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Mentre camminavamo verso casa di Finn Millie era ancora giù di morale, e avrei scoperto il motivo. Sadie invece era tutta saltellante e in quel caso credevo già di sapere perché.
Suonammo alla porta e ci aprì Gaten.
-Ragazze, entrate!-.
-Dov'è Finn? Sei diventato il suo maggiordomo?- chiese Millie ritornando alla sua solita ironia mentre entravamo.
-Di sopra con Iris, credo abbiano quasi finito- continuò il ragazzo con un tono che lasciava trasparire una certa indifferenza. Il mio stomaco si contorse e il cuore perse un battito. Istintivamente sgranai gli occhi e strinsi i pugni. Mi costrinsi a fare un respiro profondo e a calmarmi altrimenti sarei stata capace di salire al piano di sopra e spalancare la porta, presumendo che l'avessero chiusa. Ma chi voglio prendere in giro, non l'avrei mai fatto, anzi a dirla tutta agli occhi degli altri, eccetto chi sapeva, sarei stata nel più completo torto e sarei risultata una pazza. Mi sedetti sul divano accanto a Sadie che accorgendosi della mia espressione mi sorrise per rassicurarmi e mi prese la mano stringendola.
-Grazie...- dissi spontaneamente sottovoce.
Ritornata alla realtà non potei fare a meno di meravigliarmi di fronte a casa di Finn. Per un motivo o per un'altro non c'ero mai stata e lui non me l'aveva nemmeno descritta. Il salone era molto grande, occupato da due divani e diversi puff sparpagliati nel tappeto davanti alla tv. Il tavolo di vetro era abbastanza spazioso per 8 persone sedute comode, dal lato opposto invece c'era una scala che saliva più o meno a chiocciola al piano superiore.
Finn mi parlava poco e niente della sua vita, una sola volta mi disse che i genitori avevano litigato ma per il resto nulla. La cosa non mi aveva minimamente preoccupata e neanche in quel momento lo faceva. Però io gli avevo raccontato di James che comunque era una parte del mio passato abbastanza complicata, mi avrebbe fatto piacere sapere qualcosa in più su di lui, forse solo come dimostrazione della fiducia che riponeva in me...o probabilmente questa era solo una giustificazione per la mia curiosità?
Wyatt e Jaeden, seduti sui puff, stavano raccontando delle ultime cose successe nella loro classe e stavano facendo ridere tutti. Mi piaceva la leggerezza che si poteva respirare insieme a loro, non l'avrei mai detto prima di trasferirmi ma ero riuscita a trovare persone capaci di mettermi a mio agio, non potevo essere altro che contenta.
In mezzo a tutta questa raffica di pensieri mi scordai completamente di Finn e Iris. Quando i due tornarono al piano di sotto furono accolti da un misto di sentimenti contrastanti. Occhiate preoccupate e comprensive per lui e sguardi carichi d'odio invece rivolti a lei. Mi chiedo come una persona potesse arrivare a tanto. È assurdo approfittare di un reato del genere e ritorcerlo a proprio favore, una mente malata non basterebbe. In aggiunta anche passare il tempo con le stesse persone che avrebbero preferito essere rinchiusi in una cella frigorifera per sempre, piuttosto che stare insieme a lei...Iris mi lasciava sempre di più senza parole. Il mio sguardo era disgustato e purtroppo quando qualcuno mi sta sulle palle é parecchio evidente, o almeno per chi è in sintonia con me. Finn se ne accorse subito, mi guardò e appena i nostri occhi si incrociarono giuro di aver visto i suoi illuminarsi. Mi piaceva pensare di poter essere per quel ragazzo ciò che lui era per me, una sicurezza, una persona che non lo avrebbe mai abbandonato.
-Siete arrivati finalmente- iniziò la ragazza con una voce ancora più acuta del solito -Mamma e papà dovrebbero essere qui tra pochi minuti e avranno un annuncio importante da fare, quindi amore dovrai farli entrare-.
Le mie mani si strinsero sulla pelle del divano e il respiro aumentò di intensità, ci volle tutta la mia forza di volontà per trattenermi dal risponderle. Tenni gli occhi puntati su di lei per tutto il tempo che passò fino all'arrivo dei suoi genitori.
Appena suonarono Finn fece sollevare la ragazza dalle sue gambe e si diresse a passi lenti verso la porta. Non so se avesse un brutto presentimento o semplicemente provasse odio verso tutte le persone di quella famiglia...o entrambi. Sta di fatto che appena i due entrarono mi sembrò di essere stata catapultata in una di quelle immagini delle riviste che ritraevano la famigliola ricca sfondata e con la puzza sotto al naso. I tacchi a spillo della madre riproducevano sul parquet un rumore sordo, accompagnato invece dai passi pesanti del padre. Mi chiesi se si vestissero così elegantemente in tutte le occasioni, e soprattutto mi domandai per quale motivo sembrassero entrambi così giovani. Capii finalmente da chi Iris avesse preso quel suo senso di superiorità e lo sguardo carico di disprezzo.
Si atteggiavano come se dovessero parlare di fronte a un'assemblea o qualcosa di simile e questo mi mise in difficoltà in un certo senso, mi sentivo quasi sotto esame. Ci guardarono tutti uno dopo l'altro e passati pochi minuti, che mi parvero in realtà un'eternità, un'altra persona fece il suo ingresso. Era un omino basso e piuttosto magro. Portava anche lui lo smoking e aveva la barba e i capelli ben ordinati e pettinati.
-Qualcuno ti ha detto di entrare Arthur?- gli chiese il padre con tono decisamente arrogante.
Il piccolo maggiordomo senza scomporsi disse:- No certo signore, ma sua figlia mi raccomandò di sbrigare la faccenda il prima possibile-.
Esitò un attimo prima di rispondere ma Iris lo anticipò.
-Dopotutto papi è stato il mio regalo di Natale, obbedisce a me-.
Due cose mi sconvolsero maggiormente. Primo, come una ragazza potesse rivolgersi in quel modo ai propri genitori, certo io non mi comportavo benissimo con mio babbo ma avevo le mie ragioni. Soprattutto secondo, come si potesse essere così crudeli da regalare una persona per Natale alla propria figlia.
-Certo cara- continuò lui mettendo un braccio intorno alla vita della moglie -Procedi Arthur- concluse ritornando impassibile.
Il maggiordomo aprì una busta che teneva in una tasca interna della giacca e lesse con voce piatta e monocorde:- Egregio signorino Wolfhard...- ci rivolgemmo tutti verso Finn che era teso come una corda di violino -Con la qui presente lettera, siamo lieti di informarla che lei ha ottenuto un colloquio presso i locali dirigenziali della nostra accademia musicale. Vantiamo tra i nostri insegnanti i migliori al mondo in chitarra, pianoforte, canto, violino e armonica. La prepareremo in maniera eccellente con l'obbiettivo di crearle un futuro prospero e degno di nota. La invitiamo caldamente a prendere parte al colloquio che le offriamo, in quanto non si presenterà un'altra occasione. In caso di esito positivo lei diventerà uno studente della scuola in tempo immediato. Non si preoccupi di un eventuale esito negativo, considerando che le sue abilità sono più che soddisfacenti. Partirà al termine di quest'anno scolastico e concluderà l'istruzione superiore presso di noi. Cordiali saluti, il direttore-.
Il maggiordomo ripiegò la lettera, la rimise nella busta e la porse a Finn, che la guardò con mani tremanti.
-Nostra figlia ci ha chiesto di mettere una buona parola per la tua ammissione in questa scuola, sapeva del tuo talento e questo è il massimo che siamo riusciti a fare- proseguì il padre in maniera indifferente. Finn non rispose, continuò a tenere gli occhi bassi sul foglio di carta. La madre sembrava irritata da quel gesto, evidentemente si aspettava una grande riconoscenza.
Con un filo di voce disse:- Non posso mi spiace-. Nella stanza aleggiava una tensione palpabile, i nostri sguardi si spostavano da Finn al padre di Iris, mentre gli occhi del ragazzo rimanevano rivolti verso il pavimento.
-Se si tratta di soldi ti daremo noi l'appoggio necessario, ci trasferiremo a Londra quest'estate, ti offriremo una delle nostre stanze in attesa della tua ammissione-.
-Non è per i soldi- continuò rivolgendo una rapida occhiata al resto della stanza, come per dimostrare a se stesso che i soldi non gli mancassero -Io ecco...preferirei pensarci-.
-Il direttore si aspetta una lettera di risposta al termine dell'anno scolastico. Ti invito a rifletterci bene-.
Detto questo sia lui che la moglie se ne andarono seguiti dal maggiordomo. Iris disse qualcosa all'orecchio di Finn e dopo averlo baciato appassionatamente raggiunse i genitori.
Rimanemmo tutti in silenzio, nessuno sapeva cosa dire o fare, a rompere il ghiaccio fu Millie.
-Finn...- disse triste -Ci andrai?-.
-È il mio sogno da sempre, e quella puttana lo sapeva. Mio padre ruppe definitivamente i rapporti con il direttore per via del lavoro e quindi per me le porte erano definitivamente chiuse-.
-Devi andarci- sussurrai stringendo le mani tra di loro per nascondere il tremore e guardandolo negli occhi - É un'occasione unica. Ti daranno un'istruzione completa e contemporaneamente farai quello che ami di più, suonare-.
-E lasciare tutti voi?-.
-Manca solo un anno di scuola, che tu lo trascorra là o qui non fa molta differenza, poi ti verremo a trovare- continuò Jack.
-Saremo lì da te a ogni giorno di vacanza- disse Caleb senza riuscire a nascondere un velo di tristezza nel suo tono di voce.
-Esatto, non sarà così terribile, poi Londra è bella, ci offri anche la possibilità di fare un viaggio- concluse Wyatt con una risata abbastanza forzata.
Finn non disse nulla e venne verso di me. Si accovacciò così da guardarmi in faccia e mi sollevò il viso con un dito.
-Soph, se tu vuoi che ci vada ci andrò, ma devi essere sincera al 100%-.
Una parte di me sapeva che lui sarebbe dovuto partire, ma un'altra non voleva che accettasse. Cercai di mascherare le mie emozioni contrastanti e gli sorrisi, prendendogli la mano.
-Finn, io voglio che tu ci vada. È il tuo sogno e si potrebbe finalmente realizzare, io ci sarò sempre per te, che tu sia qui o a Londra l'amore che provo sarà sempre lo stesso-.
Non rispose e mi baciò. Mi fece alzare e mi strinse ancora più vicino a sè. Una lacrima scese lungo la mia guancia e si mischiò a una che rigò la sua.
-Ti amo- sussurrò ancora sulle mie labbra.
-Ti amo anch'io-.

Ci risedemmo sul divano e Finn continuò a tenermi per mano.
-C'è una cosa che però mi puzza- iniziò Noah - La tua cara fidanzata si sta per trasferire a Londra e guarda caso spunta fuori con la lettera-.
-Non è strano Noah, sa che non provo più nulla per lei, non vuole lasciarmi qui, e per giunta da solo con Soph-.
-Che abbia pagato l'ammissione questo è ovvio...non che tu non la meritassi- si affrettò ad aggiungere Jack, rassicurato da Finn che annuì facendo un cenno con la testa -Però lei ti ha in un pugno di ferro, non ha bisogno di arrivare a tanto-.
-Non è sicura che nel caso la tradissi qualcuno glielo verrebbe a dire. La quantità di persone che si è inimicata in questa città è enorme, comprese le sue "amiche", farebbero di tutto per togliersela dai piedi. Portandomi a Londra e inevitabilmente entrando nella cerchia di persone che conoscerò, continuerà a tenermi all'angolo, esattamente come fa qui. Le basto io, da quando si trasferirà Caleb e Jacob non saranno più un suo problema-.
Il ragionamento aveva senso, per questo ero ancora più preoccupata, poi però Finn riprese:- A lei non fregherà più niente di tenere sotto controllo Jacob ma a me sì, se si avvicina a chiunque tra voi dovete dirmelo, io posso contare su qualcosa che lei non ha, gli amici-.
Annuimmo tutti e lo abbracciammo. Io, Sadie e Millie piangevamo e avrei giurato di vedere qualche lacrima anche sui visi dei ragazzi.
-Puoi contare su di noi, tu fai attenzione, vivrai con loro per un po' non fare stronzate- si raccomandò Jaeden.
In estate avrei dovuto salutare Finn, per la seconda volta mi è stata tolta la mia cosa eccezionale, a differenza di James però lui lo era veramente.

Unexpected lover || Finn WolfhardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora