chapter thirteen

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Charlotte's pov
Ero, come al solito, triste. Non volevo uscire. Era ormai buio. La luce della luna illuminava la strada. I lampioni della mia via non erano ancora accesi. Me ne stavo lì, vicino alla finestra ammirando il tramonto mentre ancora qualche lacrima silenziosa scendeva. Era un momento perfetto, io da sola ma qualcuno aveva deciso di interrompermi. Asciugai velocemente le lacrime ed andai ad aprire. Era Mark. L'anno scorso avevo una cotta per lui ma poi mi aveva delusa.
"Che vuoi?" Chiesi seccata.
"Niente, volevo che scendessi"
Io non risposi e lo raggiunsi. Lo guardai in modo interrogativo senza dire una parola. Lui mi prese per i fianchi e mi baciò. Io lo allontanai. Non era come baciare Alex. Non era lui. E, anche se mi ha lasciato, amo lui.
"Che cazzo ti prende?" Chiesi io infuriata. Non gli diedi neanche il tempo di darmi una spiegazione che lo presi a pugni sulle spalle.
"Char lasciami parlare. Sono... innamorato di te" disse lui con una lacrima che scendeva dal suo viso. "Ma non dovevi baciarmi!" Dico io in preda alla rabbia e poi mi riprendo "scusami ma io amo un altro ragazzo".
Poi, mentre mi stava per dare le spalle, io mi sfogo. "Non puoi fare il triste così io mi senta in colpa, non puoi più rientrare nel mio cuore. Mi hai persa. Io, per te, ho versato molte lacrime." Dissi in preda al pianto "ti odio!".
Lui mi abbracciò. Cercai di liberarmi dalla sua presa ma non avevo le forze. Appoggiai la mia testa sulla sua spalla. Mi sfogai. Lui mi accarezzò i capelli delicatamente. "Scusami, sono un disastro, un casino" dissi e, nel frattempo, mi ricordai di Alex. "Un bellissimo casino" disse lui. Mi ricordai della mia risposta. Non feci altro che pensare a lui, a quel ragazzo con le lentiggini, anche se ero abbracciata ad un altro ragazzo. L'abbraccio terminò ed io, imbarazzata, dissi sussurrando grazie. Lui mi sorrise. Feci finta di salire ma, quando Mark se ne andò, andai su il muretto.
Lì vicino trovai delle rose. Qualcuno le schiacciò e le rovinò. Le ammirai come se fosse un oggetto prezioso. Poi decisi di prenderle. Si sentiva il classico odore di rose e un odore che non dimenticherò mai: lui...é stato qui. Alex, mi ha vista. Calpestai la rosa e caddi a terra maledicendo mentalmente tutti. Ero persa. Le lacrime ricadevano silenziose sul mio viso. Ad un tratto vidi As che si avvicinò a me correndo. "Lui...lui é stato qui" dissi io non guardandola. Non avevo il coraggio di farmi vedere così dalla mia migliore amica. Lei mi consolò e mi spiegò tutto. Io non le dissi di Mark, perchè ero sconvolta, e lei lo sapeva bene. "Devo parlare con lui" dissi convinta. "Dove é?" Chiesi. Quando As mi ha risposto, lo raggiunsi. Era al ponte. Lo chiamai ma non si girò. Lo richiamai. Lui era lì: si girò. Notai i suoi occhi segnati dal pianto e le sue guance rosse. "Che vuoi?" Chiese. "Mi hai distrutto. Ci sei riuscita".
Io ero stupita e risi "Io? IO?Caro Alex non puoi pretendere che le persone ritornino da te. Non puoi entrare ed uscire dalla mia vita come se fossi una fottuta stazione ferroviaria. Mi hai lasciato senza motivo. Sono stata giorni a pensare e a darmi la colpa. Ti odio! Mi hai fatto conoscere l'amore ed adesso mi stai distruggendo. Mi stai riducendo in pezzi. Sto crollando".
Odio farmi vedere debole. Ma in questo periodo non mi sento bene.
Lui mi guarda in faccia e in silenzio si stava girando. Non disse una parola.
"Sappi che se te ne vai, tra noi é finita! Tutto."
Dissi io urlando. Oramai le lacrime si depositavano sul mio viso. Una cosa é certa: se se ne va, deve dire addio a me e a tutto quello che c'é stato.

Quella strana comitivaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora