Capitolo 7 - La Mattina Seguente

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Maddison non si era mai sentita così vuota.
Si sentiva impotente davanti a tutto quello che stava accadendo da quando era tornata nella sua vecchia città.

Dopo che Harry gli aveva raccontato dell'accaduto, indossò i primi vestiti che gli capitarono di mano, prese le chiavi della macchina di sua mamma e lo raggiunse dopo circa mezz'ora.

Aveva agito d'impulso.
In quell'istante, non le era minimamente passato per la mente quello che stava effettivamente per fare.
Non era realmente cosciente del fatto che proprio lei si stesse recando nel luogo che, per anni, le aveva invaso i più tetri degli incubi.

Nel momento in cui Maddison spense il motore dell'auto, guardò dritta davanti a lei, respirando profondamente e prendendo coraggio.
Aveva parcheggiato a qualche metro di distanza da quell'enorme cancello dove i turisti all'epoca entravano.

Harry era posteggiato proprio lì davanti, seduto per terra e con le mani nei capelli, con il viso corrucciato dalla preoccupazione. A stento si tratteneva dal piangere.

Erano quasi le undici di sera.
Silena era scomparsa da ormai due ore.

Maddison decise di scendere dalla macchina lasciando, però, i fanali accesi. Si diresse verso Harry, che nel mentre, alzò lo sguardo osservandola con uno sguardo da cane bastonato.
Era perfettamente consapevole del fatto che se non avesse deciso di scendere in quel dirupo, probabilmente Silena sarebbe lì insieme a loro e non immezzo al nulla.

Maddison si sedette difianco a lui e lo guardò con serietà.

<Tu ora mi dovrai spiegare ogni cosa. >

13 ore dopo...

POV'S MADDISON

La sera precedente Harry mi spiegò ogni dettaglio di quello che successe prima della scomparsa di Silena.

Ero rimasta ad osservare l'orizzonte per il resto del tempo, sconvolta.
Tutto quello che aveva rivelato, mi aveva penetrato in profondità nell'animo facendomi ricordare, ancora una volta, di lui.
Da come Harry aveva descritto il momento in cui non riuscì più a trovarla, dal momento in cui la perse di vista, fino a quando ritrovò solo il suo dannato cellulare, in quell'istante avevo avuto un deja-vu che continuava a ripetersi nella mia testa.

Era successa la stessa identica cosa a Sebastian.
Anche lui, dalla madre, venne perso di vista e anche di lui, fu ritrovato solo un suo oggetto: Il k-way giallo.

Nel mentre che passarono i minuti, cercai di far ragionare Harry sul fatto che avremmo dovuto chiamare la polizia.
Lui era scettico; aveva paura di quello che avrebbero potuto fargli perché comunque, lui e Silena, avevano infranto le regole.
Alla fine cedette, ragionando, capì che se avesse voluto ritrovare sua sorella sana e salva, avrebbe dovuto prendersi tutte le responsabilità.
Era il fratello maggiore dopo tutto.

Ora, io e Harry, dopo ben tredici ore, ci ritroviamo ancora lì, insieme ad oltre quattro pattuglie di polizia che si sono recate, dalle otto di questa mattina, all'interno del bosco cercando di ritrovare Silena.
Harry, in tutto questo trambusto, si ritrovava posteggiato sopra una barella all'interno di un'ambulanza perché, sbadatamente, aveva subito diverse ferite nel viso e nelle braccia da quando mi aveva chiamata, disperato, mentre correva, cercando inutilmente la sorella.
Io invece, stavo aspettando, all'interno dell'auto, di essere portata alla centrale di polizia per essere sottoposta a diverse domande da parte dell'ispettore Orlando. Si, lo conosco. È stato un vecchio compagno di scuola di mia madre, nonché un suo caro amico.
Ma questo è un bene, sarebbe stato molto peggio se non lo avessi conosciuto.

L'unica gioia che ho avuto fino ad ora è stato il ciambellone al cioccolato che questa mattina mi aveva portato mia zia. L'unica che era riuscita a capire il mio stato d'animo.

Mia mamma, invece, si era molto arrabbiata con me.
Da quando ha scoperto che le avevo rubato la macchina e che, per di più, fossi tornata in questo posto, era completamente impazzita.

A distogliermi dai miei pensieri fù il bussare persistente di mio papà sul vetro della macchina.
"È giunta la mia ora." Pensai.

Scesi dal posto di guida e mi diressi verso l'auto della polizia dove mi ritrovai faccia a faccia con l'ispettore Orlando che, gentilmente, mi aprì la portiera ed entrai all'interno.
Iniziai a guardare fuori dal finestrino rivolgendo tutta la mia attenzione all'interno del Woodland Mansion, attendendo che il poliziotto sul posto di guida accendesse il motore per poi sfrecciare via.

Iniziai a guardare un punto fisso.
Il cancellone non faceva altro che cigolare e aprirsi sempre di più.
Era strano, come se qualcosa stesse cercando di spingerelo. Tutto questo sotto lo sguardo di così tante persone che non ci badavano minimamente.

<Scusate, perché il cancellone non fa altro che muoversi? Ci avete per caso messo dell'olio o roba simile per farlo aprire facendo entrare le pattuglie?> Domandai, rivolgendomi al poliziotto e all'ispettore. Loro mi guardarono straniti.

<Signorina Maddison cosa sta dicendo?! Il cancello è non si sta per niente muovendo e no, non abbiamo cercato di aprirlo, sarebbe potuto collassare considerando che non viene toccato da molti anni. Se lo vuole sapere, le pattuglie sono passate uno ad uno dalla piccola apertura. >

Feci una risatina isterica.
<Cioè voi mi state dicendo che non si sta muovendo? È così?! >

<A mio parere, signorina, lei ha soltanto bisogno di riposare. È stata sveglia tutta la notte e questo può supporre che la sua perfida immaginazione si stia prendendo gioco di lei. > Dopo quelle veritiere parole, mi ghiacciai nel posto non riuscendo quasi a respirare.

Io ero più che convinta di non stare avendo delle allucinazioni.
È poi perché mai dovrei dire una cavolata?

Mi voltai nuovamente verso il cancello e.... Non si stava muovendo?

Paralizzata, cercai di comprendere che effettivamente si, ero parecchio stanca. Anzi, ero completamente esausta.

Probabilmente tutto questo era solo una banale allucinazione.


Woodland Mansion (In Revisione)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora