Un Arrivo Inaspettato

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25 giugno 1468
Palazzo Orsini

Quella mattina la carrozza procedeva lentamente sotto il cielo plumbeo di Roma. Monterotondo si ergeva sul primo colle antistante le mura della città eterna, un piccolo paese su cui spiccava il Palazzo della famiglia Orsini. Era proprio lì che era diretto il passeggero incappucciato all'interno della vettura. Un lungo mantello nero copriva la sua figura, mentre la veste, di un blu intenso, giungeva fino ai piedi. Non si sarebbe potuto capire chi fosse nemmeno dallo stemma posto sulla sommità della carrozza. Chiunque viaggiasse all'interno di essa, era stato così accorto da togliere ogni possibile segno di identificazione.

Clarice era intenta a leggere la Bibbia nella propria stanza. Sarebbe tanto voluta uscire per fare una passeggiata in giardino, erano appena nati nuovi meravigliosi fiori da raccogliere e che avrebbe potuto intrecciare in una bellissima ghirlanda, ma il cielo scuro prometteva un bel temporale. Così aveva optato per una sana lettura. Si era accoccolata sul davanzale della sua finestra, con le spalle rivolte verso le fredde pareti del muro e una coperta che le copriva le gambe.

Adorava sfogliare le pagine così fini e delicate delle Sacre Scritture. La rilegatura argentata della copertina contrastava con l'inchiostro nero delle pagine e il segnalibro rosso che utilizzava per ricordare dove si fosse fermata la volta precedente, si era leggermente consumato. Ricordava molto bene l'occasione in cui le era stato regalato quel libro: era il suo decimo compleanno e suo padre l'aveva portata con sé presso la Curia Papale, voleva farle conoscere il nuovo pontefice eletto da poco. Proprio lo stesso papa le aveva fatto dono della sua Bibbia personale, dicendole che quel manoscritto l'avrebbe guidata sempre nelle scelte più difficili e complicate della sua vita. In quelle pagine avrebbe trovato conforto e una soluzione a tutte le sue sofferenze.

E Clarice sperava davvero che potesse funzionare anche quella volta. Negli ultimi giorni si era sentita così abbattuta. Era venuta a conoscenza di una notizia tremenda, o almeno lo era per lei. Non sapeva se fosse vera o meno, ma c'era qualcosa in fondo al suo cuore che la spingeva a crederlo. Se davvero ciò che le era stato raccontato era autentico, allora tutto sarebbe sfumato. Tutte le sue speranze e le sue aspirazioni sarebbero svanite nel nulla, non sarebbe mai riuscita a combattere con quel dolore per tutta la vita.

All'improvviso la sua dama di compagnia, Sara, bussò alla porta.

Clarice alzò la testa dal libro e le permise di entrare.

< Sara, cosa succede? Perché sei così turbata? E' forse successo qualcosa?>

L'esile ragazza si inchinò di fronte alla sua signora e le porse un biglietto di carta.

< Madonna, c'è un uomo all'ingresso che chiede di voi. Ha detto che desidera parlarvi urgentemente. Non se ne andrà via finché non vi avrà visto.>

Clarice prese il biglietto tra le mani della serva e lo aprì. Rimase turbata da quanto vi era scritto. Non un nome, non una frase o una parola. Niente di tutto ciò, semplicemente una lettera scritta in maiuscolo: L .

< Non hai neanche riconosciuto da dove provenisse? Non c'è forse lo stemma sulla carrozza?>

Sara scosse la testa. < No Madonna. Chiunque sia, lo ha tolto. Non riesco a riconoscere nulla che vi possa aiutare.>

La fanciulla guardò fuori dalla finestra e vide la vettura posizionata proprio davanti all'ingresso principale del Palazzo. La carrozza era trainata da due cavalli mentre il cocchiere, vestito solo di pochi stracci, si era fermato vicino alla fontana del giardino ad ammirare le sculture di Giove e Nettuno dalle cui mani uscivano fuori zampilli d'acqua brillanti alla luce del sole appena tornato in cielo.

La moglie del MagnificoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora