23. Ultimo

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"Ultimo."

Questo era ciò che aveva lasciato l'assassino sulla sua nuova vittima. Taehyung era piegato sulle sue ginocchia, di fronte al cadavere, una donna, mentre sorreggeva quel post-it giallo con le mani coperte dai guanti in lattice, visualizzando con attenzione la scritta ordinata su esso. Jungkook, intanto, stava ispezionando l'intera casa insieme ad altri poliziotti. La giovane era distesa sul pavimento, con i pugni chiusi e gli occhi leggermente aperti, la pelle più lattea di prima e un vestito elegante le copriva il corpo snello; si capiva fosse una di quelle benestanti per via dei gioielli e la collana di perle che le cingeva delicatamente il collo, con alcune delle palline luccicanti che sbattevano sul marmo lucido. Ma quell'Ultimo solo una cosa poteva significare: fine degli omicidi e, di conseguenza, fine degli indizi. Taehyung probabilmente era il più irato tra tutti perché si sentiva un incapace per non aver terminato il compito che gli spettava. Tutto stava andando a rotoli nella sua vita, e per giunta, anche la sua carriera si stava piano piano sgretolando. L'unico spiraglio di luce era Jimin, che lo stava attendendo nella propria dimora, pronto a consolarlo e tirargli su il morale. «Trovato qualcos'altro?» chiese appena vide il rossiccio tornare da lui, rigorosamente a mani vuote. «No.» rispose, e Taehyung si rimise diritto, sul punto di avere una crisi nervosa. «Cazzo, e come si fa ora?» sputò arrabbiato, mentre buttava il bigliettino da qualche parte sul pavimento. Jungkook, con sguardo triste e deluso, non diceva nulla, perché l'ispettore aveva pienamente ragione. Quella persona era fuori, sarebbe stata fuori per tanto tempo, potendo tornare a suo piacimento. Taehyung ritornò sul corpo, lo visualizzò attentamente in ogni piccola parte, ancora niente. Si fermò posando una sua mano sulla fronte, tirando un lungo respiro in cerca di calmarsi. Ma poi notò le mani, ancora chiuse e solo quando arrivò ad una di queste con la propria vide qualcosa di strano ma che poteva essere utile. Come se la fortuna stesse dalla loro parte quella notte, l'ispettore dentro il palmo della mano sinistra ci trovò dei capelli, scuri e corti, visibilmente strappati. Il suo sguardo si accese e chiamò esaltato Jungkook, che subito si precipitò da lui. «Cazzo questi possono esserci di grande aiuto!» disse, mentre prendeva un sacchetto di plastica e delle pinze, per prendere il materiale trovato. «Dobbiamo subito analizzarli. Questa è la volta buona che lo becchiamo quel bastardo.» pronunciò a denti stretti Taehyung, mentre guardava ancora il corpo della giovane ragazza. «Andiamo subito in caserma e portiamo questo agli esperti. Entro due giorni avremo i risultati, poi bisogna solo rintracciarlo.» disse l'ispettore, camminando insieme al suo aiutante verso la porta dell'appartamento lussuoso.





«Non mi sembra vero, TaeTae.» erano le otto di sera e i due ragazzi stavano tornando alle proprie dimore. Taehyung camminava al fianco di Jungkook, con le mani in tasca e lo sguardo un po' meno teso, forse per la buona notizia ricevuta oppure per il fatto che a momenti avrebbe visto Jimin. Annuì alle parole del suo amico e sorrise lievemente, prendendo una sigaretta subito dopo. Da quando c'era il suo ragazzo nella sua vita, aveva diminuito visibilmente il consumo di quelle pagliette, fumandone circa 2 ogni 3 giorni. Per questo, Taehyung era felice del suo traguardo e Jimin lo era perché era stato ascoltato.
«Senti, e se festeggiassimo? Andiamo a prendere Yoongi e poi ci dirigiamo a casa tua.» parlò dopo Jungkook. «È un autoinvito questo?» chiese il moro scherzando, acconsentendo subito dopo.
Una volta che raggiunsero la casa dell'ispettore, Jimin si stupì di vedere tutti i suoi amici riuniti, e infatti fu automatico chiedersi il perché di quell'incontro. Salutò tutti calorosamente con una smorfia di dolore mentre si accarezzava con due dita la testa. «Ti fa ancora male?» chiese Taehyung, avvicinandosi per lasciargli un bacio sulla guancia, guardando l'altro annuire successivamente. Jungkook lo guardava con sguardo investigativo, chiedendo: «Hai mal di testa?» avvicinandosi per tastare la parte dove prima c'erano le dita corte del corvino. «Più che altro, mi brucia.» rispose sotto lo sguardo attento di Jungkook. Quest'ultimo, in seguito, sorrise, attirando al suo fianco Yoongi. «Perché non fai vedere la casa a Yoongi? È la prima volta che ci viene.» propose al corvino, che, attonito, annuì debolmente per poi tirarselo per un braccio e portarselo in cucina. Taehyung lo guardava con un sopracciglio alzato. «Che ti prende?» domandò, attirando la sua attenzione. «Taehyung.» pronunciò ogni lettera del suo nome seriamente, facendo quasi venire la pelle d'oca al richiamato. «Cosa?» disse, infatti. «Non hai raccontato tutti i dettagli del caso a Jimin, vero?» parlò poi, appoggiandogli amichevolmente la mano sulla spalla. In quel momento l'ispettore percepì una strada sensazione in corpo: come se, tutto ad un tratto, si sentisse insicuro di stare lì, in quella casa, con i suoi amici e il suo fidanzato. Fatto sta che non diede peso a quello che stava sentendo, e si affrettò a rispondere al suo amico. «Ovvio che no, conosco le regole, Jungkook.» il più piccolo annuì, scuotendo leggermente il corpo di Taehyung con la mano. «Meglio così. Non diamo false speranze e aspettiamo i risultati. Ora andiamo a divertirci, su.» sorrise, dirigendosi poi verso la stanza dove i due ragazzi erano andati precedentemente.

Coffee & Poison. [ Vmin ] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora