Il primo sguardo

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Roma

1 maggio 1468

Palazzo Orsini

Clarice era pronta, stava per incontrare il suo futuro marito.

Quanto le disgustava anche solo pronunciare quella parola: marito. Detestava essere stata la vittima del gioco manipolatore della madre, molto più scaltra ed arguta di suo padre. In famiglia la vera mente di tutto e soprattutto colei che davvero gestiva gli affari era proprio lei, Madonna Maddalena. Suo padre invece, troppo preso dai suoi esercizi spirituali, non si curava minimamente di quello che accadeva all'interno di quel palazzo, o meglio, all'interno di quella prigione.

Era pronta ad incontrare quell'uomo di cui i suoi genitori le avevano tanto parlato nelle ultime settimane, dopo quel funesto e improvviso incontro con la madre di lui. La compostezza e la solennità della figura di Lucrezia Tornabuoni avevano infestato i suoi sogni per giorni. Quello sguardo così severo le aveva fatto paura: non aveva visto neanche un briciolo di umanità in esso. Era davvero questo quello che succedeva alle donne ormai adulte e a capo di una famiglia, avrebbe anche lei dovuto subire la stessa sorte?

Era tutta la mattina che continuava a pensarci, assorta nei suoi pensieri e cullata dal sibilo che la spazzola produceva mentre toccava i suoi lunghi capelli rossicci. Adorava spazzolarli, la rilassava. Per questo aveva mandato via la serva, voleva farlo da sola. Voleva stare da sola.

All'improvviso i suoi pensieri vennero interrotti da un rumore sordo alla porta della sua camera: sua madre stava bussando. I Medici stavano arrivando.

Lorenzo si era quasi addormentato in carrozza, il viaggio era stato davvero lungo e avevano anche incontrato delle difficoltà durante il tragitto verso Monterotondo. Alcuni contadini romani vestiti di stracci e alcuni neppure di quelli, chiedevano l'elemosina lungo la strada e bloccavano il passaggio. Non era stato facile toglierli da lì, ma poi era sopraggiunta una guardia pontificia che li aveva immediatamente cacciati, bastonandoli duramente sul corpo con una spada la cui lama aveva emanato una luce intensa alla luce del sole. Lorenzo rimase stupefatto.

< Madre, davvero è questa Roma? Come è potuta diventare così? Questa dovrebbe essere la città dell'amore e della pietà. Avete visto cos'hanno fatto a quei poveri uomini? Se ci fossi stato io li avrei aiutati, avrei dato loro denaro. Magari.....>

La madre lo interruppe bruscamente. < Oh Lorenzo, questa ormai non è più la sede di San Pietro. Roma non è Firenze. Qui non ci sono banche che sostengono e aiutano il popolo. Qui la Chiesa sfrutta il popolo per arricchire i beni di Cristo. Lo capirai molto presto. Preparati, stiamo per arrivare.>

Lorenzo rimase profondamente turbato dalle parole della madre e pensò che quando fosse diventato signore di Firenze il suo primo pensiero sarebbe stato il popolo. Lo avrebbe amato e il popolo avrebbe amato lui.

D'un tratto, il profilo di un palazzo imponente e solenne si stagliò sullo sfondo, circondato da un giardino immenso e riempito di cespugli con fiori di ogni tipo. Vi era il tripudio del colore laggiù. La famiglia della sua futura moglie doveva essere davvero ricca se potevano permettersi una simile abitazione. Ah, sua moglie. Nel corso del tragitto aveva cercato di non pensarci. Non sapeva cosa aspettarsi, non sapeva che tipo di donna avrebbe presto sposato. I suoi amici, Poliziano e Luigi Pulci che erano stati spesso nell'Urbe, gli avevano raccontato di quanto severe e austere le fanciulle romano fossero e di come si mostrassero sempre poco inclini alla festa e al divertimento.

Come avrebbe potuto amare una donna che non condivideva i suoi stessi interessi? Lui era così pieno di vita, vigore e spensieratezza. Aveva bisogno di una donna come lui al suo fianco, una donna come la dolce Lucrezia.

La carrozza si fermò. Sua madre lo guardò negli occhi < Vedi di comportarti bene Lorenzo, siamo al cospetto di una nobile e antica famiglia. La tua futura moglie incarna perfettamente i principi base di questa città: decoro, dignità e onore. Ti sorprenderà.>

Lorenzo cominciò a spaventarsi. < Madre, non mi avrete dato in sposa una santa? Non potreste dirmi almeno come si chiama?.>

Lucrezia sospirò agitata. < Clarice. Clarice Orsini>

Le porte dell'imponente ingresso tutto costruito in marmo vennero spalancate da due servitori. Lorenzo rimase impressionato dalla finezza e dalla purità del marmo. Si, doveva essere marmo di Carrara. Non ve n'era uno più lucente.

Una donna alta e minuta, dai capelli rossi come il sangue raccolti in una lunga treccia, venne loro incontro e allargò le braccia verso Madonna Tornabuoni.

< Oh Lucrezia, che piacere rivedervi! Abbiamo aspettato il vostro arrivo con molta trepidazione. Vi prego, entrate pure.>

La madre di Lorenzo abbracciò calorosamente la sua futura nuora. Era davvero felice di poterla rincontrare, erano riuscite in poco tempo a diventare amiche. Maddalena Orsini era particolare, una vera matrona romana, giudiziosa e metodica, aveva subito conquistato la sua fiducia.

< Maddalena, vi presento il mio primogenito, Lorenzo de Medici.>

Lorenzo, che fino a quel momento era rimasto a guardare incantato la bellezza degli affreschi che adornavano la sala di ingresso in cui erano stati accolti, girò subito la testa verso le due donne.

< Madonna Orsini, perdonate la mia indiscrezione, ma chi è l'autore di questi meravigliosi affreschi?.>

Sua madre lo rimproverò con gli occhi, mentre l'altra donna sembrò sorpresa della domanda.

< Beato Angelico. Un grande pittore dei nostri tempi e con cui mio marito aveva stretto una proficua amicizia molto tempo fa. Perché lo chiedete, messere?.>

Lorenzo continuò ad osservare la figura di Cristo impressa con la pittura sul muro. Come lo guardavano quegli occhi...Sembrava gli stessero parlando, gridavano.

< Oh nulla Madonna. Sono un'amante della pittura e dell'arte in generale. Spero anch'io un giorno di poter commissionare tali bellezze ai miei artisti di Firenze. Renderebbero gloria al Signore.>

Lucrezia sorrise, Maddalena lo guardò stupefatta. Quel ragazzo avrebbe davvero fatto grandi cose, c'era una luce che brillava nei suoi occhi e che aumentava di intensità quando Lorenzo rivolgeva lo sguardo alle pareti affrescate.

Una voce flebile e dolce come una melodia angelica ruppe il silenzio che era sceso su quelle tre figure, all'improvviso come bloccate nel corso della storia e del tempo. 

< Anche mio padre ama davvero quel dipinto. Il dolore di Cristo ci ricorda ogni giorno il sacrificio che egli è stato pronto a compiere per noi. E' un monito contro il peccato.>

Clarice stava immobile in piedi sulla parte più alta della larga e lunga scala di marmo che occupava la parte centrale dell'ingresso. Fino a quel momento era rimasta chiusa nella propria stanza, terrorizzata e spaventata per quello che sarebbe potuto succedere. Di Lorenzo de Medici le avevano detto tante cose, che era bello, affascinante e carismatico. Buono,generoso,gentile, altruista e .... amante delle donne.

Lorenzo subito si voltò e cercò di capire da dove provenisse quella voce così angelica e soave. Non appena comprese, i suoi occhi si posarono sulla figura minuta ma ferma della donna che, dall'alto della scala, lo guardava attentamente.

Rimase profondamente colpito da lei. Quegli occhi, quegli immensi occhi verdi, lo guardavano come se avesse visto un fantasma. Davvero le incuteva così timore? Desiderava che scendesse dalle scale, per poterla vedere da vicino. Qualcosa in lei lo aveva già conquistato. I capelli rossi forse? Il pallore della sua pelle? Le mani delicate e adagiate dolcemente sull'abito blu notte?

No, niente di tutto ciò. Erano stati gli occhi. Gli occhi verde smeraldo. Non ne aveva mai visti di così lucenti. Neppure quelli della sua amante fiorentina emanavano una luce così forte.

Era bastato uno sguardo. Si, d'altronde basta sempre uno sguardo.

Il primo sguardo.

La moglie del MagnificoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora