12. Sokcho

227 22 2
                                    

«Dove mi stai portando?» chiese Taehyung una volta che mise piede nell'automobile di Jimin. Quest'ultimo era al volante, e con un sorriso in viso, rispose: «Ti sto rapendo.» in fare ironico. Taehyung ridacchiò e spostò lo sguardo verso il finestrino. «Ricordati che posso arrestarti.» gli disse mentre fece per prendere una di quelle dannose pagliette. «No no, nella mia macchina non si fuma.» fece attenzione a ricordarglielo il corvino, che si affrettò a prendere l'intero pacchetto, compreso l'accendino, per poi posarlo nella sua tasca sinistra. Taehyung sbuffò e sprofondò nel sedile, sentendo già la mancanza del fumo che gli solleticava la gola. «Ora sembri un bambino.» gli fece notare Jimin, mentre guidava esperto la sua macchina. Taehyung, come aveva fatto nell'ultima ora, si perse nel guardare i suoi movimenti e i suoi lineamenti del volto, confermando sempre di più il fatto che fosse un ragazzo dalla bellezza unica, per lui. «Devo compierne 24 tra poche settimane.» gli annotò Taehyung. «Ohoh, indovina un po' chi è il tuo hyung? Esatto, proprio io.» rispose Jimin, indicandosi con l'indice per rendere la scena ancora più comica. Taehyung rise, mostrando per la prima volta il suo particolare sorriso al ragazzo che gli sedeva a fianco. «Non posso credere di essere davvero qui con te.» parlò dopo le risate, mettendosi una mano sulla faccia. «Hai ragione. Sei così testa dura che ho temuto mi avresti cacciato.» rispose Jimin. «I tuoi capelli argento dove sono finiti?» cambiò discorso il più piccolo, mentre posava gli occhi su questi, ora tinti di un colore scuro come la pece. «Non mi andava più di tenerli. Come mai me lo chiedi? Ti piacevano?» parlò a sua volta il richiamato. «Si, erano particolari.» disse. Jimin mostrò il suo caratteristico ghigno, e Taehyung iniziò già a spaventarsi. «È il tuo unico modo di fare complimenti?» chiese, divertito. Come erano solite fare nell'ultimo periodo, le guance di Taehyung si sfumarono di un leggero rosa per via dell'imbarazzo che aveva preso il sopravvento. Era sempre così con Jimin: riusciva ogni volta ad avere il pieno controllo su di lui. «Non dico più nulla, allora.» parlò cercando di mascherare quella soggezione che non sfuggì all'occhio furbo del maggiore. Non parlarono più per quasi tutto il viaggio, ed è proprio durante il silenzio che Taehyung si chiese il perché stessero andando così lontano. «Ma si può sapere dove andiamo?» chiese ancora una volta, perdendo già quel poco di pazienza che possedeva. «Andiamo a prendere il treno, così da andare a Sokcho.» rispose disinvolto, aspettandosi però una sfuriata da parte del l'altro. «Cosa?! Ma tu sei pazzo!» urlò, infatti. «Hai idea di quanto sia lontano e che io abbia un lavoro?!» continuò a dannarsi. Jimin rimase calmo e cercò addirittura di trattenere la risata che gli procurava il ragazzo sedutogli al suo fianco. «Risponderei "di te" ma è passato ormai di moda.» parlò rivolgendosi alla prima domanda. «E poi stai tranquillo, Taehyung. Ho già parlato con Jungkook e hai tre giorni liberi da passare totalmente con me. Non sei super felice?» a quelle parole Taehyung rischiò di cadere in un esaurimento nervoso. Avrebbe passato tre lunghi giorni con Jimin, a Sokcho. Neanche s'immaginava del bel tempo che avrebbe trascorso, allontanandolo da tutto quello che gli portava solo energie negative; perché lo scopo di Jimin era quello: procurargli un po' di quella felicità che il più piccolo non conosceva.

Coffee & Poison. [ Vmin ] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora