Capitolo 11 - Discorsi Curiosi

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A casa di Maddison le cose non stavano andando per niente bene. Erano passate circa dodici ore da quando la ragazza era scappata via.
I genitori erano preoccupati per lei.
Non li aveva più richiamati come aveva promesso di fare quella sera.
Invece, la zia, sosteneva che Maddison era adulta e vaccinata, quindi non c'era bisogno di essere così preoccupati.
Una giovane donna ha bisogno dei suoi spazi.

Harry in tutto questo, invece, era sempre rimasto alla stazione di polizia, sarebbe tornato a casa il giorno dopo, solo quando i suoi genitori avessero firmato la liberatoria.
Ma non era del tutto convinto che lo avrebbero fatto.
Erano delusi.
Delusi dal fatto che avesse permesso a sua sorella minore di convincerlo a fare una cosa tanto pericolosa e che per questo suo lasciarsi trasportare, adesso, Silena era dispersa immezzo al nulla.
Questo suo pensiero si ripeteva in lui ogni minuto, ogni ora che passava.
Ne era perfettamente consapevole del suo sbaglio. Se non l'avessero più ritrovata, non se lo sarebbe mai perdonato.

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In quel momento Harry era disteso sopra ad un lettino, intento a scrutare il soffitto della cella. Faceva freddo, freddissimo. Fra poco sarebbero arrivate le prime nevicate e lui era rinchiuso lì dentro a maniche corte. Geniale se volevano torturarlo.
Il ragazzo sbuffò mettendosi seduto e portando con sé la coperta fin sopra la testa. C'erano delle voci in lontananza che man mano si avvicinavano verso di lui.
Decise così di ascoltarli.
Tese l'orecchio concentrandosi sulle loro parole; si dice che tenendo gli occhi chiusi e facendo meno rumore possibile, la concentrazione si moltiplica riuscendo a percepire i suoni molto più forti e chiari del normale.
Dopo pochi secondi, Harry comprese che le due persone che stavano parlando erano l'ispettore Orlando e il capo della polizia, il quale nome gli sfuggiva.
Stavano parlando del Woodland Mansion.

<Orlando, io e le guardie forestali abbiamo discusso e loro sono d'accordo di abbattere definitivamente la maggior parte del Woodland Mansion, per poter ricavarne legna ottimale, facendo anche un favore agli abitanti del nostro paese.
Comprendo benissimo l'enorme danno naturale che potrà verificarsi in futuro, ma ormai quello non è neanche più un bosco ma bensì una trappola, dal quale non ne esci più. Inoltre, gli alberi al suo interno sono praticamente tutti marci e rischiano sempre da un momento all'altro di cedere. Tu meglio di altri potresti capire...>

A quelle parole Harry spalancò gli occhi.
"Loro hanno veramente intenzione di disboscare il Woodland Mansion quando all'interno c'è ancora mia sorella dispersa?!" Pensò nervosamente continuando ad ascoltare.

<Ne avete già parlato con il sindaco? Un'impresa del genere andrebbe a costare moltissimi soldi.> Parlò l'ispettore.

<Diciamo solo che gli abbiamo fatto presente di una nostra idea rivoluzionaria.>

<Capisco. Comunque vada, io sono d'accordo con voi. >

Ad un certo punto i loro passi si fermarono. Harry riaprì gli occhi e notò che i due erano fermi davanti alla sua cella osservandolo straniti.
Harry, oltre ad aver perso cinque anni di vita dalla paura, si rimise composto salutando cordialmente i due agenti facendo finta di niente.

L'ispettore lo scrutò serio appoggiando le mani sopra al ferro freddo delle sbarre.
Harry quasi se la fece sotto deglutendo a vuoto.
<Dunque...Ti andrebbe di fare un riepilogo di tutto quello che hai sentito?>

<No vi sbagliate! Io n-non ho s-sentito niente della vostra conversazione.> Mentì.
<Ne se proprio sicuro?> Domandò nuovamente l'ispettore.

Il ragazzo perse un battito sudando freddo.
<Certo che ne sono sicuro!> Continuò a mentire.
<E allora perché mai tu st-->
Venne fermato da una porta sbattere violentemente e dalle urla di una donna proveniente dall'ingresso della strazione.
I due agenti preoccupati corsero a dare un'occhiata.
Nel mentre il ragazzo ringraziò mentalmente la sconosciuta, che in verità, tanto sconosciuta non era dato che dopo qualche minuto i due agenti tornarono insieme alla donna, che era sua madre.
<Mamma...> La guardò tristemente.
La donna aveva uno sguardo glaciale e deluso. Aveva con sé una borsa dove tirò fuori un maglione di lana e del cibo. Tanto cibo.
Porse tutto al figlio che non ci mise due secondi ad indossare il maglione dal freddo che sentiva sulla pelle.
Poi la madre parlò.
<Tesoro. Non so se domani tuo padre sarà consenziente di firmare la liberatoria, in tal caso dovrai rimanere qua per il resto della settimana. Proverò a convincerlo, ma è ancora troppo turbato. Non so nemmeno se riusciremo a festeggiare il Natale.> Dopo le sue ultime parole salutò il figlio andandosene a casa.

Harry, ormai solo, prese tra le mani l'enorme panino al salame che le aveva portato iniziando a mangiarlo e lasciando cadere delle lacrime di amarezza.

Era tutta colpa sua.

__
Orlando, dopo aver riaccompagnato all'uscita la madre del ragazzo, ripensò alle ultime parole dette dal capo della polizia.

"Tu meglio di altri potresti capire".

Con quel pensiero impresso tornò nel suo studio, si sedette e prese dalla scrivania una collana d'oro con un ciondolo appeso, lo aprì.
Era rappresentata una bambina dai capelli castani che sorrideva.
L'ispettore, con gli occhi lucidi sorrise in risposta richiudendo il ciondolo e tenendolo stretto tra le mani.

Anche lui come Harry aveva fatto uno sbaglio che non si sarebbe mai perdonato.

Woodland Mansion (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora