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Una luce mattutina attraversò la mia stanza, svegliandomi dolcemente.
Aprii gli occhi e sorrisi, scostai le coperte con le gambe in un attimo e mi stiracchiai.
Una volta alzata dal letto vidi il mio riflesso allo specchio della camera.
I capelli neri e mossi erano rimasti legati dall'altra sera, mentre gli occhi azzurri erano leggermente spalancati.
Mi lavai i denti e andai a prepararmi una spremuta d'arancia.
Ero ancora in pigiama, appena afferrai il frutto udii un suono soave.
Una voce delicata.
Mi affrettai ad avanzare verso la finestra, ma appena mi sporsi non vidi nessuno.
Delusa ritornai alla mia spremuta, ma di nuovo udii quel canto.
Corsi verso la finestra e non vidi nessuno.
Irritata decisi di rimanere lì, in attesa.
Per la terza volta quella voce riecheggiò nella stanza.
Così uscii per seguire quella voce, ma una volta fuori casa vidi soltanto una luce.
Quella luce.
Conduceva sempre verso sinistra.
Ero combattuta.
La curiosità cresceva in me, ma non volevo dargli retta.
Rientrai in casa, ma il canto si fece più forte.
Mi rimbombava nella testa.
Non capivo cosa mi stesse succedendo.
Il volume aumentava sempre di più, così d'istinto uscii e seguii la luce.
Arrivai al labirinto.
La voce adesso era poco più di un sussurro.
Tentai quindi di andarmene, ma ad ogni passo che facevo lontano dal giardino il suono aumentava.
Perciò sospirai, pensando che per liberarmene avrei dovuto seguire la luce.
So che era insensata come scusa, ma era l'unica visibilmente plausibile.
Inoltre da anni volevo entrare in quel labirinto.
Avevo quasi diciott'anni, insomma.
Sapevo scegliere per me.
Non ero una sciocca, avrei seguito la scia di luce per tornare indietro.
Pensai di prendere del pane, per lasciare delle tracce come Hansel e Gretel, eppure non potei.
Se fossi tornata indietro la voce mi avrebbe stordita.
Così mettendo da parte ogni allarme entrai.
Mi accorsi che degli uccellini mi seguivano, esattamente come il giorno prima.
Di nuovo sentii quella sensazione di gioia, mischiata però al senso di colpa.
Imboccai una stradina laterale, poi proseguii dritto, dopodiché svoltai a destra.
Seguivo quella luce sempre più velocemente, d'improvviso volevo soltanto andarmene.
Mi accorsi di aver iniziato a correre e quando mi fermai avevo le gambe stanche.
Non sapevo quanto tempo fosse passato, quanta strada avessi percorso.
Mi voltai e la luce di prima ancora c'era: era il momento di tornare a casa.
Come se lo avessi detto ad alta voce, di colpo la luce sparì.
Sentii il panico farsi spazio dentro di me.
Mia madre aveva ragione.
Iniziai a correre indietro, tentando di ripercorrere i passi.
Dovevo andare a destra.
No, a sinistra.
Ehm... Di nuovo a destra??
Non sapevo che strada stessi prendendo, il labirinto sembrava non finire mai.
Però, proprio mentre le lacrime intimavano di uscire, vidi un'uscita.
Sorrisi piena di sollievo e corsi più forte di prima, contenta di ritornare a casa.
Uscita dal giardino, notai che non era l'uscita giusta.
Davanti a me c'era un enorme castello, da cui mi divideva un grande lago.
Era bellissimo.
Desiderai andarci, ma dovevo rientrare a casa.
Mi voltai perciò, ma il labirinto non c'era più.
Mi circondava solo una foresta piena di alberi e fiori.
Eppure non mi ero mossa di un centimetro.
Non riuscivo a capire cosa stesse succedendo, desiderai di essere in un brutto sogno da cui presto mi sarei svegliata.
Mi diedi un pizzicotto e ahi!
No, non stavo sognando.
Scontenta esaminai ciò che avrei potuto fare a quel punto.
Volevo ragionare a mente fredda, ma come se già il modo in cui mi ero persa non aveva una risposta plausibile?
Decisi che l'unica cosa sana da fare, sarebbe stata arrivare a quel castello, in modo da vedere se c'era anima viva.
In fondo che altro avevo da perdere?
Stavolta però, non volevo perdermi, così mi soffermai innanzitutto a vedere se c'era un ponte per arrivare all'altra riva.
Purtroppo non c'era.
Sbuffai.
Avrei dovuto attraversare a nuoto.
Mi tolsi le scarpe e decisa, mi tuffai.
L'acqua cristallina era tiepida, piacevole vista l'improvvisa alta temperatura.
Insolito per essere autunno, ma in quel momento non mi lamentai.
Iniziai a nuotare e mi sentii sempre più leggera in quell'acqua.
Il tragitto sembrava più lungo di quanto realmente constatai che fosse;
Infatti in poco tempo ero già a metà strada.
Continuai ad avanzare vedendo un barlume di speranza di tornare a casa, ma proprio in quel momento qualcosa mi afferrò la caviglia.
Trattenni a stento il respiro mentre qualcosa di simile a una mano mi trascinava giù.
Scalciai per liberarmi con scarsi risultati.
Tentai di vedere cos'era, ma non feci in tempo che sentii mancarmi il respiro.

...

Osservai il mio riflesso pulito allo specchio, mentre mia madre mi spazzolava i capelli.
Stava per partire, perciò tentai di godermi quegli ultimi istanti con lei.
<< Figlia mia, ricordati di stare lontana dal giardino segreto >>.
Io aggrottai la fronte scontenta.
<< Non ci tornerò mai più, l'ultima volta mi sono persa >>.
Non ricordavo però, come fossi tornata indietro.
Ricordavo soltanto un castello, ed una foresta.
Un lago limpido e cristallino.
Ricordavo la sensazione del corpo in quell'acqua e poi una mano che di colpo mi trascinava giù.

<< Ah! >> Urlai svegliandomi.
<< Si è rianimata sire >> sentii una voce vicino a me.
<< Taci Shelby, non vedi che è ancora confusa? >>.
Davanti a me due occhi verde smeraldo mi apparvero.
Sembravano preoccupati.
<< Sire, io non penso che la fanciulla stia bene >>.
<< Ti ho detto di tacere >>.
Sbattei le palpebre e mi guardai intorno confusa.
Mi trovavo in un'ampia sala le cui pareti erano occupate da quadri di vario tipo.
Difronte a me vidi il volto di un uomo.
Un uomo giovane... Non avrà avuto più di ventidue anni.
Il cuore prese a battermi prima che potessi chiedermi se mi volesse fare del male.
Aveva i capelli dorati, la fronte aggrottata, i delineamenti del viso... bellissimi, sembravano scolpiti.
Allungai una mano verso la sua guancia e la accarezzai.
<< Signorina, si sente bene? >> Alzai lo sguardo risvegliandomi dalla trance.
Ritirai di colpo la mano come scottata e tentai di alzarmi, senza riuscirci visto che mi arrivarono delle fitte alla testa.
Le gambe cedettero ma non caddi con il sedere a terra, perché l'uomo misterioso mi afferrò la vita sorreggendomi.
<< Scusi... Io... Chi siete? Dove mi trovo? >> Riuscii a trovare l'equilibrio.
<< Siete svenuta >>.
Mi voltai e vidi un nano che mi fissava anche lui preoccupato.
Non era un semplice nano... La sua pelle era blu.
<< Avete avuto una gran fortuna ad esser stata trovata dal principe>> disse con una vocina stridula ma dolce.
Principe? Notai che dietro di lui c'era un trono.
Girai la testa di scatto e riguardai l'uomo davanti a me.
Mi superava di qualche centimetro ed era vestito in modo molto elegante.
Portava persino un mantello.
<< Sentite, io non so come mai sono qui, ricordo solo che una specie di mano mi ha afferrata in quel lago... >>.
<< Nel Twins. >>.
<< Come scusi? >>.
<< Il Twins, è il lago in cui sei stata catturata dalla sirena >> mi spiegò quell'uomo... Principe.
<< Vorrebbe ripetere? >>.
<< Senti, non so cosa ci fai qui.
Sei molto distante dal territorio delle fate, ma attraversare il Twins a nuoto... Dovevi sapere che avresti potuto perdere le ali >>.
<< Ali? >> Lui sospirò dispiaciuto.
<< Vieni con me >> l'uomo misterioso mi condusse ad uno specchio vicino al trono.
Mi specchiai e... << Cosa? Cosa dovrei guardare? >>.
<< Non siete sconvolta dalla mancanza delle ali?! >> Urlò l'esserino blu.
<< Quali ali... Ma poi voi chi siete?! >>.
<< Io - disse l'uomo - sono il tuo principe.
Strano che tu non abbia ancora ripreso del tutto coscienza.
Mi chiamo Andres, ricordi? >> Mi passò due dita davanti agli occhi come per accertarsi che ci vedessi.
<< E lui è Shelby, il mio assistente >> l'esserino mi salutò entusiasta.
<< Scusate, io mi sono solo persa >> ammisi abbassando lo sguardo.
<< Non sapevo esistesse un castello, ne tanto meno un principe. Ma credetemi, non era mia intenzione disturbarvi.
Ho semplicemente seguito il labirinto e... >>.
<< Il labirinto? >> Mi interruppe il principe... Andres.
<< Quale labirinto? Non dirai quello segreto, inaccessibile... >> Enfatizzò Shelby.
<< Si... Il labirinto segreto. Lo conoscete? >> Chiesi speranzosa di ritornare a casa.
<< Certo... Ma non è accessibile al mondo delle fate >>.
Fate? Perché pensava fossi una fata?
<< Sire, io non sono una fata >>.
Seguí un momento di silenzio.
Poi entrambi scoppiarono a ridere.
<< Non sto scherzando, sono un'umana come lei, Andres >> di colpo si zittirono.
<< Qual'è il tuo nome? >> Mi chiese il re, in un modo così intimo, come se ci conoscessimo da sempre.
<< Arinda >>.
Mi si avvicinò squadrandomi, mi annusò.
Io trattenni il respiro.
<< Umana... Qui, nel mio regno.
Com'è possibile che non me ne sia accorto prima >>.
Improvvisamente ogni dolcezza ci fosse mai stata nel suo tono precedente, era sparita.
<< Hai sentito Shulby? Un'umana... E sappiamo entrambi come darle il benvenuto no? >>.

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