Alla fine Taehyung, dopo aver terminato le sue ore di lavoro, si diresse verso la casa di Jimin, della quale sapeva già l'indirizzo per via della falsa segnalazione data poco tempo fa. Quando Jimin gli chiese di raggiungerlo nella sua dimora, non esitò neanche un secondo, perché la voglia di vedere il suo faccino era tanta, e quella di sentire la sua voce ancor di più, quindi gli disse che appena finito lo avrebbe raggiunto.
Arrivato, bussò e aspettò qualche secondo prima che il corvino aprisse la porta. «Ce ne hai messo di tempo.» disse al più piccolo appena lo vide. Si spostò per far varcare la soglia a quest'ultimo, chiudendosi poi la porta alle spalle. Taehyung si girò per guardarlo e alzò le estremità delle sue labbra in un piccolo sorriso, come per salutarlo. «Tutto okay? Mi sembri stanco.» notò il corvino, ora trovatosi di fronte all'ispettore. Egli annuì, per poi sedersi sul divano esausto. «È stata un po' dura oggi, è avvenuto un altro omicidio.» rispose, chiudendo gli occhi e sentendo i suoi nervi rilassarsi a contatto con la superficie morbida di quel divano tanto comodo quanto elegante. «È il caso a cui stai lavorando?» chiese Jimin, sedendosi al suo fianco. Vide l'altro annuire e sospirare, per poi riaprire gli occhi per guardare quella figura che tanto amava ammirare, seppur non lo desse a vedere, o almeno così credeva. Jimin, per lo meno, osservò come lo sguardo di Taehyung cercava di scrutarlo dentro, con quel pizzico di desiderio presente nei suoi occhi: si sentì bruciare per via di quelle pupille che continuavano a fissarlo. «Non parliamone ora, sono esausto.» parlò il moro, mentre si metteva in una posizione più composta, così da fronteggiare al meglio Jimin. «Tu invece cosa hai fatto oggi?» domandò poi, interessandosi della giornata del ragazzo. Jimin gli sorrise timidamente prima di parlare. «Ho fotografato.» disse, indicando poi il tavolo, su cui erano posate tutte le fotografie scattate quello stesso giorno. Si alzò per vederle meglio e rimase colpito dal talento del più grande. Erano fotografie scattate e studiate alla perfezione, lasciando che il messaggio dentro di esse rimanesse nascosto. «Sono bellissime.» parlò Taehyung con la voce meravigliata. Jimin sorrise a 32 denti: aveva sentito pura sincerità nella voce del moro e per questo si sentì felice, felice perché per la prima volta da quando conosceva Taehyung aveva ricevuto un commento vero e dolce da quest'ultimo. Dopo essere rimasto a fissarlo per un po', ancora con il sorriso sul viso, si allontanò verso un angolo della stanza, dove sul pavimento vi era poggiata una borsa. La prese con cautela e, una volta aperta, rivelò il contenuto di essa: una macchina fotografica. L'ispettore, intanto, era ancora occupato a sorridere guardando quelle fotografie tanto che non si accorse neanche del rumore dello scatto. «Tu sei bellissimo, Taehyung.» sussurrò Jimin mentre guardava lo schermo di quell'oggetto con sguardo ammaliato. «Eh?» disse Taehyung. «Eh?» rispose Jimin, sentendosi come colpevole di un crimine. «C-che cosa hai detto?» chiese di nuovo il moro, con fare timido. L'altro si sentì in soggezione per aver fatto un complimento a Taehyung, lui che non ci pensava due volte prima di fare una battuta a sfondo sessuale. «Ehm... hai fame?» sorvolò il discorso Jimin, che posò la fotocamera per poi riavvicinarsi con passo timido a Taehyung, ancora con lo sguardo imbarazzato. L'aria era ricca di tensione. «Si.» annuì il moro, mentre poggiava sul tavolo le foto che aveva afferrato per guardarle meglio nei dettagli. Lasciò un ultimo sguardo a quelle per poi dedicarsi interamente a Jimin, che intanto si era diretto verso i fornelli, intento a cucinare qualcosa. «Cosa si mangia?» chiese l'ispettore, sedendosi sulla sedia posta sotto il tavolo. «Ramen istantaneo, ovvio. So fare solo quello.» rispose con una punta di divertimento mischiata all'imbarazzo, che alla fine non gli diede neanche così tanto fastidio.Cenarono attorno al tavolo posto in mezzo alla cucina illuminata da una luce gialla, parlarono un po' della loro vita, non entrando nei dettagli, per conoscersi di più e solo in quel momento Taehyung capì a pieno che quella che si era creato Jimin era solo una maschera per nascondere la persona dolce e calma qual era. Tutta quella arroganza e spavalderia non formavano realmente la vera personalità di Jimin, perché Taehyung lo notò nei movimenti e negli sguardi che gli lasciava. «Si è fatto un po' tardi.» parlò d'improvviso Taehyung, fissando l'orologio attaccato al suo polso. Vide Jimin annuire e in seguito si alzarono dal tavolo. Tutto accadde così velocemente: di colpo si trovarono uno di fronte all'altro, per via di qualche piede messo fuori posto, con pochi centimetri a dividerli. Taehyung ingoiò il groppo che gli si era formato il gola rumorosamente, mentre Jimin lo guardava con sguardo perso. Entrambi con gli occhi incatenati si trovarono, fino a quando l'orologio del più piccolo fece il tipico rumore che segnava le 23:00 in punto. Taehyung fu il primo ad allontanarsi da quella estrema vicinanza, e con voce tremolante disse a Jimin che ora doveva proprio andare. Quest'ultimo rimase zitto per tutto il tempo come addormentato. Solo quando vide l'altro ragazzo aprire la porta d'ingresso ritornò sul pianeta Terra. «Taehyung!» quasi gridò, mentre si avvicinava a passo svelto verso il corpo del richiamato. Egli si girò lentamente. Tutto sembrò accadere in slow motion: mentre Taehyung si girava per fronteggiare Jimin, questo si trovava già di fronte a lui, e con movimenti un po' incerti iniziò ad avvicinarsi piano, posando una mano sulla nuca del moro. Ancora più lentamente successe che i loro nasi iniziarono ad accarezzarsi, mentre il loro respiri si fondevano in un'unica miscela di emozioni. Jimin guardò l'altro mentre chiudeva gli occhi.
Il tempo sembrò fermarsi quando il corvino posò delicatamente le labbra su quelle dell'altro, e tutte le sue paure si sgretolarono come gesso, poiché Taehyung non si tirò indietro, bensì, approfondì il bacio posando gentilmente le mani sulle guance rosse dell'altro.
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Coffee & Poison. [ Vmin ]
Fanfiction[COMPLETA] Un assassino spregevole decide di prendersi gioco degli abitanti della capitale della Corea del Sud. Il suo metodo di uccisione lo rende ancora più unico: veleno dopo aver offerto un caffè alla vittima. Kim Taehyung, ispettore del paese...