Competizione

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Roma
Palazzo Colonna
20 ottobre 1468

Lorenzo scese dalla carrozza e si sistemò il mantello sulle spalle. L'estate era passata più velocemente di quanto credesse e l'aria calda ed asfissiante era stata presto sostituita dal vento gelido e pungente dell'autunno. Strinse le dita delle mani intorpidite dal freddo e le riscaldò avvicinandole alle labbra.

Si volse verso il cocchiere della vettura e gli chiese di rimanere. Sarebbero bastati pochi minuti, non si sarebbe trattenuto a lungo, giusto il necessario per chiudere definitivamente la questione.

Volse lo sguardo verso il monumentale edificio di marmo che si stagliava imponente di fronte ai suoi occhi e trattenne il respiro. L'uomo che aveva sedotto la sua Clarice doveva essere davvero ricco e anche molto potente, nessun altro si sarebbe potuto permettere di vivere in un palazzo così sfarzoso ed elegantemente elaborato. Indugiò sulle colonne greche che abbellivano l'ingresso principale e rimase piacevolmente sorpreso nel constatare con quanta finezza i capitelli corinzi erano stati realizzati. Le foglie d'acanto si attorcigliavano attorno al fregio continuo, mentre il fusto di marmo scendeva rigido e semplice su una base attica.

Chiunque avesse scolpito quei pilastri doveva essere un grande conoscitore dell'architettura greca: in pochi sarebbero stati in grado di riprodurre un ordine architettonico così raffinato e poco utilizzato nell'antica Grecia. Di sicuro, l'artista si era ispirato agli antichi templi di età repubblicana romana, celebrando così l'austerità e la potenza della città eterna.

Lorenzo scosse la testa sorridendo, sapeva bene che l'uomo con cui avrebbe presto parlato avrebbe tentato di corromperlo e di fargli cambiare idea, facendo leva su quello che era il suo punto debole: avrebbe cercato di affascinarlo con la sua ricchezza, proponendogli di lavorare insieme ad alcuni degli artisti di cui suo padre si era servito per realizzare il palazzo di famiglia. Doveva stare molto attento alle parole che avrebbe usato, da quella discussione sarebbero dipese le sorti del suo matrimonio e del rapporto con la donna che amava.

Chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro. Non si sarebbe lasciato intimorire da un uomo qualsiasi, neppure se quell'uomo era un Colonna e proveniva da una delle tre famiglie più potenti di Roma.

Oltrepassò il sentiero di ghiaia circondato ai lati da alberi di ogni tipo, calpestò le foglie rosse appena cadute sul sentiero e si lasciò sfiorare dal vento gelido che si era appena alzato dalle montagne alle sue spalle.

Due uomini a guardia della porta principale si scambiarono degli sguardi sospettosi e portarono la mano alla spada che riponevano nella fodera della parte sinistra della cintura.

Lorenzo strinse i denti. Non aveva mai immaginato di poter dare l'impressione di un aggressore o di un vagabondo. Solitamente le persone lo riconoscevano non appena lo vedevano, dicevano che somigliava molto a suo nonno Cosimo. Non aveva mai avuto bisogno di presentazioni, bastavano il suo sguardo fermo ed i suoi occhi penetranti perché le persone capissero chi avevano davanti.

La guardia più giovane alzò una mano e lo fermò.

< Identificatevi signore, altrimenti non possiamo lasciarvi entrare. I signori Colonna non accettano visitatori o nomadi>.

Messer Medici frugò nella tasca del mantello e prese una lettera. La porse alla guardia che gli aveva rivolto la parola ed attese che leggesse il breve messaggio che conteneva.

L'uomo dai capelli biondi come il grano strabuzzò gli occhi e ripose l'arma nella sua custodia.

< Perdonatemi, mio signore. Chiederò a Messer Colonna di ricevervi al più presto. Venite, potete attenderlo nell'atrio>.

La moglie del MagnificoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora