La serata proseguì per il meglio: da un lato si poteva vedere la coppia di Jimin e Taehyung che sorrideva alle parole simpatiche e scherzose di Yoongi, che nel mentre teneva in modo possessivo la mano di Jungkook. Quest'ultimo forse era il più strano di tutti: il rossiccio, che all'inizio aveva proposto l'idea della festa, alla fine sembrò proprio non godersela per niente. Fissava con sguardo duro un punto fisso del soggiorno di Taehyung, sciolto qualche volta dall'espressione preoccupata del biondo al suo fianco. Non sapeva perchè ma, come prima l'aveva percepita il suo ispettore, un'aria strana si era espansa in quella stanza non troppo piccola. Jungkook era il più intelligente tra i due, e lo era sempre stato poiché era sempre il primo ad arrivare alle conclusioni più difficili, seguendo un percorso anche ben strutturato e studiato alla perfezione, e aveva scoperto qualcosa che forse era troppo presto rivelare, ma anche troppo grande per tenerla segreta. Rimase comunque zitto sperando che almeno per quella volta si stesse sbagliando, ma in cuor suo, dubitava non avesse ragione. Gli altri invece si stavano divertendo come matti, sopratutto il Jimin, che era una spugna bagnata di soju. Era ubriaco, super ubriaco, e questo lo sapevano tutti, dato che il corvino non aveva contegno nel fare le cose in quella situazione. Yoongi per fortuna lo guarda ridendo, ma Taehyung era proprio preoccupato per le sue condizioni.
Arrivò la tarda sera e, con la Luna che faceva da sfondo alla città, gli ospiti ritornarono nelle loro case, lasciando la coppia da sola. «Ti senti bene?» chiese Taehyung, ritornando dalla porta a Jimin che, con il suo solito sorriso, annuiva con gli occhi chiusi. «Vieni a sederti qui, Taehyungie, facciamo un gioco, dai.» pronunciò, sebbene balbettando e qualche volta ridendo, mentre batteva la sua mano sulla sedia accanto al suo corpo, incitando il suo fidanzato a prendere posto. «Un gioco?» domandò, cercando di capire. Jimin voleva fare un gioco, perlopiù ubriaco, e tutto ciò lo faceva sembrare uno di quegli adolescenti ribelli in cerca di divertimento. Taehyung si sedette, appoggiò le mani sulle sue cosce e lo guardò, mentre acconsentiva continuamente col capo, completamente andato. «Io ti faccio una domanda e tu la fai a me, così, per divertirci. Però dei rispondere con sincerità, altrimenti non è divertente.» spiegò le sue intenzioni, spostandosi per mettersi di fronte al moro, e avvicinandosi subito dopo con il corpo per stampare un bacio, al sapore dolce di soju. «Basta bere, però.» precisò l'ispettore, e tolse in seguito la bottiglia verde trasparente retta dalle dita corte di Jimin, che come reazione mise un broncio. «Va bene, va bene... iniziamo.» batté le mani e si mise dritto. La prima domanda che volle fare a Taehyung era banalissima, e anche quest'ultimo se l'aspettava. In ogni caso, rispose senza troppi giri di parole. «La tua prima volta, birichino?» chiese infatti, ridacchiando leggermente. Taehyung rise di rimando per lo stupido nome che gli aveva attribuito. «Con mia moglie a 18 anni.» Jimin aprí interamente gli occhi, guardandolo stupito. «Ma tu e lei quand'è che vi siete sposati? a 12 anni?» chiese ancora con quello stupore nella voce, divertendo l'altro ragazzo. «Ci siamo sposati troppo giovani, infatti si è visto come è andata a finire...» disse abbassando il tono della voce ad ogni parola pronunciata. Non che non l'avesse dimenticata, ma faceva ancora dannatamente male. «Tocca a te, amore.» parlò Jimin, e questa volta fu Taehyung a rimanere sorpreso per via della parola usata dall'altro. «Hmm... La tua, invece?» richiese, avvicinandosi di poco ciò busto, per poi reggersi con il palmo della mano la sua testa, mentre fissava con occhi luccicanti il viso di Jimin arrosato e accaldato per via dell'alcol che circolava nelle sue vene. «15 anni, uno dei miei vecchi fidanzati.» parlò semplicemente, appoggiandosi con la testa sul tavolo, visibilmente stanco. «Jimin, vogliamo and-» cercò di dire. «No! Continuiamo su...» lo interruppe bruscamente, mettendosi composto, pronto per un'altra domanda. «Più grande errore della tua vita?» chiese, attendendo con curiosità la risposta. «Sposarmi.» disse, freddamente. Jimin sospirò, passandosi una mano nei capelli sudati. «Che fidanzato noioso che ho!» si lamentò con la voce da bambino, e ciò provoco una forte risata da parte del nominato, per niente ferito dalle parole del corvino. «Vai con la tua domanda.» disse scocciato, battendo freneticamente un piede sul pavimento. «Il tuo?» e vide di nuovo il suo ragazzo alterarsi, e per lui fu difficile trattenere di nuovo la sua risata. «Taehyung, non devi sempre ricambiarla, lo sai? Non hai proprio inventiva?» alzò la voce. «Sei proprio un ubriacone.» lo istigò Taehyung, con un sorriso più che divertito in volto. Jimin posò il suo sguardo sui suoi occhi sorridenti. «Ho un'ultima domanda.» balbettò, con la mente annebbiata dall'ebrezza. «Che sia davvero l'ultima Park Jimin, domani ho lavoro ed è tardi per continuare a stare svegli.» disse autoritario l'ispettore, appoggiando la schiena sulla sedia per ricambiare quello sguardo intenso incrociando le braccia.
«Mi ami?»
Taehyung non distolse lo sguardo, bensì, lo rese ancora più fisso, come a cercare di penetrare con le sue pupille in quelle ancor più scure di Jimin. Si alzò in piedi, e poi sorrise dolcemente, chiudendo gli occhi. «Sei ubriaco, non sai quello che dici. Andiamo a dormire, Jimin.» lo prese per le spalle e lo attirò a se, con addosso ancora gli occhi seri e, forse, anche un po' spenti dell'altro. «Ne parliamo un'altra volta, okay?» lo assicurò con tono premuroso, mentre prese a baciarlo con delicatezza. Taehyung diresse entrami verso la camera da letto, ancora con le labbra unite, chiudendo così quella serata un po' diversa.
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Coffee & Poison. [ Vmin ]
Fanfiction[COMPLETA] Un assassino spregevole decide di prendersi gioco degli abitanti della capitale della Corea del Sud. Il suo metodo di uccisione lo rende ancora più unico: veleno dopo aver offerto un caffè alla vittima. Kim Taehyung, ispettore del paese...