Capitolo 7

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Rose mi fece entrare accompagnandomi in quello che in teoria doveva essere il salotto, ormai pieno solo di scatoloni e mobili vuoti.
"Bella, vuoi qualcosa da bere, ci è rimasta un bottiglia di thé" mi disse sorridendo.
Annuii e mentre prendeva il bicchiere e versava il contenuto iniziai a raccontargli le mie preoccupazioni.
"Jace è da quel giorno del litigio che non viene a scuola, in più oggi ho scoperto che ha un fratello e una sorella e ho in mente davvero tante domande."
dissi tutto d'un fiato.
"Ti spiego in breve per quel che mi è possibile. Jace non è mio figlio, anche se ormai lo considero tale. Mia sorella gemella, ovvero sua madre me lo ha lasciato quando era piccolo e mi ha pregato di averne cura e crescerlo come se fossi io la mamma, quando l'ho preso in affido era piccolo.. ed essendo mia sorella gemella probabilmente nemmeno si sarebbe accorto della differenza, però poi un giorno ha conosciuto suo fratello e sua sorella. E da quel momento ha odiato me per non avergli detto la verità, e mia sorella per averlo abbandonato. La cosa peggiore è che mia sorella si tolse la vita pochi giorni dopo e lasciò gli altri due figli e il padre. Soltanto che Jace è nato da una relazione tra la mamma e il primo marito, quindi loro sono i suoi fratellastri, ma li considera fratelli suoi. Quel giorno abbiamo litigato perché mi ha urlato contro quanto mi odi per non avergli detto la verità, e da una parte non posso dargli torto."
Mi spiegò.
"E ora il padre di Jace dov'è?" Chiesi io curiosa.
"Il padre è morto di tumore qualche anno fa. Ma lui e Jace non sono mai stati in buoni rapporti, lo riteneva una delle cause per cui la madre lo ha abbandonato." disse asciugandosi una lacrima.
Mi alzai per andare ad abbracciarla. Mi si spezzava il cuore a vederla così, alla fine lo aveva fatto per il suo bene anche se probabilmente io avrei reagito esattamente come lui.
"Sai dove posso trovarlo ora?" chiesi.
"Probabilmente è dai suoi fratelli, ma ti consiglio di non andarci, sono sicura che quando se la sentirà tornerà di sua spontanea volontà." sorride leggermente.
La ringraziai per l'ospitalità per poi andare a casa.
Avevo bisogno di una doccia.
Entrai dentro casa e per poco non mi prese un infarto.
"Che cavolo ci fai tu qui?" dissi mettendomi una mano sul petto.
"Hai lasciato la porta aperta stamattina, ma sei stata fortunata che sia entrato io." sorrise divertito.
"Jace dove sei stato per tutti questi giorni, mi sono preoccupata un sacco." Dissi avvicinandomi leggermente.
"Sono stato da Matthew." disse in tono serio.
Andai verso il frigo per prendere l'occorrente per fare un panino.
"Vuoi un panino?" Chiesi mentre ne stavo preparando già uno.
Lui disse di no dirigendosi verso l'uscita per poi bloccarsi davanti alla porta.
"Grazie per avermi cercato, e per esserti preoccupata per me. Prima o poi ti racconterò tutto, oltre a quello che ti ha detto prima mia zia." disse senza guardarmi per poi uscire.
Rimasi 5 minuti a fissare la porta per poi tornare a fare quel che stavo facendo. Ero così confusa e dispiaciuta per Jace. Io avevo passato dei momenti brutti ma anche lui non ne aveva passati di migliori. Ma nonostante tutto sembrava non lo toccasse minimamente nulla , che non fosse debole come lo avevo visto io in quel momento. Riusciva davanti agli altri a mascherare il tutto con il suo modo di fare arrogante ma chissà per quale motivo con me non ci riusciva. Tornando in me andai a farmi una doccia veloce per poi mettermi a letto e cadere nel mondo dei sogni.

"Isabella sei qui?" sentii mio fratello fuori la porta della mia camera.
Feci un verso incomprensibile in risposta sentendo poi la porta aprirsi leggermente.
"Abbiamo ordinato sushi stasera, hai fame?" disse Jhonatan in tono dolce.
Alla parola "sushi" mi alzai di scatto correndo verso la cucina e per poco non presi in pieno Jordan.
"Ei dolcezza dove corri? Guarda che il sushi non scappa, è bello che morto." disse ridendo.
"Si ma visto che qui c'è l'uragano Jordan che tra un po' non mangia anche i mobili preferisco correre come una pazza e arrivare al MIO cibo piuttosto che rimanere a secco per colpa tua. Il mio cibo non si tocca, soprattutto se è il mio preferito." Dissi togliendogli la scatola dalle mani.
Il sushi era tipo la mia droga, da quando lo avevo assaggiato la prima volta, grazie a mio fratello, non me ne ero liberata più. Lo amavo alla follia.
Volendo andare in fondo alla questione Jace mi presi coraggio.
"Simon posso farti una domanda?" chiesi a voce bassa sperando che non mi sentisse.
"Certo dimmi tutto."
"Perché tu e Jace non vi potete vedere? Da quando vi conosco non fate altro che litigare." dissi cercando di mantenere la voce calma.
Lui a primo impatto si irrigidì e non rispose ma poi iniziò a parlare.
" È una storia lunga ma te la racconto in breve. Eravamo ad una festa organizzata da Cameron, il capitano della squadra di football, ed era pieno di alcool in quella casa, io ero andato a quella festa con lui, Matthew, mia sorella e la sorella di lui. E si se te lo stai chiedendo io e Jace prima eravamo amici. Stavo ridendo tranquillamente quando ho visto Jace e mia sorella entrare in una camera, così sono andato a vedere e mi sono ritrovata una scena che non sto a raccontarti i particolari, ma penso tu capisca che intendo. E senza pensarci due volte ho iniziato a picchiarlo finché non è arrivato Matthew che mi ha fermato. Ero accecato dalla rabbia. Il mio migliore amico si stava facendo mia sorella, quando ci eravamo ripromessi che non avremo mai fatto una cosa simile. Io ero innamorato di sua sorella ma nonostante questo ho messo da parte questo per la nostra amicizia e lui mi ha ripagato così. Per non parlare del fatto che dopo quella sera Jace ha piantato mia sorella e sono stato io a doverle tirare su il morale per quanto piangeva. Ha infranto una promessa e ancora adesso non riesco a perdonarlo." mi disse con un tono misto tra rabbia, disgusto e malinconia.
Non sapevo nemmeno cosa dire. Simon aveva messo da parte l'amore che provava per la sorella di Jace per la loro amicizia. E Jace lo aveva ripagato in quel modo.
Inizialmente provai anche io quella sensazione di disgusto ma pensai anche al fatto che probabilmente da quel momento era cambiato o magari aveva avuto i suoi motivi, insomma non che avesse ragione ma volevo dargli il beneficio del dubbio.
"Mi dispiace per tutto questo, spero solo che prima o poi risolviate." Dissi per poi abbracciarlo. Gli diedi un bacio sulla guancia e lo vidi arrossire leggermente.
Con quel gesto si calmò tutto insieme come se avessi usato dell'acqua per spegnere il fuoco.
Ero felice di fargli questo effetto.
"Bella, grazie di tutto, da quando ti ho conosco non ho fatto altro che pensare a quanto sono fortunato ad averti come migliore amica, spero che questo non cambi mai" disse Simon dandomi un bacio sulla fronte.
Non risposi ma lui capì che era lo stesso per me.
Finito di cenare andai in camera, e accesi il telefono per poi notare che mi era arrivato un messaggio da un numero non salvato.
" Ciao sono Dallas, faccio parte della squadra di nuoto, ho visto il tuo nome nell'elenco di coloro che vogliono partecipare al corso, e ho preso il tuo numero, spero mi perdoni. Volevo chiederti se ti andava di venire ad una festa a casa di Kevin, un giocatore di football della scuola. Puoi portare chi vuoi fammi sapere ;)  "

Dallas

Rimasi leggermente perplessa da quel messaggio, in primo luogo perché questo ragazzo aveva preso il mio numero dal nulla scrivendomi una cosa che poteva benissimo dirmi a scuola, e mi aveva invitato ad una festa nonostante non mi conoscesse. Perché proprio a me poi?
Decisi di non rispondere, ci avrei pensato a scuola.
E mi addormentai tra i mille pensieri.

E poi arrivò lui..Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora