4. Tu conosci la felicità?

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«Vado fuori a fumare.» parlò Taehyung, dopo aver speso del tempo in quel locale. Ora, aveva bisogno di calmare i suoi demoni con quel vizio che aveva, ormai, da anni. «Io vado a fare il finto intellettuale per rimorchiare qualcuno.» gli rispose Jungkook, alzandosi dalla sedia e sistemandosi la camicia sgualcita. «Sai che qui siamo in un locale meno squallido di quelli che frequenti di solito? Non conquisterai nessuno con il tuo bel faccino.» disse moro, compiendo la stessa azione dell'altro, con l'intento però di uscire dalla struttura, la quale proibiva di fumare sigarette all'intero. «Vai a fumare la causa della tua morte, cretino.» borbottò il rossiccio, la cui affermazione fece ridacchiare, dopo tanto tempo durante quella serata, Taehyung. Quest'ultimo gli fece cenno con la testa e si avviò verso la porta di uscita , una volta raggiunta l'aria fresca, si appoggiò su un muretto e, dopo averla arrotolata nel tabacco, fumò la paglietta. I suoi nervi di botto si rilassarono e i suoi occhi si schiusero. Subito dopo il fumo si liberò dalle sue labbra e ripetè le stesse azioni varie volte. «Brutto modo che hai di trovare la felicità.» parlò una voce sconosciuta: era dolce e acuta, ma aveva comunque un fine maschile. Dopo non la sentì più, al contrario, udì dei passi avvicinarsi e quando riaprì gli occhi, vide la figura del ragazzo argento a pochi passi dal suo corpo. La vicinanza confermava il fatto che fosse un ragazzo quasi unico agli occhi di Taehyung. «Trova ciò che ami e fa' in modo che t'uccida.» riaprì bocca, e sta volta Taehyung lo guardò più intensamente. Come poteva, quel ragazzo, parlargli con tanta scioltezza? «In molti mi ripetono di smettere, che ho tutta la vita davanti, che devo risparmiare e cose simili.» disse per la prima volta in compagnia dell'altro, il ragazzo dai capelli scuri. «Non ti ho mica detto di smettere, anzi, ti ho anche incitato a continuare.» ribatté l'argentato.

«La conosci la felicità?» chiese d'un tratto, e quella sera Taehyung, per la milionesima volta, si ritrovò a corrucciare la fronte. «La felicità? Non so descriverla.» rispose semplicemente, mentre piano piano stava arrivando al termine della sigaretta che aveva tra le dita. «Uh, devi essere una persona davvero infelice.» squittì l'altro, mentre il suo volto si dipingeva quasi di compassione. Taehyung sbuffò e alzò le spalle, non negando neanche l'evidenza. Infatti, soprattutto in quel periodo, l'ispettore non era mica la persona più felice del mondo. «È un sentimento troppo grande per me.» disse con tono fermo e distaccato, mentre aveva gli occhi fissi sull'asfalto umido di benzina. «Ed è per questo che non l'hai mai provato sulla tua pelle?» chiese lo sconosciuto, avanzando d'un passo verso la figura snella e slanciata dell'altro, che era poggiata al muro con una mano della tasca, e l'altra occupata a tenere la cicca, ora spenta. «Ma che razza di modo hai di conoscere le persone? Ero abituato alla classica presentazione.» disse poi, mentre riponeva il pezzo bruciato nel suo portacenere portatile. «Sono Park Jimin, e invece il tuo nome qual è, Mister Scorbutico di poche parole?» parlò codesto Jimin, mentre inclinava la testa verso sinistra, per guardare meglio Taehyung. «Non ti ho mai visto da queste parti. Non ho mai visto ragazzi con quei capelli, in realtà. Ed è Taehyung, comunque.» rispose.

«Tu vivi in un mondo davvero piccolo, Taehyung.»

Coffee & Poison. [ Vmin ] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora