Capitolo 2 - Dubbi E Paure

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Finalmente arrivammo dopo quattro ore di volo.
Ci sarebbero venuti a prendere i miei genitori e da Toronto saremmo andati verso la mia più cara, malinconica e vecchia cittadina.

Uscimmo dall'aeroporto ma non vedemmo nessuno pronto ad aspettarci.
<Zia Carmen, non avevi detto che i miei genitori sarebbero rimasti fuori ad aspettarci? > domandai.
<Mad, sono confusa quanto te cara; mi avevano chiamato prima del volo dicendo testuali parole. Probabilmente saranno qui in giro...>.

Passarono circa venti minuti da quando iniziammo ad attendere che spuntasse una jeep nera dalla strada per venirci incontro, ma ricevemmo solo una chiamata da mia mamma dove urlava che lei e papà fossero bloccati nel traffico dell'autostrada per via di un disastroso incidente fra due camion e che non sarebbero arrivati prima di due ore.
Erano quasi le nove di sera ed io e Carmen eravamo stanche.
Dovevamo trovare un passatempo, altrimenti una delle due si sarebbe addormentata sul marciapiede.
Così, di punto in bianco, la zia ebbe l'idea di chiamare un taxi e di farci portare nel centro di Toronto per, magari, andare a cenare in uno di quei lussuosi ristoranti di cui tutti parlano.
Devo dire che non ero affatto convinta. Portare valige e borse tracolla per tutto il tempo sarebbe stato stressante e faticoso, senza contare del fatto che io fossi già irritata di mio; poi però accettai. Non volevo rimanere per due ore seduta in un freddo, sporco e desolato marciapiede.
Toronto dista circa un'ora emmezza dal mio paese Natale, ma l'andavo a visitare raramente quanto tornavo per le vacanze anni fa. Non ho la più pallida idea di come sia adesso.

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Eravamo sedute sotto la tettoia di questo ristorante chiamato "Bluze", dove  cenammo straordinariamente bene.
Carmen, quando vide il conto, invecchiò di almeno sette anni per qualche secondo e poi tornò come prima giustificandosi che gli era venuto un semplice giramento di testa.
Fu esilarante.

Alla fine non ho avuto modo di poter vedere Toronto come desideravo, essendo appunto le dieci di sera, ma sono sicura che, durante queste lunghe vacanze, avrò di sicuro una seconda opportunità per visitarla.

I miei genitori sarebbero dovuti arrivare da un mento all'altro ed ero così felice di rivederli dopo questi lunghi mesi in cui sono stata troppo impegnata con gli ultimi esami, vietanado loro di venirmi a trovare all'Università.

<Oh ECCOLI QUA!> urlò la zia vedendoli sfrecciare verso di noi.
La macchina si fermò nel parcheggio del ristorante e noi gli andammo incontro.
Mia madre uscì subito dall'auto venendomi a soffocare in un abbraccio durato a mio parere ore ed ore.
La zia, invece, andò ad abbracciare mio padre, cioè suo fratello Christopher, perché la zia e il papà sono gemelli.

<Sono felice che tu sia tornata Mad. Ci mancavi fin troppo> mi sussurrò mia madre all'orecchio durante l'abbraccio.
Dopo mi venne ad abbracciare anche mio padre, riempiendomi di domande.
Dopo ciò, depositammo tutte le nostre valige nel cofano della jeep e ripartimmo, dove ci aspettavano altre ben due ore circa di viaggio.

In sostanza, Anche io ero felice.
Mi mancava tornare ai vecchi tempi. Vecchia città, vecchia casa e vecchi amici...forse. Se si ricordano ancora di me.
Dovrò informarmi su qualche mio vecchio compagno di liceo per vedere se qualcuno di loro fosse ancora rimasto nella cittadina senza andare ad un Università all'estero o se semplicemente, come me, fosse tornato per le vacanze natalizie.

Passò circa un'ora emmezza da quando eravamo partiti.
La zia, che sedeva difianco a me, si era addormentata dopo poco tempo e lo stesso fece mia mamma che risiedeva nel posto del passeggero.
Restammo solo io e mio padre svegli.
Lui che guidava rilassato ed io che guardavo fuori dal vetro della macchina, osservando come se non ci fosse nient'altro di così paralizzante, quel fitto bosco dove continuavammo ad avanzare. Dritti in mezzo.

Era quello il Woodland Mansion.

Ed ecco che arrivò il momento più temuto. Prima di arrivare nel paese, bisognava superare un piccolo pezzo di strada che entrava nel bosco per colpa del fiume che la circonda.
Purtroppo io mi ero completamente dimenticata di questo piccolo dettaglio e nel suo piccolo, avrebbe fatto tanto.

Tutto d'un tratto mi iniziò a mancare il respiro. Iniziai a vedere sfocato. Tremavo, non sapevo cosa fare. Mi sentivo indifesa e impaurita.

Stavo avendo un attacco di panico.

L'ultimo attacco che avevo avuto è stato all'età di 16 anni, andavo a scuola quando un giorno, mentre ero in bagno, iniziai a sudare freddo e caddi in un angolo iniziando a piangere.
Non si è mai capito a cosa fosse dovuto.

Da quando lui era morto, ho iniziato ad avere una paura tremenda del Woodland. Sapere che dovremmo attraversarlo quando l'ultima volta che sono tornata lì è stato il giorno della scomparsa di Sebastian, promettendomi di non metterci più piede, mi terrorizza.

<P-papà dobbiamo per forza passare da lì? > non volevo farlo.

La mia famiglia può non avere alcun tipo di problema ma io sì. Nessuno può capire cosa significhi perdere un amico a voi caro nel luogo che ci aveva praticamente visti crescere.
Io e Sebastian ci eravamo conosciuti proprio lì, all'interno di un ristoro in mezzo al bosco.
Molte persone del paese visitavano spesso il Woodland Masion, specialmente per chi andava a caccia.
Ma da quando è successa questa disgrazia ci tornano in pochi, ho saputo che il ristoro aveva chiuso bottega perché aveva fallito e quindi il Woodland Mansion non iniziò a venire più curato come un tempo.
Al suo interno la natura iniziò a dominare i piccoli sentieri, le panchine di legno, che sostavano di tanto in tanto.

Mio padre mi guardò dallo specchietto retrovisore e si stupì nel vedermi piangere silenziosamente come una bambina.
Capì subito qual'era il mio problema.
<Mad, purtroppo dall'altra parte stanno ristrutturando il ponte e non esiste altra strada se non questa. Sono solo 5 minuti. Lo so che ti costa ma cerca di resistere.>
Va bene.
Così mi misi gli auricolari facendo partire canzoni a più non posso, il cappuccio sulla testa, mi appoggiai sul finestrino e chiusi gli occhi per non guardare fuori.
Sentivo solo la musica e il fastidioso movimento della macchina che mi sballonzolava a destra e a sinistra.
Iniziai ad avere un leggero senso di stanchezza che si trasformò in poco tempo in vero e proprio sonno.

Per il resto del viaggio mi lasciai trascinare dall'abbraccio di Morfeo senza rendermi conto che qualcuno da qualche parte in mezzo al bosco non aspettava altro che vedermi passare dentro a quella macchina.

Woodland Mansion (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora