Un Compromesso

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4 agosto 1468
Monterotondo
Palazzo Orsini

Erano partiti poche ore dopo l'arrivo della lettera, agitati e timorosi di cosa sarebbe potuto succedere se non avessero risolto il conflitto con il papa. Giuliano, ancora perso nell'oblio della sbronza, malediceva in cuor suo il momento in cui la sera prima aveva scelto di bere un bicchiere di vino. Avrebbe dovuto sapere che si sarebbe lasciato andare, senza resistere alla tentazione di perdersi nel vuoto e nella calma che il vino portava con sé. Ora, dopo quasi una settimana di viaggio, dolorante per il troppo tempo seduto sui cuscini del vano della carrozza e stremato per il caldo soffocante che gli impediva di respirare, stava per perdere la pazienza. Avrebbe tanto voluto farsi una bella doccia non appena fossero giunti nella loro villa a Roma, necessitava di un bagno e di un bel sonno rigenerante. Allo stesso tempo, non riusciva a capacitarsi di come invece suo fratello, seduto tranquillamente su cuscini di velluto davanti a lui, leggesse un libro sfogliando delicatamente le pagine, senza scomporsi mai, senza mai dare cenno di cedimento o di fastidio per l'umidità asfissiante o per la stanchezza del viaggio.

<Mi spieghi come fai?>. Giuliano guardò Lorenzo con gli occhi spalancati per la sorpresa, agitando furiosamente una mano davanti gli occhi del fratello, ancora assorto nella sua piacevole lettura.

< A fare cosa, scusa?>. Lorenzo alzò gli occhi dalla pagina che stava osservando da qualche minuto e guardò fuori dalla carrozza, sporgendo leggermente la testa per capire dove fossero giunti. Non appena vide le mura della città, esultò e chiuse il libro che stringeva tra le mani, per riporlo attentamente nella borsa da viaggio che aveva portato con sé.

< Siamo arrivati Giuliano. Le tue sofferenze sono finalmente finite. Avresti dovuto leggere qualcosa anche tu durante il viaggio, ti avrebbe aiutato.>

Il giovane dai capelli biondi lo guardò infastidito e alzò gli occhi al cielo. Suo fratello era sempre così saccente. Quanto avrebbe voluto prenderlo a schiaffi in quel momento.

< Ti rendi conto di quello che mi stai facendo fare? Sono venuto a Roma solo per te e per riscattare l'onore infangato della tua bella futura moglie e tu mi dici che avrei dovuto portarmi un libro con me da leggere durante il viaggio? Fa caldo, sto morendo di sonno e tu al contrario sembri così rilassato e tranquillo. Mi spieghi come diamine fai?>.

Lorenzo sorrise compiaciuto e diede una pacca sulle spalle al suo giovane fratello. Aveva così tante cose ancora da insegnargli e un giorno, diventato capo della banca dei Medici, dopo la morte del loro padre, lo avrebbe voluto al suo fianco nella gestione degli affari di famiglia. Voleva bene a Giuliano più di qualsiasi cosa al mondo, era così giovane ed inesperto. Proprio quell'innocenza e quella tenerezza lo spingevano ad essere così protettivo con lui.

< Tecnicamente sei tu che ti sei offerto di accompagnarmi, non ti ho di certo obbligato io, ma entrambi sappiamo perché lo hai fatto. Non potevi resistere un'altra settimana senza di me>.

Giuliano lo guardò in cagnesco, prima di stendere le gambe intorpidite lungo i cuscini su cui sedeva. Incrociò le braccia e sbuffò.

< Dimmi almeno che ne vale la pena. Mi sono giunte voci, sai?>.

Lorenzo lo guardò incuriosito.

< Quali voci? Di cosa parli?>.

< Voci sulla tua adorabile futura mogliettina. Sandro una volta l'ha vista, in uno dei suoi viaggi a Roma. Dice che è molto bella ed intelligente. Lo è davvero?>.

Lorenzo abbassò il capo e contrasse la mascella.

< Si lo è, ma non è stata la sua bellezza ad affascinarmi. Oggi la vedrai e capirai. Sono i suoi occhi... c'è qualcosa ,in quegli occhi, che mi ha totalmente stregato, qualcosa che non riesco ancora a comprendere e che devo assolutamente conoscere>.

La moglie del MagnificoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora