16. Un caffè in meno, un omicidio in più

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Il rumore assordante delle fotocamere che immortalavano la scena del crimine arrivarono all'orecchio dell'ispettore in modo pungente, che portò il suo viso a trasformarsi in una smorfia di fastidio. Pochi giorni dopo il suo ritorno a Seoul un altro omicidio era stato commesso, concludendo così il breve periodo di pausa del misterioso assassino. Il crimine effettuato era leggermente differente rispetto ai soliti, infatti, nessuna tazzina di caffè era poggiata sul tavolo. La vittima era stata uccisa, ma senza veleno, ed a scoprire come avvenne l'omicidio lo capì Jungkook, che stava visionando attentamente la camera, insieme all'ispettore e ad altri poliziotti. «Tae- Ispettore, guardi qui.» parlò il rossiccio mentre poggiava delicatamente le sue mani, avvolte dai guanti in lattice, sul volto della vittima per spostarlo da un lato. Egli indicò un grande taglio sul collo del corpo privo di vita, e Taehyung si guardò in giro per trovare l'arma del delitto, ma non ottenne risultati. Presente nella stanza c'era anche la fidanzata del ragazzo ucciso, piangente e ferma al suo posto, attendendo informazioni necessarie per capire il motivo di quell'orribile atto. «Sta volta ha deciso di usare un oggetto.» constatò il moro, mentre si rialzò dalle sue ginocchia per poi dirigersi verso la giovane in lacrime. «Mi dica, signorina, il suo fidanzato beveva caffè?» chiese gentilmente, cercando di mettere al suo agio la donna sofferente. Ella negò con la testa, incapace di parlare per via del forte dolore e della voce che le moriva in gola. «Aveva qualche allergia o non piaceva al ragazzo?» continuò con le domande. «L-lo o-odiava...» singhiozzò la ragazza, che si affrettò a prendere un fazzoletto per asciugare gli occhi gocciolanti. Taehyung annuì, allontanandosi dopo aver pronunciato: «La ringrazio.» accompagnato da un inchino formale, raggiungendo in seguito il suo aiutante. «Avrà rifiutato il caffè, e l'assassino l'avrà colpito.» ipotizzò, una volta affiancato l'altro ragazzo. «E se si trattasse di un altro assassino? Magari questo tipo aveva a che fare con qualche individuo losco.» domandò Jungkook, cercando di provare che quello fosse il misterioso killer. Taehyung ci meditò per qualche minuto, visionando attentamente la cucina. Si avviò verso la dispensa, cercando qualcosa che potesse dare una risposta alla domanda di Jungkook. Arrivato alla mensola desiderata, prese la caffettiera, che prontamente aprì. Da essa uscì il caffè in polvere, di cui Taehyung si sporcò le mani. Si girò verso il minore e sorrise soddisfatto. «Prepareresti il caffè se non ti piacesse?» parlò, e Jungkook lo guardò con leggero stupore. «Ma se così fosse, dov'è l'arma?» chiese di nuovo. «Avrà messo al suo posto l'oggetto. Riflettiamo: l'assassino sarà entrato qui una volta, al massimo due; se l'oggetto usato fosse una parte dell'arredamento della casa, come ad esempio, quella lampada laggiù — indicò con il dito — non sarà mai disposto correttamente come lo era precedentemente. La fidanzata della vittima avrà passato sicuramente più tempo rispetto al criminale, basterà chiederle se c'è qualcosa che non va in questa stanza, sempre che abbia una buona memoria.» constatò, ritornando di nuovo dalla donna. Questa lo guardò con un po' timore, per questo Taehyung si preoccupò di rivolgerle un lieve sorriso. «Mi perdoni di nuovo, abbiamo bisogno di aiuto.» disse con calma, in modo tale che la ragazza si preparasse, eliminandole il disagio e la paura. «Allora, io e il mio aiutante abbiamo scoperto qualcosa di insolito. Vede qualcosa fuori posto dentro questa stanza? Guardi attentamente ogni singolo angolo con calma, non siamo qui per metterle fretta.» concluse, lasciando che la ragazza si prendesse il suo tempo. Si allontanò, aspettando con pazienza insieme a Jungkook a pochi centimetri lontano dalla fanciulla.
Passarono vari minuti prima che la donna parlasse. Quando notò qualcosa, subito puntò il dito verso ciò che aveva visto, attirando subito l'attenzione dei due. «Quello! Il crocifisso.» parlò, continuando ad avere il braccio teso. I ragazzi spostarono lo sguardo verso il simbolo di Gesù Cristo. «L-lui era fortemente legato alla religione cristina e portava sempre con se un piccolo crocifisso nella tasca del suo giubbotto; inoltre, come notate, ce l'aveva anche in casa, ma è storto: ricordavo che sulla superficie ci fosse incisa la sagoma di Gesù, ma ora sembra sparita.» si espresse la ragazza, fornendo informazioni ottime all'ispettore e al suo collaboratore. «Controlla.» disse solamente Taehyung. A quanto pareva, la ragazza aveva perfettamente ragione: l'oggetto era stato rimesso al suo posto ponendo verso il muro il lato sbagliato. «Portiamolo in caserma e vediamo se ci sono impronte. Signorina, la ringraziamo per la collaborazione, ci è stata di grande aiuto.» disse l'ispettore, per poi avvisare tutti che lui e il suo amico stavano per uscire dall'appartamento. I due stavano passeggiando, un po' sollevati per aver mandato il caso di un passo avanti rispetto a prima. «Speriamo ci sia qualcosa su quel crocifisso.» sussurrò Taehyung ricevendo un mugolio di approvazione da parte di Jungkook. Il silenzio venne poi interrotto dal walkie talkie, contenuto nella tasca dell'ispettore, che prese a suonare. «Ispettore Kim Taehyung.» rispose con tono freddo.

«Non usare questi toni seri con me, Taehyungie.»

«Jimin?» chiese il moro, sorpreso di sentire la voce gentile del corvino. Sorrise.

«Sono io, ho chiesto in caserma se potessero trasferire la chiamata sul tuo dispositivo, e pare proprio ci siano riusciti. Questo perché non ho il tuo numero.» rise Jimin.

«Ho capito. U-uhm, perché hai chiamato?» domandò, con una punta di timidezza. Nel mentre, Jungkook guardava il suo migliore amico con gli occhi sgranati.

«Perché volevo vederti, stupidone.»

Coffee & Poison. [ Vmin ] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora