5. Una dei tanti

266 20 6
                                    

Pareva una giornata tranquilla per tutti, eppure, qualcosa di strano stava per accadere in un appartamento a Gangnam: due ragazzi stavano tranquillamente chiacchierando, mentre fuori si poteva udire il chiasso causato dalle auto e qualche uccellino che aveva deciso di cantare. Ad un certo punto, l'unico ragazzo presente nella stanza chiese all'altra se volesse un caffè, e questa, senza farsi pregare, accettò subito. L'uomo, con movimenti fluidi e veloci preparò la moka e, nel mentre aspettava che la miscela uscisse, si mise a conversare con la ragazza. Non facevano discorsi chissà quanto complicati, ma di certo sapevano bene come trascorrere il tempo assieme. La cosa era una: i due non si conoscevano da molto, e appunto, quella ragazza non sapeva del vero essere che si trovava di fronte agli occhi. Quando ormai l'assassino diede la tazzina alla donna, era troppo tardi: lei, nonostante la bevanda scottasse, lo bevve tutto d'un sorso. Finì di bere e riaprì gli occhi, posò lo sguardo sull'altra figura e sorrise, ma si allarmò a sentire le seguenti parole: «È ora di raggiungere l'inferno.» Lei lo guardò, ma in seguito sentì un malore, che la fece accasciare sulla sedia per poi cadere sul pavimento gelido priva di vita. Il criminale aveva colpito ancora.




«Questa notte, un altro caso d'omicidio si è scoperto avvenire nella Capitale. Il serial killer, che da poco è entrato nelle nostre vite, ha colpito ancora, uccidendo una ragazza di soli 23 anni nel suo appartamento.» parlava la voce del telegiornale, proveniente dalla televisione di casa Kim. Erano appena le otto di mattina e Taehyung era avanti lo schermo fissandolo, con le mani nelle tasche, senza alcuna espressione a dipingergli il volto.

«Tae.» si sentì chiamare, e lui sapeva benissimo che quel nomignolo lo usava solo sua moglie. «Hm?» si girò verso questa, che teneva tra le braccia il piccolo San. Appena quest'ultimo vide il padre, volle scendere subito dalle braccia della madre per corrergli incontro, per poi attaccarsi ad una gamba con gesto affettuoso, cosa che fece sorridere Taehyung. Gli portò una mano sulla testa, carezzandola. «Hai da fare? Mi sono ricordata di dover finire del lavoro.» disse, mentre si aggiustava allo specchio più vicino la camicia stropicciata, per aver tenuto sicuramente il piccoletto. «Ma è domenica.» parlò l'uomo di casa con voce piatta. Immaginava fosse una balla. «Lo so, ma devo finire di mettere a posto un vestito che dovrei consegnare domani. Poi sarebbe meglio se passassi tempo con tuo figlio, a causa del tuo lavoro sei spesso fuori, ultimamente.» si giustificò: era una sarta, una delle più brave e questo lo dimostrava la numerosa gente che frequentava il suo negozio. Taehyung fece finta di credere alle parole della donna ed annuì. Lei, dopo essersi data un'ultima sistemata, se ne andò, lasciando un bacio sul capo al più piccolo, mentre neanche uno sguardo per il più grande. «Va bene campione, andiamo al parco?»

Coffee & Poison. [ Vmin ] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora