Capitolo 12

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Sento le mie mani sudate, fuori fa freddo anzi freddissimo, ma la mia agitazione ha innalzato la temperatura in tutto il mio corpo.
Infilo velocemente le chiavi del mio appartamento nella toppa del portone e senza ripensarci troppo valico l'uscio che mi separa dal soggiorno, sento già delle voci provenire della cucina... mi soffermo a guardare avanti, ancora una volta lo vedo davanti ai miei occhi, le sue labbra, il suo profumo... scuro la testa con l'intento di cancellare momentaneamente quei pensieri, quel pensiero.
Mi spoglio, appendo il mio adorato giaccone invernale vicino alla porta dove si trova un ammasso informe di ogni tipo di indumento consono all'utilizzo di giacca/giacchino...
Mi sfilo le mia amate Vans e indosso, finalmente aggiungerei, le pantofole invernali che mi accompagnano per questi mesi immersi nel freddo e gelo.
Mi avvio verso la cucina.
Riesco a riconoscere le varie corde vocali da cui provengono tutte queste chiacchiere, prima fra tutte la classica tonalità quasi soffocata che contraddistinguere Tae e subito dopo il timbro acuto di Hobi oppure la voce così leggera di Yoongi... per non parlare della vocalità leggermente nasale di Jin o il timbro deciso e autoritario di Nam...
Appena appaio davanti alla cucina, come ormai da manuale, tutti smettono di parlare.
Si voltano verso di me.
C'è chi mi guarda indifferente, chi non riesce a frenare le risate, c'è chi mi guarda confuso e poi c'è Tae.
Fissa il suo sguardo nei mei occhi, la rabbia ribolle dentro di me, tutto quello che è successo la sera prima ritorna prepotentemente nella mia mente, le sue parole si riaccendono nel mio cervello... sento la tensione salire, la rabbia ribollire, la delusione arrivare alle stelle... "Hai capito che devi farti i cazzi tuoi?!" ecco, la bomba è stata sganciata, il caos si sta per accendere. "Io sono il tuo migliore amico! Non puoi chiedere di farmi i cazzi miei, non puoi non fidarti di me, sono il tuo migliore amico cazzo!" controbatte "La vita è mia, non sei nessuno per decidere per me... già troppe persone lo hanno fatto..." rispondo io a tono "Non puoi paragonarmi a gente del genere... io ci sono sempre stato, io sono sempre stato accanto a te... ti ho sempre sostenuto... non è questo quello che mi merito..." replica lui... "La vita è la mia! Decido io cosa voglio, puoi essere anche il re del mondo ma se io voglio fare qualcosa tu non puoi negarmelo...
i casini li faccio io ed io li risolvo..." non chiuderò così la conversazione...
I ragazzi abbassano gli sguardi, odiano vederci litigare... "Jimin ti rendi conto di quello che stai dicendo...? Per te sono solo una merda...? Non sono un cazzo di nessuno...
È così...?"
I suoi occhi si fanno lucidi, le sue nocche diventano improvvisamente bianche... succede tutto in un attimo.
Lui.
Io.
Il mio viso.
Un dolore lancinante.
Appoggio la mano su la mia guancia che è stata appena colpita, sento un liquido caldo scorrere sopra i miei polpastrelli. La vista si fa offuscata, la guancia pulsa. Non capisco più niente, tutto in torno me comincia a girare e alla fine...
Il mio sguardo in contra il suo.
Occhi lucidi, come cioccolato fuso, il suo sguardo sconvolto, il mio deluso... Non ho più voglia.
Mi sono stancato.
Sento l'aria mancarmi ripercorro velocemente il corridoio che collega la cucina al soggiorno e meccanicamente come se il mio cervello non avesse più il controllo del mio corpo, prendo il giaccone, le chiavi, il cellulare, e la voglia di andarmene.
Esco.
L'aria incontra la mia ferita.
I miei occhi si liquefanno... senza pensarci troppo dei piccoli ruscelli bagnano le mie guance, la soluzione salina causa un po' di bruciore sulla ferita, le mie gambe non reggono...
Cado per terra.
Un pianto isterico.
I ricordi.
Io.
Lui.
Nessuno.
Passa così un'ora interminabile.
Piango, piango davvero, come non mi succedeva da tanto, tantissimo tempo.
La mia mente si svuota, i miei pensieri spaziano ed io non capisco più niente... Mentre i rubinetti lacrimali si chiudono il mio stomaco comincia a brontolare, decido quindi che sia giunto il momento di alzarmi, di asciugarmi le lacrime e di mettere qualcosa sotto i denti se non voglio rischiare di svenire. Mi incammino quindi per una strada a me molto nota, che circoscrive il mio parco preferito, un mio nascondiglio se così lo si può definire. Arrivo quindi nel cuore della città, c'è gente che corre, altra che cammina, c'è chi mangia e chi ride. Senza pensarci troppo mi infilo nel marasma di gente che popola le vie della mia città... "ehi, da quando sei diventato un confetto?" qualcuno mi tocca la spalle... questa voce la conosco... mi giro..."Che ci fai qui?" domando senza rispondere alla sua palese presa per il culo, un sorriso spontaneo si forma sulle mie labbra...possibile ancora lui? Indossa una felpa rossa e dei semplici jeans, non smembrerebbe avere freddo.
"Niente... avevo voglia di cambiare un po' d'aria..." rivela alzando gli occhi al cielo...
"pure io..." abbasso lo sguardo, sento gli occhi pizzicare. Lui sembra notare subito il mio cambio umore e senza indugio appoggia le sue dita sotto il mio mento per riportare il mio sguardo sul suo e senza preavviso appoggia le sue labbra sulle mie... nasce un bacio. Le miei viscere si comprimono e senza seguire alcuna legge di gravità cominciano a fluttuare nel mio stomaco, le farfalle che si erano annidate fino ad ora nell'intestino, spiccano il volo. Un bacio semplice, ma comunque bellissimo, delicato, genuino, stupendo, meraviglioso, la mia nuova droga. Lui si stacca, ma tiene ancora prepotentemente le dita intorno al mio mento... "Non azzardati più ad abbassare gli occhi, chiaro? Non so quale sia la ragione o chi la causa, non mi interessa... ma finché io starò con te non voglio vederti mai una volta con lo sguardo in basso, chiaro?" nessuno mi aveva mai fatto un discorso del genere, nessuno mi aveva mai detto di non abbassare lo sguardo... mi limito a sorridere e a guardarlo fisso negli occhi cercando di decifrare quello sguardo, quegli occhi così enigmatici.
"ti va di andare a mangiare qualcosa...?" stacca le sue soffici dita dal mio volto e allontanandosi un poco mi fa cenno con la testa dei molteplici ristoranti e pub...
"perché no" sento il classico suono di spegnimento che ogni congegno riproduce, capisco quindi che quel marchingegno che porta avanti il mio corpo ha finalmente esaurito le batterie.
Ho finalmente spento il cervello.
***
Passiamo così il pomeriggio, chiacchieriamo di tutto, parliamo di ogni genere di argomento: film preferito? Genere di musica? Cantante preferito? Ti piace l'arte? E disegnare? Scommetto che sai anche ballare? E cantare?
Tutto il pomeriggio a liberare la mente, svagare il cervello e svuotarlo da la miriade di preoccupazioni che lo occupano (abusivamente). "E quindi confettino sei un amante dei film romantici...?" mi chiede assumendo un sorriso evidentemente dal carattere bastardo... "si... e smettila di chiamarmi confettino, mi da fastidio!" gracchio io leggermente irritato... "va bene confettino sarà fatto..." ribatte lui sfottendomi sempre di più, mi limito a sbuffare e alzare gli occhi al cielo seccato. Ad un certo punto una suoneria già conosciuta risuona tra di noi, all'instante ci fermiamo e il ragazzo a me vicino risponde velocemente... sul suo volto si dipinge un'espressione di terrore e preoccupazione senza dire niente stacca la chiamate e prima che io possa dire anche solo una parola, interrompe i miei pensieri dicendo...
"Devo andare."
Il suo tono è mutato, da uno tranquillo e sfottente si è trasformato in uno cupo e preoccupato, piatto... e come la volta precedente in macchina, si limita a darmi un bacio sulle labbra e a lanciarmi un'occhiata, comincia a correre e io spaesato lo guardo mentre se ne va...
"Mancava un'ultima domanda... Qual è il tuo nome?"

Euphoria                                                               ~Jikook~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora