Capitolo 11

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Il suono della campanella, che indicava l'inizio delle lezioni mi riportò alla realtà. Ero lì, tra le braccia di Jace, e in quel momento avevo realizzato quanto ci si stesse bene. Mi sentivo protetta, al sicuro e questo mi rendeva felice e forse un po' impaurita, perché se in futuro fosse andata male, probabilmente mi sarei ritrovata vuota.
E sapevo perfettamente cosa si provava.
Avere mio fratello accanto era l'unica cosa che mi faceva sentire al sicuro da tutto perché sapevo che lui nel bene e nel male ci sarebbe sempre stato.
"Dovremo andare a lezione" dissi guardando Jace.
Aveva lo sguardo di uno che sembrava aver trovato il suo posto nel mondo, e forse non era poi tanto diverso da quel che provavo io.
"Si, dovremo" mi disse lui dandomi un bacio a stampo e intrecciando la sua mano con la mia.
Ci dirigemmo verso l'entrata per poi andare velocemente ai nostri armadietti.
Fortunatamente il professore ancora non era arrivato.
Di fretta andai a sedermi vicino a Jhonatan con Jace al seguito che si era messo nel posto dietro al mio.
"Ei dove sei stata?" disse Jhon visibilmente in ansia.
"Dovevo fare una cosa importante" dissi io, sentendo Jace ridere leggermente.
Probabilmente il fatto che lo avevo definito "una cosa importante" lo faceva rendere abbastanza fiero.
"Buongiorno ragazzi, prima di iniziare la lezione vorrei presentarvi un nuovo alunno,lui è Caleb,mi raccomando accoglietelo come solo voi sapete fare." disse il professore seguito da un ragazzo.
Era un ragazzo abbastanza alto, con dei capelli biondo platino e degli occhi azzurro ghiaccio.
Solo dopo notai che aveva un tatuaggio sul braccio. Precisamente una scritta in latino.
"Nec sine te, nec tecum vivere possum."
"Non posso vivere né con te, né senza di te".
Era una frase che a parer mio celava un pensiero molto profondo e forse in futuro gli avrei chiesto il significato.
Andò nel primo posto libero che era nella fila opposta alla mia e prima di sedersi mi guardò.
Aveva uno sguardo strano, come se già mi conoscesse e cercasse di dirmi qualcosa.
"Isabella a fine lezione potresti portare Caleb a fare un giro per la scuola?" chiese il prof.
Annuii semplicemente cercando il suo sguardo ma con scarsi risultati.
Guardava davanti, fisso in un punto, con la mascella che gli si muoveva, segno che era molto nervoso.
Quel ragazzo era davvero un mistero, e lo conoscevo da appena 5 minuti. Non avrei osato immaginare a fine anno.
...
Finita la lezione presi i libri e mi incamminai verso gli armadietti quando sentii una stretta sul polso. Mi girai di scatto ritrovandomi Caleb davanti.
"Non dimentichi nulla?" mi disse serio.
"Oh si, il giro della scuola, vieni con me, poso i libri nell'armadietto e andiamo." dissi per poi sentire la presa allentarsi.
Era un modo abbastanza rude di attirare la mia attenzione ma lasciai stare. Ed era come se non volesse lasciarmi.
Avevo avuto una strana sensazione, lo si leggeva dallo sguardo.
Andammo agli armadietti, posai i libri e iniziai il giro.
"Allora, da dove possiamo iniziare" dissi mentre camminavamo "ecco, qui c'è l'aula di musica, puoi venirci quando vuoi, anche dopo la scuola o mentre c'è la pausa pranzo, è a completa disposizione, anche nei momenti in cui ti sentì ispirato, ovviamente se ti piace suonare."
"Qui" dissi indicandola "c'è la segreteria ma penso che tu ci sia già stato." "Non voglio annoiarti quindi ti porto direttamente in palestra."
Ci incamminammo verso la palestra con un silenzio leggermente imbarazzate.
"Sai, ti immaginavo diversa" disse Caleb improvvisamente, al che mi fermai e lo guardai confusa.
"Mia madre ti ha descritta in modo diverso, probabilmente è rimasta indietro, mi parlava spesso di te e tuo fratello quando ero piccolo".
Mi si gelò il sangue.
"Aspetta, che stai dicendo? Come fa tua madre a conoscere me e Jhonatan." lo guardai visibilmente pallida in viso.
"Perché mia madre è anche la tua."
Rimasi leggermente scioccata dalla sua frase.
"Aspetta ma stai scherzando spero, voglio dire, ti presenti a scuola all'improvviso e mi dici così? Dimmi che non è vero."
Dissi quasi sul punto di scoppiare.
"Lo so, all'inizio non ci credevo nemmeno io, mio padre mi ha iscritto in questa scuola senza dirmi nulla perché sapeva che andavate qui. So quello che vi ha fatto, ma credimi si è pentito, non ha fatto altro che ripeterlo, ogni giorno. Voleva cercarvi ma era certo che non l'avreste presa bene così ho deciso che sarei stato io a dirvelo, per questo il professore ha chiesto direttamente a te di accompagnarmi, sono stato io a chiederglielo, ovviamente omettendo tutti i particolari."
Più andava avanti e più non credevo a una sola parola di quel che diceva, era troppo inverosimile e assurdo per essere vero, sperai fosse solo un sogno tanto che dal nulla mi pizzicai il braccio, facendomi anche abbastanza male.
"So che sembra assurdo ma è così. Dammi il modo di darti delle prove."
"Senti Caleb, ascolta.. io ti credo anche se come puoi immaginare è una cosa che risulta essere troppo assurda, ma ti prego, per ora vorrei che Jhonatan non lo sapesse. Dammi il tempo di metabolizzare la cosa."
"Ora continuiamo il giro ok?"
Dissi cercando di mantenere la calma.
"Vorrei venissi a casa da me, così da spiegarti tutto. E tranquilla abito da solo, papà é in viaggio per lavoro con la mamma, ti spiegherò tutto dopo."
Annuii non convinta del fatto che fosse la cosa giusta ma volevo andare fino in fondo a questa storia e l'unico modo per farlo era farmi spiegare come stavano le cose.
Decisi di saltare la lezione di box, per andare a casa di Caleb ovviamente senza dirlo a Jhonatan.
Finimmo il giro della scuola per poi prendere le nostre cose e avviarci a casa sua.
Avrei saputo la verità e a dirla tutta non sapevo cosa aspettarmi.
Era tutto troppo assurdo.
"Andiamo a piedi, non é molto lontano da qui"
Dopo circa 15 minuti arrivammo davanti ad un palazzo.
Sarà stato il più alto della zona, era di un grigio scuro.
"Vieni, prendiamo L'ascensore, il mio appartamento è al settimo piano."
Entrammo in ascensore, e quelli che erano pochi minuti sembravano non finire mai, finché finalmente non arrivammo.
132.
Era il numero dell'appartamento.
Avevo come la sensazione che avrei passato qui molto tempo.
Entrammo e notai che era molto simile alla nostra anche se molto più piccola.
"Puoi mettere le scarpe li, sai sono un po' fissato con la pulizia e l'ordine." disse sorridendo.
Ora che eravamo soli era tutta un altra persona, sembrava molto tranquillo e sereno di quando era a scuola.
E sentirgli dire che era fissato con l'ordine mi fece sorridere, perché era così anche mio fratello.
Chissà magari era un pregio di famiglia, pensai.
"Vieni ti mostro quel poco che c'è da vedere." disse per poi fare il giro dell'appartamento.
Sicuramente lui, a differenza di Jhonatan non aveva manie di grandezza, anzi. Quell'appartamento era grande al punto giusto per ospitare 1 o al massimo 3 persone.
Tornammo poi in salotto.
"Mettiti comoda, ho molto da raccontarti."
disse lui.
Era l'ora della verità

E poi arrivò lui..Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora