Capitolo 15 - Biblioteca

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POV'S MADDISON

Non facevo altro che spostare lo sguardo tra il giornale e mia zia.
Lei era con me in quella stanza, seduta affianco a me, eppure mi sentivo come se fossi da sola. Così sola e così in silenzio da riuscire a percepire il mio battito cardiaco accelerare ad ogni secondo.
Le mani mi tremavano e sudavo freddo senza riuscire né parlare né a muovermi, un po' come se fossi paralizzata nel sonno.
Una sensazione angosciante per chiunque la provi.
Cercai in tutti i modi di trovare delle risposte alla sua morte ma, a tutte quelle che ipotizzavo, per ognuna di esse si concentravano sempre su un unico centro: io.

Da quando rimisi piede in Canada, furono successe già da subito cose inimmaginabili.
La domanda è: Ero io a portare caos in giro o sono state semplicemente delle banali coincidenze?

Avevo bisogno di certezze e avevo già in mente il posto giusto per trovarle.

Spinta dalla curiosità mi alzai velocemente dal letto e iniziai a prepararmi, ma non prima di aver fatto uscire mia zia dalla stanza, senza, però, avergli regalato alcuna risposta alle sue multiple domande.
Mi sarei recata nella biblioteca della città. Non era una biblioteca qualunque, era immensa, raffinata e possedeva ogni tipo di libro o enciclopedia possibile e proprio lì, avrei trovato la risposta alle mie domande.

Inoltre, avrei potuto scambiare due parole con una persona da sempre a me cara e che non vedevo da molto tempo.

Dopo essermi preparata, scesi le scale andando incontro a mia madre. La presi per le spalle facendola girare completamente verso di me.

<Mamma cara, ho bisogno della tua auto.> Sorrisi.

-

Entrata all'interno della biblioteca mi accolse subito una sensazione di quiete e pace che si trova sempre al loro interno.
Parecchie persone erano sedute ad un tavolino di legno per studiare o leggere qualcosa. Gli unici rumori udibili erano le persone che sussurravano, le pagine che venivano sfogliate e le scarpe di una donna sulla cinquantina che venivano proprio verso di me. Come potevo non riconoscerla. Capelli neri e lisci, un'eleganza mozzafiato e occhi verdi smeraldo. Anche con il passare degli anni, non era affatto cambiata. Sopraffatta dalla malinconia e dai ricordi gli andai incontro per abbracciarla.

<Maddison Allen...> sussurrò al mio orecchio.
Ci staccammo dall'abbraccio. Non fece altro che guardarmi dalla testa ai piedi, scrutandomi fin dentro l'anima.
<Da quanto tempo non ti vedo, sei cresciuta con grazia e hai preso tutto da tuo padre, l'ho sempre saputo.>

<Ciao anche a te Katia.> la madre di Sebastian davanti a me, dopo otto anni.

Ricordai che i successivi due anni dalla morte del figlio, ella cadde in depressione a tal punto da dover prendere dei farmaci. Poi andò in terapia, si fece seguire da uno psicologo e, col tempo, riuscì a riprendere in mano la sua vita.

<Come stai?> Mi domandò.
<Per ora potrebbe andare meglio ma sono veramente molto contenta di averla rivista.> Corrucciò le sopracciglia.
<Osi darmi del 'Lei' signorina?> feci una breve risatina.
<Beh, cosa ti porta qui? Hai bisogno di qualcosa in particolare?> fui veramente tentata di chiedere qualcosa anche a lei, ma avevo troppa paura di aprire una vecchia ferita.
<Sto cercando dei libri che parlino del Wo--... Della nostra città.> affermando ciò, Katia mi portò al secondo piano della biblioteca. Lì veniva custodito tutto il materiale storico della città. Dalla sua nascita fino ai giorni nostri.
La donna mi lasciò sola, alla ricerca del classico "tesoro perduto".

Passai diverse ore seduta ad un tavolo con circa dieci libri aperti per cercare una qualsiasi informazione riguardo a tutte le morti e tutte le scomparse del Woodland Mansion.
Non trovai niente. Come se quel bosco non fosse mai esistito.
Sbuffai stanca di cercare inutilmente.
Mi guardai in giro e notai Katia osservarmi seria. Si diresse nuovamente verso di me per poi sedermisi difronte.

<Ti guardo da un po' sai? Mi duole dirlo ma ciò che stai cercando non lo troverai di certo in una libreria. Sono documenti segreti che tiene solo l'FBI dato che tutti i casi sono ancora aperti. O almeno... Furono sospesi. Potevi chiedere a me altrimenti dovresti fare domanda all'ispettore Orlando.> non seppi il perché, ma non riuscì a guardarla negli occhi nemmeno per un secondo.

<I-Io non volevo chiedere proprio a te perché non mi sarebbe sembrato opportuno. Vedi, da quando sono tornata qua per Natale, ho sempre una strana sensazione addosso, come se in ogni posto che io vada o per ogni persona che incontri debba succedere sempre qualcosa di brutto. E poi, ho scoperto solamente da poco che Sebastian non fu l'unico scomparso nel Woodland Mansion.> Katia sospirò guardandosi intorno.

<Non te l'avranno voluto dire perché non volevano traumatizzati ancora di più di quanto già non fossi per mio figlio. Dopo questi anni senza di lui, ho capito che anche se lui non è presente concretamente, la sua anima rimarrà per sempre. È una cosa che dovresti capire anche tu.> mi iniziarono a pizzicare gli occhi ripensando alla nostra perdita. Non l'avevo mai superata del tutto. Non l'avrei mai fatto.

<Comunque... Io non posso fare parola su i documenti di tutti gli scomparsi, ma c'è una persona che potrebbe aiutarti. Si chiama Steven Jones, è un detenuto. Lui venne sbattuto dentro perché in tribunale ammise di essere colpevole dell'unico omicidio risolto del Woodland Mansion. Il suo unico problema è che si arrese. A mio parere, non fu mai stato lui l'assassino, ma decise di scontare una pena ridotta invece di rischiare di perdere la causa e fare dieci anni in più. Puoi andare là, chiedere di parlare con lui e, se vorrà, potrà dirti esattamente ciò che accadde quella notte.> mi rivelò Katia. Io ero sbigottita.

Se quello che diceva era vero, sarei dovuta andare il prima possibile in quel carcere, sperando soltanto che, almeno lui, mi avrebbe potuto dare qualche risposta.

Woodland Mansion (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora