Capitolo 16 - Il Ricordo Di Un Uomo

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Il vento freddo si abbatté contro gli alberi durante il suo turbolento cammino, facendo oscillare e rompere rami insieme a foglie secche di quella nuvolosa mattina. Automobili della polizia che sfrecciavano per tutto il paese alla ricerca dell'ennesima scomparsa di questo mese. Una bambina. I genitori affermarono più volte di averla portata nella sua camera la sera prima, senza però, ritrovarla dormiente nel suo letto al loro risveglio e con la porta di casa spalancata. Non la ritrovarono.

'Il mondo è un posto pericoloso.' Fu l'unica risposta data loro. Condannati a vivere senza una risposta sensata e con i sensi di colpa che li colpiva ogni giorno che passava. Si dice che andando avanti ci si riesca a perdonare, a guarire. Ma nel profondo dell'anima ci sarà sempre quella cicatrice che da un giorno all'altro potrebbe far tornare a galla i ricordi.

Perché sono i ricordi felici a renderci tristi.

Da quel giorno sono oggi cinque anni dalla sua scomparsa e c'è chi ancora non riesce ad accettarlo, crogiolandosi nella disperazione guardando un ciondolo d'oro con la sua foto stampata sopra.

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POV'S MADDISON

Uscii dalla biblioteca con un peso sullo stomaco. Ero stanca di girare in tondo senza mai trovare delle reali risposte.

Entrai in macchina stiracchiandomi e pensando se fosse stato saggio recarmi in carcere per cercare delle risposte che forse neanche mi avrebbe dato. Avrei chiesto a mio padre se mi avrebbe accompagnato lui. Da sola non mi fidavo.

D'un tratto mi tornò in mente di Harry. Mi misi le mani fin sopra i capelli da tanto che ero preoccupata e delusa di me stessa. Prima di fare qualsiasi altra cosa sarei dovuta andare alla stazione di polizia, cercando un modo di far uscire Harry da dietro le sbarre. O avrei pagato io stessa la cauzione, il che era veramente imppssibile data l'esorbitante somma di denaro che avrei dovuto procurarmi, oppure trovare un indiziato migliore di lui; rischiando, però, di mandarlo in tribunale davanti ad un giudice che avrebbe preso le redini in mano.

Mentre pensavo a tutto il casino che io stessa avevo combinato, feci partire la macchina sfrecciando per i lunghi sentieri del paese fino ad arrivare sul luogo prestabilito.

Dopo diversi minuti, parcheggiai l'auto vicino alla centrale, iniziando a dirigermi al suo interno con grandi passi da gigante. Mi diressi verso l'ufficio dell'ispettore, supponendo di trovarlo lì, ma al suo posto, un uomo sulla trentina mi si parò davanti.

<Salve, avrei urgentemente bisogno di parlare con l'ispettore Orlando.> l'uomo mi osservò dalla testa ai piedi sorridendo. 'Come si permette quel lurido bavoso '

<Mi dispiace signorina ma al momento si è preso qualche giorno libero. A prendere il suo posto ci sarò io. > ghignò. Partiamo male. E perché mai l'ispettore avrebbe dovuto prendersi dei giorni di pausa in un momento così travolgente?! Non conosco il suo modo di lavorare ma, se fossi stata al suo posto, non l'avrei mai fatto.

Mi arresi. Non avevo alcuna voglia di parlare con quel pervertito. Liquidandolo, tornai all'ingresso chiedendo alla sorvegliante di accompagnarmi verso la cella del mio amico, se già si poteva definire così.

Mi accompagnò in un corridoio pieno di celle vuote; l'unica utilizzata era l'ultima in fondo a sinistra. Potei notare quanto fossero umide e poco igieniche. Avevano solo un letto singolo attaccato alla parete, un mini tavolino, un lavandino ed un water. Mi vennero i brividi alla schiena.

Arrivata davanti all'ultima, notai un ragazzo, presumibilmente Harry, disteso sopra al lettino mentre leggeva un libro.
<Harry... > lo chiamai incerta. Non mi rispose, supponendo che non avesse sentito riprovai a chiamarlo con un tono di voce più alto ma niente. Mi stava palesemente ignorando!

<Si lo so. Ho sbagliato, sarei dovuta rimanere invece di scappare via - mi appoggiai alle sbarre di metallo - ma volevo passare almeno un giorno in piena serenità, senza pensare ad omicidi o boschi terrificanti. Anche se quel giorno non andò come sperai...> a quel punto Harry tolse il libro davanti ai suoi occhi e mi scrutò. Poi si mise seduto iniziando a guardare qualsiasi cosa tranne me.

<Perché sei qui? > mi domandò. Non potei credere alle sue parole. E me lo chiedeva anche?
<Harry io posso aiutarti. Mi basterebbe scambiare due parole con l'ispettore e finire il mio interrogatorio per convincerlo. Io ero presente. Ricordo che mi avevi chiamata terrorizzato, ed ho ancora la chiamata registrata sul telefonino. È una grande prova quella! Poi potrai tornare a casa e magari riusciremo anche a ritrovare Silena. Non la consoco poi così tanto ma da quello che mi ha dimostrato è molto determinata e forte.> Sorrisi al pensiero di una vittoria.

Harry continuava a tenere lo sguardo basso.

<E a quale scopo? I miei genitori continuano a dire di essere una delusione per loro. Pensano che sia colpa m-mia la scomparsa di Silena. Per questo non vogliono pagarmi la cauzione. Inoltre, con tutte queste persone che continuano a dire lo stesso, a questo punto mi chiedo se sia davvero così. Se sia colpa mia. Mia sorella ora è là fuori, magari ferita o già m-morta sbranata da qualche lupo.> rivelò con le lacrime agli occhi. Provai rammarico nei suoi confronti facendomi stringere lo stomaco.

<No. Non è stata colpa tua. Tu l'avevi soltanto assecondata per evitare di farla andare da sola. Quello che è successo dopo è stato solo un tragico avvenimento.>

A guardarlo bene, mi continuava a venire in mente la storia che Katia mi aveva raccontato in biblioteca
"L' uomo che venne condannato per un crimine che non aveva commesso."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 20, 2020 ⏰

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