Capitolo 14

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I'm falling for your eyes
But they don't know me yet

-Ed Sheeran, Kiss Me

«L'hai inviato?»
Nelson si allungò verso il suo migliore amico, tentando di leggere il contenuto del messaggio nonostante potesse benissimo guardare sul suo cellulare.
«Sì» rispose Cesare ridendo sotto i baffi «spero solo che non si uccidano a vicenda prima di domattina.»
«Forse Dario potrebbe ammazzarlo, ma Nicolas è troppo innamorato per poter anche pensare una cosa del genere» si intromise Tonno gettando lo zaino sul divano di Nelson, per poi dirigersi verso la credenza dell'amico.
«Cosa fai, infame?» gli aveva domandato Nelson improvvisamente preoccupato per il suo cibo.
«Veeeez ho fame» rispose Tonno con un lamento degno di un bambino di cinque anni che vuole la merenda «prendiamo una pizza?»
«Sono le quattro e mezza di pomeriggio e tu vuoi una pizza?»
«Cesare non mi rompere i coglioni su, è sempre l'ora giusta per una pizza.»
Scoppiarono tutti e tre a ridere, e mentre Tonno prendeva in mano il cellulare per telefonare alla pizzeria di fiducia, Nelson si avvicinò a Cesare steso sul divano.
«Credi che abbiamo fatto la cosa giusta?»
Cesare si voltò verso di lui e per un attimo Nelson smise di respirare, troppo impegnato com'era a perdersi in quegli occhi dorati.
«Forse non era la cosa giusta, ma era quella più sensata. Detto da me fa ridere, ma ti devi fidare» gli aveva risposto Cesare appoggiandogli una mano sulla spalla.
In tutta risposta, Nelson gli sorrise, sperando che almeno Nicolas e Dario fossero in una situazione migliore della sua.

***

«Cosa significa che siamo chiusi dentro?»
«Hai capito bene. Quei coglioni ci hanno rinchiusi.»
«E perché?»
Dario sbuffò e concentrò lo sguardo sul cellulare di Nicolas, il quale sbloccò il telefono per ritrovarsi quegli stessi messaggi che avevano fatto quasi infuriare Dario.
Le gambe di Nicolas smisero di funzionare e il colorito del suo viso sparì non appena il ragazzo più piccolo lesse il messaggio di Nelson e quelli dei suoi amici.

"Sappiamo perché vi siete comportati in modo strano ultimamente..."

"Domattina veniamo a liberarvi..."

«Appena usciamo di qui, giuro che lo ammazzo» furono le uniche parole che Nicolas riuscì a proferire, prima di scappare in bagno senza nemmeno lasciare a Dario il tempo di fermarlo. Il ragazzo provò a seguirlo, ma Nicolas era più veloce e aveva già chiuso a chiave la porta del bagno, per poi accasciarsi contro di essa mentre sentiva le lacrime rigargli le guance.
Si odiava. Odiava sé stesso. Odiava Nelson per aver rivelato a mezzo mondo cos'era successo tra lui e Dario, quando gli aveva promesso che non ne avrebbe fatto parola con nessuno e che nessun altro, a parte loro tre, sarebbe venuto a saperlo. Ma soprattutto odiava Dario, odiava il suo sorriso del cazzo, la sua intelligenza, i suoi occhi, i suoi capelli, i suoi ragionamenti, la sua voce così maledettamente perfetta, odiava i suoi momenti da psicopatico e odiava tutte le piccole cose che lo avevano fatto innamorare di lui. Quel bacio, quel fottuto bacio aveva rovinato tutto. Ed era tutta colpa sua, era stato lui a baciare Dario, a restare da lui per curarlo. Se adesso era in quel bagno, seduto su un pavimento freddo, a piangere tutte le lacrime che aveva in corpo, era solo colpa sua.

«Nicolas?»
La voce di Dario fu l'unica cosa che riuscì a fermare il fiume di pensieri di Nicolas, facendogli alzare la testa fino ad appoggiare anch'essa contro la porta del bagno.
«Cosa vuoi?» gli domandò di rimando Nicolas, tentando invano di mantenere un tono calmo di voce e tradito dalle lacrime che gli avevano riempito la gola.
«Vuoi parlarne?»
«Parlare di cosa?»
«Lo sai.»
Nicolas sentì Dario che si appoggiava alla porta, dalla parte opposta rispetto alla sua.
«Non posso dirtelo, mi odieresti» disse Nicolas dopo quella che ad entrambi era sembrata una pausa infinita.
«Che cosa?»
«Dario per favore, non fare finta di niente. Sono già stato troppo male per questa cosa, se tu evitassi di rigirare il coltello nella piaga mi faresti un grande piacere.»
Dario scosse la testa sorridendo, consapevole che il ragazzo alle sue spalle non poteva vederlo. La sua semplicità era la cosa che più amava di lui.
«Va bene, allora ti faccio una promessa. Qualunque cosa dirai d'ora in poi, non importa cosa, rimane tra di noi. E se vuoi, non ne faremo più parola con nessuno, non menzionerò mai nulla di tutto questo né a te né agli altri. Adesso però l'importante è che tu parli con me perché ci tengo.»
«E anche perché altrimenti non ci fanno uscire» rispose Nicolas dietro il muro di legno che li separava.
«E anche perché altrimenti non ci fanno uscire, sì» ripeté Dario con un sorriso.

Nicolas fece un respiro molto profondo e chiuse gli occhi per un attimo. Non era esattamente come si era immaginato di dichiarare i suoi sentimenti alla persona che amava, ma probabilmente era meglio così. Se Dario avesse avuto una reazione negativa, almeno sarebbe potuto rimanere dentro quel bagno fino alla mattina successiva, e poi non sarebbe stato costretto a guardarlo negli occhi. Nel mentre, Dario aspettava in silenzio che l'altro cominciasse a parlare: sapeva quanto fosse difficile per lui esprimere ciò che sentiva, perciò si era messo comodo contro il legno e aveva cominciato a fissarsi le scarpe, nell'attesa che Nicolas cominciasse il suo discorso.
Dopo minuti che parvero interminabili, Dario sentì le prime parole uscire dalle labbra di Nicolas.
«Parto dall'inizio?»
«Parti da dove vuoi, Nic.»
Dario lo sentì sospirare e se lo immaginò con le mani tra i capelli.
«Beh...allora... è cominciato tutto un paio di mesi fa credo. Stavamo registrando un salotto e mi hai appoggiato la mano sulla spalla dicendo che ero talmente adorabile che chiunque avrebbe voluto sposarmi. Io...io in quel momento non sapevo nemmeno di essere gay, e ad essere onesto non ne sono sicuro nemmeno adesso. So solo che mi sveglio ogni mattina di riprese felice perché so che ti vedrò, che sia per cucinare qualcosa di schifoso o per registrare le schede. Comunque, dopo quel salotto mi sono reso conto che eri tu l'unico motivo per cui venivo felice in studio, e se arrivavo in ritardo era perché ci mettevo troppo tempo a prepararmi pensando a te. Gli altri si sono accorti di questa cosa prima di me e ancora non mi spiego di come abbiano fatto, ma mi hanno tutti assicurato che a loro non cambia nulla se mi piacciono le ragazze o i ragazzi. Tu mi conosci forse più di tutti e sai che il giudizio delle persone mi spaventa come poche cose: sono alto un metro e un succo di frutta, figurati se poi andassi in giro a dire che sono gay. Mi sembrava che andasse tutto bene, non notavi i miei sguardi, non capivi cosa provassi per te e andava bene così, non ti eri accorto di nulla ed ero pronto a portarmi questo segreto nella tomba. Poi però ti ho baciato ed è successo il casino che è successo, ti ho ignorato e ti ho evitato perché avevo paura di quello che avresti potuto dirmi. Ho rovinato tutto in quel momento e sto rovinando tutto adesso, parlando come un cretino attraverso la porta soltanto per farlo e sperare che non succederà niente quando lo dirò.»
«Dire cosa?»
«Sono innamorato di te.»

Silenzio.
Ogni tipo di rumore fuori e dentro lo studio si fermò, l'orologio smise di scandire le ore, i computer accessi fermarono il loro caratteristico ronzio. Nessun suono osava interrompere quel momento.
Dario si sentì incredibilmente piccolo. Nicolas aveva avuto il coraggio di fare ciò che lui aveva sempre evitato. Nicolas, il suo migliore amico così piccolo e innocente, con una forza e un coraggio così grandi. Dario non aveva mai provato un'emozione così profonda e non si era nemmeno mai posto il problema di poter provare dei sentimenti. Ma in quel momento, in cui il suo migliore amico si era appena dichiarato a lui, l'unica cosa di cui aveva effettivamente bisogno era stringere a sé quel ragazzo.

«Nicolas?»
Nessuna risposta.
Dario si alzò per poi voltarsi e bussare delicatamente alla porta.
«Nicolas, puoi aprire per favore?»
«Non se hai in mano quel badile da neve.»
«Non ho nessun badile Nicolas, te lo giuro» rispose Dario con un sorriso che gli increspava le labbra.  Dario ebbe il terrore che Nicolas si sentisse troppo vulnerabile per uscire da lì, ma se aveva avuto il coraggio di confessargli quelle cose sicuramente era anche pronto a uscire da quel bagno. Era sul punto di sussurrargli altre parole rassicuranti pure di farlo uscire e poterlo abbracciare, ma non ne ebbe bisogno perchè sentì il rumore della chiave che girava nella serratura. Nicolas non fece in tempo a uscire del tutto dal bagno che Dario si era avvicinato con uno scatto a lui e lo aveva stretto nell'abbraccio migliore che il ragazzo più piccolo avesse mai provato.
In confronto a lui, Dario era enorme: il suo abbraccio trasmetteva sicurezza, calma e tanto, tantissimo calore. Nicolas si era ritrovato a piangere di nuovo, stavolta bagnando il petto dell'altro ragazzo mentre lui lo stringeva ancora più forte.
«Non te ne andare.»
«Non posso, ci hanno rinchiusi qui dentro zuccone.»
Nicolas si staccò per poco dall'abbraccio dell'amico, con un broncio sul viso.
«E anche se potessi, non me andrei.»
Nicolas sorrise, tornando con il viso appoggiato sui pettorali di Dario. Ma non restò così per molto, perché l'altro ragazzo aveva sciolto quell'abbraccio e gli aveva preso il volto tra le mani. Per la seconda volta in quella giornata che sembrava durare da una vita, lo sguardo di Nicolas si incatenò a quello di Dario e non pareva volerlo lasciare. Si fissarono per minuti interminabili, bisognosi com'erano entrambi di guardarsi nell'anima dopo essersi sfuggiti a vicenda per pura e semplice paura.
«Se mi baci giuro che mi incazzo.»
«Vuoi che ti baci?»
«No. Sì. Cioè, non lo so.»
«Vabbè, fanculo» aveva risposto Dario. E lo aveva baciato.
Nicolas sentì le gambe cedere per il contatto con le labbra di Dario, morbide e profumate, al contrario dell'ultima volta. Chiuse gli occhi, che fino a quell'istante erano rimasti spalancati per la sorpresa, e lasciò che il dolce respiro di Dario si mescolasse al suo, irregolare e tremante. Le loro labbra rimasero così, unite, senza che nessuno dei due si muovesse, fino a quando Dario riuscì a sentire che i battiti del cuore di Nicolas avevano smesso di correre all'impazzata.

Si staccò da lui, appoggiando la sua fronte a quella di Nicolas e guardandolo negli occhi alla ricerca di una risposta. Una risposta alle mille domande che adesso gli stavano invadendo la testa.

Perchè cazzo lo aveva appena baciato?

Era gay?

Era innamorato di Nicolas?

Non lo sapeva. E lui odiava non sapere. Voleva sempre avere tutto sotto controllo, e quel ragazzo aveva appena fatto crollare il suo muro di sicurezze e perfezionismo.

A distrarlo da quell'uragano di domande ci riuscì soltanto il sorriso di Nicolas, che aveva lo sguardo puntato verso i loro piedi e le labbra dischiuse in un sorriso che andava da un orecchio all'altro.

«Tutto bene?» gli domandò Dario mentre con le dita passava attraverso i folti capelli neri del più piccolo.

«Credo di sì. Sì, va tutto bene.»

Dario passò lo sguardo intorno a sé, alla ricerca dell'orologio che nel frattempo aveva ripreso a scandire normalmente il tempo.

«Sono quasi le cinque. Che vuoi fare? Non abbiamo molte possibilità però, ricordati che...»

«Un film» lo interruppe Nicolas prima che Dario riuscisse a terminare la frase «mi piacerebbe guardare un film.»

«E film sia.»

«Non mi lasci da solo adesso, vero?»

«Non potrei mai.»

Nonostante fosse fermamente convinto che non sarebbe riuscito a farlo in quella giornata, Nicolas sorrise per l'ennesima volta e corse a sedersi sul divano.



N.d.A.

E il premio "capitolo più clichè nella storia di Wattpad" va a....

A me? Oddio grazie mille, non me lo aspettavo proprio!

Il raffreddore mi fa impazzire, scusatemi.

Boh, fatemi sapere cosa ne pensate e soprattutto fatemi sapere se dovrei interrompere sto obbrobrio.

È sempre un piacere scrivere le note autore, mi diverto un sacco.

Arriverenze e al prossimo capitolo, vi voglio bene<3

ladynefari0us

They don't know about us || Celson (Space Valley)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora