Era calata di nuovo la sera nella grande Capitale e l'ispettore la stava passando nel suo ufficio, cercando di velocizzare il lavoro incaricato, con scarsi risultati. Mentre era intento a guardare le varie carte posate sulla sua scrivania, totalmente disordinata e ricoperta da fogli sparsi, il suo telefono prese a suonare, segnando l'arrivo di una chiamata da parte del suo migliore amico, Jungkook. «Capo!» urlò e il richiamato dovette allontanare il telefono dell'orecchio per via del troppo entusiasmo dato dal suo aiutante, che invece se la rise subito dopo aver sentito il suo amico brontolare. «Dimmi.» rispose poi, cercando di apparire il meno irritato possibile della chiamata. Jungkook cercò di dare inizio ad una conversazione, chiedendo anche come stesse il suo superiore, il quale si pose varie domande, che, senza troppa difficoltà, ricevettero subito una risposta. «Ti va di andare in un locale, così, per distrarci magari?» chiese poi il più piccolo, preparandosi mentalmente per dover convincere o costringere Taehyung a lasciare la sua casa per respirare aria fresca d'inverno. E infatti, un "no" fece uscire dalle sue labbra, quello che bastò per far sospirare Jungkook. «E forza, sono giorni che non esci di casa per quel caso! Pensa meno al tuo lavoro e più alla tua vita, è sabato sera, razza di vecchietto!» e sebbene l'aiutante pensava di aver fatto innervosire ancora di più l'altro dopo quelle parole, un lungo sospiro e poi un "si" incerto ricevette dopo pochi minuti, che lo fece saltare letteralmente dalla gioia. «Credo che un bicchiere di buon vino possa distrarmi.» parlò posandosi la mano sulla fronte, come era solito a fare. «Ti passo a prendere alle 20:00, manca un'ora, sii puntuale. A dopo!» e così terminò la chiamata tra i due, che portò Taehyung ad intrufolarsi nel bagno per una doccia rigenerante. Nel frattempo ripensò a quegli ultimi giorni passati nelle case delle persone uccise da quel misterioso killer che, ancora libero, si aggirava nelle strade si Seoul in cerca, sicuramente, di un'ennesima vittima.
Finì di prepararsi e l'ora prestabilita si avvicinava. Taehyung uscì dal suo ufficio, subito dopo aver messo in ordine e poi si avviò verso il piano inferiore per avvisare la moglie della serata tra amici. Scese le scale con calma e si diresse verso la cucina, guardando la donna intenta a preparare la cena per il piccolino. «Esco con Jungkook.» iniziò a parlare e Minhee, sua sposa, sospirò, annuendo subito dopo. «Farai tardi?» chiese la donna, guardando il marito prendere la giacca marrone, che si abbinava al suo pantalone nero che gli stringeva la vita e la camicia del medesimo colore. «Non lo so, non aspettarmi comunque.» rispose, prendendo le chiavi e il cellulare, salutando Minhee con un cenno e avviandosi verso la porta. Restò sul pianerottolo della sua casa e, mentre attendeva la figura del suo amico dai capelli rossicci, si accese una sigaretta per ammazzare il tempo, e anche i suoi polmoni, accompagnato sempre dal suo sguardo da pensatore. «Quando ti toglierai questo brutto vizio?» spuntò l'anima allegra di Jungkook, e Taehyung non esitò ad andargli incontro, con il suo perenne sguardo infastidito. Non rispose ma bensì continuò a tirare da quel rotolino piccolo, ma comunque nocivo, di tabacco, facendo poi uscire fumo dalle sue labbra sottili, rendendo la sua figura più attraente del dovuto. «Dove vorresti andare?» chiese Jungkook, il più piccolo tra i due, mentre camminava accanto all'altro con le mani nelle tasche. «Non lo so, ma qualcosa di tranquillo, per favore.» puntualizzò l'ispettore. «Giusto, d'altronde, volevi gustare del buon vino.»
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Coffee & Poison. [ Vmin ]
Fanfiction[COMPLETA] Un assassino spregevole decide di prendersi gioco degli abitanti della capitale della Corea del Sud. Il suo metodo di uccisione lo rende ancora più unico: veleno dopo aver offerto un caffè alla vittima. Kim Taehyung, ispettore del paese...