18. Carpe diem, Jungkook

228 19 9
                                    

Taehyung ritornò a casa non riuscendo a dimenticare neanche per un secondo quel bacio. Sorrise al pensiero delle piccole ma forti mani di Jimin che si posavano delicatamente sui suoi fianchi mentre lo attirava a se in modo possessivo. Sentiva ancora sotto le sue la morbidezza della pelle leggermente accaldata di quest'ultimo, mentre gli stava accarezzando le guance. Era anche meravigliato, perché per quanto lui avesse paura dei suoi sentimenti, non si staccò da quella romantica unione, aspettando che l'altro la concluse. Sempre con le estremità della sua bocca alzate andò a dormire, e sempre con quelle si svegliò il giorno seguente.

Il buon umore circolò nelle vene di Taehyung e infatti, tutti i suoi collegi rimasero sorpresi nel vedere l'espressione rilassata e felice del loro ispettore. Si diresse verso il suo ufficio, lasciando qualche sorriso e saluto alle segretarie e ai vari carabinieri che camminavano per il corridoio. Arrivato a destinazione, si sedette sulla sua sedia e iniziò ad ordinare tutte le schede e vari fogli che illustravano i vari passaggi e i pochi indizi del fatidico caso a cui stava lavorando. Neanche quello riuscì a cambiare il suo umore: il sentimento che provava sembrò ricoprirlo come se fosse un sottile velo che gli fece cambiare il modo di percepire e vedere le cose. Qualcuno bussò alla porta e lui, sempre in modo gentile, disse a voce alta: «Avanti!» fece capolino la testa di Jungkook che, con gli occhi un po' assonnati gli augurò un buongiorno con tanto di inchino. «Jungkookie.» lo salutò Taehyung, e il maknae si risvegliò di colpo, squadrandolo, cercando il capire cosa fosse accaduto in quel lasso di tempo passato senza vedersi. Con il sopracciglio alzato, fece un passo in avanti, entrando completamente nella stanza. «Che succede?» chiese, alla fine. L'ispettore lo guardò, accennando un sorriso. «Niente di che, è solo una bella giornata.» rispose, mettendosi comodo sulla sedia. «Ci sono le nuvole.» puntualizzò il suo assistente, indicando con il dito la piccola finestra presente nell'ufficio. «Ah si? Non me n'ero accorto.» sembrava ubriaco e Jungkook iniziò quasi a preoccuparsi, notando il cambiamento drastico del comportamento del suo amico. «Ma nei tuoi cereali c'era alcool invece che il latte stamattina?» chiese avvicinandosi sempre di più, arrivando alla grande scrivania dove poggiò le mani su di essa, reggendosi il busto. «Dove sei stato ieri sera?» domandò con tono fermo. facendolo sembrare un vero e proprio interrogatorio. Taehyung iniziò a sbuffare rimettendosi composto, ricambiando lo sguardo serio. «E dai Jungkook, non mi vedi mai in questo modo, goditi il momento.» rispose, tornando un po' più ispettore Kim Taehyung. L'aiutante inclinò la testa da un lato, pronto a parlare di nuovo. «Sei strano. Mi dici che cosa è successo?» richiese, iniziando ad alterarsi. Ora sembrava che i ruoli si fossero invertiti. «Sono stato da Jimin, ieri.» disse finalmente, e Jungkook ritornò perfettamente dritto, con gli occhi spalancati. «Ci sei andato a letto!» strillò. «Sapevo sarebbe successo! Sì sì e sì!» continuò ad esultare, come se la cosa lo riguardasse. Taehyung si alzò di fretta, fronteggiando Jungkook. «No no e no! Non ci sono andato a letto!» sussurrò, non volendosi far sentire da tutta la caserma. Si mise la mano in fronte totalmente imbarazzato, mentre lanciava sguardi di fuoco a Jungkook, che nel mentre se la rideva sotto i baffi, non credendo neanche ad una parola di quelle dette dall'ispettore. «Senti, andiamo a prendere un caffè e ti racconto, ma per favore, non farmi fare figuracce.» disse pregandolo letteralmente, congiungendo le mani. Jungkook annuì frettolosamente e insieme si diressero verso la macchinetta del caffè, posizionata nell'atrio della caserma.

«Allora...» prese un grande sospiro, sentendo lo stomaco contrarsi. «Te la faccio breve: ci siamo baciati.» parlò tutto ad un fiato, subito dopo chiudendo gli occhi. Sentiva le sue guance andare a fuoco. Udì la voce del rosso farsi sempre più alta, pronunciando numerosi "O mio dio, non posso cederci!" e subito si precipitò più vicino a lui per tappargli la bocca. Jungkook spostò subito la mano, riprendendo poi quel ghigno che a Taehyung faceva impazzire solo su Jimin. «Parlando del diavolo.» Taehyung all'inizio non riuscì a capire le parole dell'altro, ma solo quando lo stesso gli indicò con l'indice l'entrata dell'edificio, vide Jimin in compagnia di Yoongi, che lo salutava con un gran sorriso in volto. Il cuore di Taehyung riiniziò a battere velocemente e il suo volto ricominciò ad essere arrossato, mentre Jungkook lo guardava con un piccolo sorriso amorevole: era dannatamente felice di rivedere il suo migliore amico in questo modo, poiché negli ultimi anni aveva lasciato che il suo viso si contornasse da un brutto e triste broncio. Taehyung si avvicinò al viso di Jungkook e, con gli occhi fissati sul ragazzo che aveva baciato la sera prima, gli sussurrò: «Non dire niente.» il rossiccio annuì. «Ma chi è quell'angelo insieme al tuo ragazzo?» bisbigliò a sua volta, e ricevette una gomitata sullo stomaco da parte dell'ispettore, che con il dito gli mimò di fare silenzio. Ormai gli altri ragazzi erano arrivati a fronteggiarli. «Jimin, Yoongi, che sorpresa.» disse in modo pacato Taehyung cercando di nascondere il suo stato da ragazzo timido. Il corvino gli sorrise ancora ampiamente, lasciando che i suoi occhi si chiusero completamente. «Taehyung! Hai visto? Ti avevo detto che ci saremmo visti! Ti vedo bene.» parlò sta volta Yoongi lasciando per un attimo che l'ispettore si distrasse nel guardare intensamente Jimin. «Si, sto bene.» disse ritornando sulla figura dell'altro come per fargli intendere che quello fosse tutta opera sua. Jimin ricambiò lo sguardo. «E tu invece?» chiese poi. «Bene, grazie.» Jungkook, intanto, era rimasto incantato per via del ragazzo sconosciuto a lui. «Che ci fate qui?» domandò gentilmente l'ispettore, sorpreso ma anche contento nel vedere gli altri due. «Siamo passati a salutarvi.» Taehyung annuì, ascoltando nuovamente la voce candida di Jimin che si rivolgeva a lui. «Vai a casa per pranzo?» gli chiese infatti, e il moro si affrettò a rispondere. «Si, oggi ho solo mezza giornata.» Jimin riaccese il sorriso, felice, dicendogli che poi sarebbe passato a prenderlo più tardi, così da passare del tempo insieme. Nel mentre il rossiccio, che era rimasto zitto tutto il tempo, si schiarì la voce e tese la mano in avanti, verso Yoongi.

«Piacere, Jeon Jungkook. Tu sei Yoongi, giusto?»

Coffee & Poison. [ Vmin ] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora