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Mi svegliai con un mal di testa assurdo e con una voglia di alzarmi dal letto pari a zero.
Provai a chiamare mia mamma ma non ricevetti risposta allora decisi di scendere di sotto. Notai un altro bigliettino sul tavolo, lo aprii e lo lessi: "Sono alla conferenza sulla salvaguardia ambientale. Torno oggi pomeriggio. Baci, mamma."
Sospirai, ora che non avevo più nessuno con cui parlare non sapevo veramente cosa fare.
Decisi di andare a fare una passeggiata al parco, così mi preparai e uscii di casa.

Camminavo immersa nel verde quando vidi una cosa che non avrei voluto vedere. Finn stava limonando con Iris su una panchina. Una lacrima mi scese lungo la guancia e lo stomaco si strinse dalla gelosia, ma non mi fermai. Arrivai in prossimità di un ruscello, mi sedetti sul ponticello e chiusi gli occhi. Sentivo l'aria fresca sul viso, il rumore dell'acqua e il profumo di fiori, cercai di liberare la mente da ogni brutto pensiero ma non mi fu possibile. Finn rimaneva lì, ancorato nella mia mente e nel mio cuore e per quanto mi sforzassi di mandarlo via, lui non se ne andava.
Ad un tratto qualcuno interruppe i miei pensieri.
-Scusa, non è che posso sedermi qui?-.
Mi girai e vidi Jacob.
-Se proprio devi-.
-Questo in realtà è uno dei miei posti preferiti per ascoltare la musica...ci vengo da sempre- aggiunse lui in tono di scuse.
-Cioè sì che ti puoi sedere è solo che...è una giornata di merda, lascia stare-.
-Vuoi parlarne?-.
-Senti Jacob, non ti offendere, ma se avessi voglia di raccontare a qualcuno cosa è successo tu non saresti di certo il primo a cui mi rivolgerei-.
-Lo so, ho capito. Però so anche che noi due abbiamo iniziato con il piede sbagliato, ricominciamo da capo. Piacere, Jacob- disse lui sedendosi e porgendomi la mano. Io sorrisi e risposi:- Piacere, Sophie-.
-Ottimo, allora che ci fai qui al ruscello?-.
-Nulla, pensavo...tu invece?-.
-Avevo intenzione di suonare ma mi vergogno in pubblico...- e sorrise imbarazzato.
-Mi piacerebbe sentirti...se mi giro?-.
-Possiamo provare-.
Allora mi voltai dall'altra parte e lui cominciò.
Il suono della chitarra mi riportò a quel giorno nell'aula di musica, quel pomeriggio che si era concluso con il bacio che più avevo desiderato. Ogni nota che sentivo mi riportava un po' di più in quel ricordo: le sue mani sottili che pizzicavano le corde, il viso concentrato, i ricci neri che gli ricadevano sugli occhi, quelli che quando incrociavano il mio sguardo mi facevano scendere un brivido lungo tutta la schiena; com'era possibile che fosse tutto sparito, così in un lampo, e che in un certo senso fosse anche colpa mia.
La canzone finì e ritornai a guardarlo.
-Complimenti, sei molto bravo-.
-Grazie- rispose arrossendo poi continuò -Mi farebbe piacere imparare a conoscerti un po' meglio, che ne dici se domani a scuola pranziamo insieme?-.
Ci pensai su un attimo, mi ricordai della lite e delle raccomandazioni di Finn, ma decisi comunque di accettare, cosa mai sarebbe potuto succedere.
-Sì, perché no-.
-Ottimo, allora ci vediamo-.
-Certo-.
Sorrisi e mi incamminai nuovamente verso casa.

Unexpected lover || Finn WolfhardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora