli rivolse una parola per il resto della giornata.

Finita scuola, Bakugou uscì da scuola e prese l'autobus, Kirishima lo seguì, fortunatamente c'erano molti studenti che nascondevano la sua presenza. Bakugou era solito prendere diversi mezzi in modo casuale e andare in giro per la città, prima di consegnare la busta nel luogo indicato, per disperdere eventuali inseguitori. Gli ordini venivano fatti in questo modo: Mina era l'unica ad avere i contatti con il grande capo, quando occorreva creare una nuova identità, il grande capo contattava Mina tramite un telefono satellitare criptato, Mina poi decideva a chi assegnare l'ordine, oltre a Bakugou c'erano altri due membri che lui non conosceva. Una volta che la nuova identità era pronta per essere consegnata, a Bakugou veniva recapitato un biglietto sul tavolo di casa con l'indirizzo e il posto dove lasciare il materiale.

Arrivò nel luogo indicato, Kirishima riconobbe immediatamente il luogo perché era vicino a casa sua. Ormai il sole stava tramontando, Bakugou era arrivato in un vicolo stretto e lasciò la busta sotto il bidone delle immondizie, mentre Kirishima osservava attentamente da dietro un angolo e setacciava approssimativamente i dintorni con lo sguardo, per assicurarsi che non ci fossero altre presenze sospette.

Mentre Bakugou stava appoggiando la lettera, notò un piccolo gattino, striminzito, si potevano vedere le ossa, sembrava un cucciolo. Era disteso e cercava di alzarsi per scappare lontano dalla grande minaccia che rappresentava Bakugou, ma era senza forze e le gambe non lo reggevano. Prese dallo zaino un pezzo di panino rimasto dal pranzo, e lentamente lo avvicino al corpo del gattino. "Anche tu sei stato abbandonato piccolo? Nessuno si accorge di te, ecco mangia." Il gattino con una certa diffidenza annusò, poi iniziò a leccare, poi mangiò tutto in un sol boccone, intanto Bakugou versò nella mano un po' d'acqua dalla sua bottiglia e l'offrì al gattino che la bevve con ingordigia, fino a leccare le sue mani. Si alzò per andarsene, ma sentì che qualcosa si era appoggiato sul suo piede, il gattino si era trascinato fino ad abbandonarsi sulle sue scarpe, era privo di forze, ma vivo. Bakugou decise di portarlo con sé.

Raccolse il micio e lo sistemò tra le braccia. Si voltò, e un brivido attraversò il suo corpo, vide il volto di Kirishima che lo osservava all'inizio del viale.

KiriBaku : "Nero come la notte, rosso come il fuoco".Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora