7. Ancora tu?

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«Taehyung, abbiamo una segnalazione da un ragazzo: dice che un abitante del suo condominio sta dando fastidio.» disse Jungkook, appena varcata la soglia dell'ufficio dell'ispettore. Lui lo guardò, e subito dopo chiuse gli occhi poggiandosi una mano sulla fronte. «Per favore, a lavoro non sono Taehyung — pronunciò quelle parole scocciato, e ciò fece alzare gli occhi al cielo all'altro — ma questa gente non sa che noi qui abbiamo del vero lavoro da sbrigare? Di' a questo ragazzo che verremo tra mezz'ora.» sbuffò e ritornò subito composto dopo essersi calmato. «Okay, ti dico l'indirizzo.» concluse Jungkook, che dopo aver informato il suo superiore, uscì dalla stanza, così da lasciare in pace l'altro infastidito. Quest'ultimo, infatti, era sempre nervoso. In seguito al suo lavoro, che di svolto aveva ben poco, decise di uscire dal suo ufficio per dirigersi verso la meta indicata dal suo aiutante. 

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Taehyung, affiancato dal suo amico, arrivò davanti la porta della persona presa in causa, ancora però sconosciuta. «Per favore apra, siamo della polizia.» pronunciò il commissario subito dopo aver bussato. All'inizio nulla arrivo all'orecchio dei ragazzi, ma passati vari secondi, la porta si aprì rivelando un Jimin dai capelli arruffati e il sorriso birichino in volto. Solito, insomma. Il moro sgranò gli occhi e si trattenne dall'urlare. «Ancora tu?» disse, mantenendo sempre un tono di voce moderato. L'argentato se la rise sotto i baffi, mentre il rossiccio stava capendo poco e niente. «Ma quindi il babysitter falso è un poliziotto.» parlò beffardo Jimin. «Hyung mi spieghi?» chiese il più piccolo tra tutti. «Jungkook va' in macchina, ti raggiungo tra 5 minuti.» rispose invece Taehyung, il quale stava già terminando la sua pazienza. Vide l'altro annuire e poi scomparire giù dalle scale, poiché si trovassero al terzo piano. «Sapevi io fossi in servizio, non è così?» domandò ovvio il moro. L'argento alzò le spalle, fingendo di non saper nulla. «Cosa vuoi da me?» chiese, quasi supplichevole, l'ispettore. «Sei ancora più seducente nelle vesti da ispettore, Taehyung.» disse Jimin, mandando in ebollizione l'altro, che arrossì pesantemente. Si sentì strano dopo quell'affermazione da parte del ragazzo di fronte a lui, ma cercò di nasconderlo il meglio possibile. «Smettila.» sussurrò. Jimin continuò a sorridere soddisfatto. «È la terza volta che ci incontriamo casualmente, dev'essere proprio destino.» parlò ancora una volta. Era sempre lui a dare inizio alle conversazioni, dopotutto. «Casualmente, come no.» rispose Taehyung. L'argento gli fece cenno di entrare, e il moro, titubante accettò, dicendo però di dover scendere il prima possibile poiché c'era il suo amico ad aspettare. «Non hai risposto alla domanda di prima.» gli fece notare Taehyung, che ora era dentro la casa. Aveva un profumo buono che lo faceva sentire a suo agio. Anche l'arredamento era impeccabile e ciò mostrava quanto fosse ordinato Jimin. «Sei così ingenuo.» parlò quest'ultimo. L'altro già non ci stava capendo più nulla, e si spaventò quando vide il ragazzo, più basso di lui, avvicinarsi al suo corpo slanciato. Dovette alzarsi sulle punte per arrivare all'orecchio di Taehyung. «Non smetto più di pensarti.» sussurrò con voce seducente, che fece venire la pelle d'oca all'altro, zittito da quelle parole. Chiuse gli occhi, e quasi non volle più aprili per come si stava sentendo. Scombussolato, insolito, quasi una sensazione piacevole, ma lui riteneva tutto ciò maledettamente strano e, forse, non giusto. Vedendo il ragazzo tacere, Jimin iniziò a camminare intorno al suo corpo, con un braccio rilassato per percorrere la sua vita mentre camminava. Taehyung rimaneva fermo a tutto quello che stava accadendo. «Taehyung, guardami.» ma lui non aveva proprio il coraggio di aprire i suoi occhi per guardare quelli di Jimin. Solo quando sentì il corpo di quest'ultimo troppo vicino al suo vide ciò che stava accadendo. «Perché non ammetti che sei attratto da me, in questo momento?» domandò Jimin con quell'aria sexy ed attraente, e a Taehyung mancò il respiro per pochi secondi. «Devo andarmene.» sussurrò in modo così debole, in seguito si staccò dall'argentato, si diresse verso la porta con l'intento di andare via il più veloce possibile da quella casa accogliente, ma venne fermato dalla sua candida voce. «Taehyung.» disse. «Non mentire a te stesso.» finì, e il richiamato si girò verso di lui, per guardarlo in viso. «Non lo sto facendo.» disse, facendo proprio quello che gli aveva impedito Jimin. «Ah no? E allora perché ti sei eccitato?» parlò, ma adesso sembrava che l'innocenza si fosse fatta spazio tra la sensualità. Taehyung guardò prima in basso, e poi posò lo sguardo dove ce l'aveva precedentemente, e questa volta, il rossore delle sue guance era proprio evidente.

Coffee & Poison. [ Vmin ] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora